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Pubble: schiettezza e preparazione per essere una spina nel fianco della politica

11 maggio 2024 - 09:18

Paola Ceccantoni, in arte Pubble, racconta il suo progetto di analisi e critica dei crescenti conflitti internazionali, e sottolinea l'inutilità del proibizionismo, anche in materia di gioco.

Scritto da Amr
Pubble - Paola Ceccantoni.png

Schiettezza a preparazione. Qualità rare e necessarie in un periodo storico purtroppo scandito da conflitti e problematiche transnazionali e che richiedono comprensione e analisi. Queste le qualità, questi gli obiettivi di Paola Ceccantoni, conosciuta al vasto pubblico come Pubble, il progetto di satira e di informazione e critica politica che porta avanti sui canali social. La incontriamo a Terni, in occasione del conferimento del Premio San Valentino per la Comunicazione 2024 che ha concluso il Valentine Fest.

Da dove nasce il tuo progetto Pubble e quanto è stato facile, o difficile, realizzarlo e affermarsi?

“Nasce in realtà per gioco, senza alcun tipo di ambizione. Nasce dalle conversazioni private che facevamo a casa io e il mio compagno Giuseppe (Fiorenza Ndr) e dall'esigenza di dire quello che pensiamo. All'inizio non aveva alcun tipo di pretesa se non di essere un gioco tra di noi, visto che lui ha frequentato una scuola di fumetto e quindi conosceva benissimo il disegno, mentre io di satira politica mi intendevo. Avevamo iniziato facendo delle vignette un po' per scherzare tra di noi, poi abbiamo iniziato a vedere che la gente ci voleva bene, ci credeva, ci attribuiva una responsabilità e il nostro progetto strada facendo si è così responsabilizzato.”

Nei tuoi video, sempre legati alla stretta attualità, sei sempre molto precisa e documentata. Quali sono i tuoi principali canali di informazione?

“Chiaramente la maggior parte delle informazioni sono tutte comodamente reperibili anche su internet. Oltre a una formazione storica, visto che io sono anche archeologa e storica quindi un'infarinatura degli argomenti storici ce l'ho, vado a riprendere i documenti in mio possesso. Soprattutto, essendosi basato ultimamente il mio lavoro soprattutto sulla confutazione delle testate giornalistiche, in realtà è estremamente facile partire da una di esse, fiutare in qualche modo una notizia che non suona propriamente bene e andare a cercare altro, in particolare tramite la comparazione con altre testate straniere. Da lì si riesce a risalire a una serie di rapporti che non coincidono esattamente con quello che viene poi raccontato qua. Poi ci si perde un po' nella ricerca, dunque sono importanti le parole chiave, cose che ti fanno suonare il campanello di allarme mentre sei in fase di lettura, fonti che magari sono citate anche da altri creativi di contenuti, non c'è una direzione unica.”

A causa, ma forse grazie alle tue posizioni, attiri molti consensi ma anche molte critiche. Cosa vorresti dire a chi ti sostiene e chi invece ti denigra?

“Ai lover voglio dire come sempre 'grazie dell'affetto' perchè è grazie a loro che il progetto va avanti. Alle persone che mi seguono dico sempre che stiamo costruendo delle cose assieme, il progetto Pubble non è senza di loro, ma tutti assieme spingiamo delle idee e delle opinioni. Agli hater in realtà mi sentirei di dire la stessa identica cosa perchè, se vogliamo dirla tutta, il progetto ha cominciato a essere notato soprattutto grazie a loro. Quanto noi siamo partiti, allora con le vignette di satira, i primi che venivano sulla pagina era proprio per insultarci. Quindi grazie a tutti!”

Ti è mai capitato di occuparti di gioco in denaro, un tema su cui l'opinione pubblica e la politica soprattutto qualche tempo fa erano molto attente e in un'ottica di proibizionismo?
“Il proibizionismo solitamente non è mai la soluzione, nel senso che una cosa più la proibisci più ottieni l'effetto esattamente opposto. Questo tema dovrebbe essere affrontato in una maniera seria, dando gli strumenti alle persone di capire quando il gioco è un mero divertimento e quando diventa una dipendenza vera e propria.”

Infine, non ti chiedo di che schieramento politico sei, piuttosto: prenderesti in considerazione l'idea di candidarti a una qualsiasi elezione?

“Io credo che la politica sia una cosa seria e che dunque andrebbe, anzi va fatta da persone serie. Certo, con i parametri che abbiamo adesso, chiunque potrebbe lanciarcisi  tranquillamente! Io ho un enorme rispetto per il mio ideale di quello che dovrebbe essere la politica, e che non corrisponde a quella attuale, e non ho assolutamente intenzione di candidarmi. Innanzitutto perché non ho gli strumenti politici: non sono mai stata militante in nessun partito e dunque non saprei neanche come intraprendere un percorso del genere. Poi, io mi diverto proprio a essere, non il cane da guardia della politica, ma quella che, si spera, in futuro i politici tremeranno quando gli farò un video contro. Voglio essere la spina nel fianco, perché voglio dare alla gente uno strumento per valutare la politica, non diventare io strumento della politica per incidere sulla gente. Siamo stati avvicinati praticamente da tutti i partiti, ma abbiamo sempre rifiutato e poi ce li siamo trovati tutti contro. Io più sono antipatica alla politica e meglio sto facendo il mio lavoro.”

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