Con le squadre di club Katrin Ress ha vinto tantissimo: ha giocato negli Stati Uniti nel Mount de Chantal nel 2002-03 e dal 2003 nel Boston College (al primo anno vittoria della Big East Conference e accesso alla Sweet Sixteen). Nell’estate 2007 è stata scelta dal Draft Wnba da Minnesota. Per tre anni è tornata allo Schio, con cui ha vinto scudetto (2008), Coppa Italia (2010) ed EuroCup (2008). Dopo un anno al Gran Canaria, ha giocato a Faenza e Lucca. Dal 2013 è tornata nuovamente a Schio e ha vinto cinque scudetti e cinque edizioni della Coppa Italia. Meno fortunata la parentesi in Nazionale di basket femminile, con la quale ha partecipato all’Europeo di Chieti (2007), a quello in Lettonia (2009, sesto posto) a quello in Francia (2013, ottavo posto) e all'EuroBasket Women 2015 in Romania, anche se è stato comunque un cammino invidiabile. Ma abbiamo chiesto a lei di decidere.
Kathrin, qual è stato il momento, o la vittoria, che ricorda con maggior piacere?
“Sicuramente gli scudetti sono sempre da menzionare, soprattutto il primo. Ma avendo avuto la fortuna di giocare in America, quella che sento più mia e che mi riempie sempre di soddisfazione, è la vittoria di Conference. Io giocavo con il Boston College e di quell’esperienza ricordo con piacere non tanto la finale, che poi abbiamo vinto facilmente, quanto invece la semifinale, giocata e vinta contro il Connecticut, il team storico di Diana Taurasi. Aver vinto contro di loro ci ha portato con l’adrenalina a mille in finale, per questo penso sia stata questa partita il momento più alto della mia carriera.”
E dell’esperienza in Nazionale cosa le rimane?
“La mia carriera in Nazionale è stata lunga, fin dalle giovanili, ho partecipato a tanti campionati europei, ma non ho mai potuto vincere qualcosa di significativo. Quando la nazionale ha vinto, ai Giochi del Mediterraneo o alle Universiadi, io purtroppo ero fuori a causa di infortuni, e non ho mai potuto partecipare a quei momenti lì. Ma ora, con un altro ruolo… chissà.”
Uno sport come il basket quanto ha influito sulla sua vita personale e professionale?
“Mi ha sicuramente aperto la porta a valide esperienze di squadra e di gruppo anche in ambito lavorativo. L’esperienza sportiva, poi, mi ha portato a essere insegnante, anche non avendo tutti gli studi che solitamente sono richiesti per intraprendere questa professione. La mia idea era sempre stata quella di lavorare con i giovani, soprattutto con i bambini. Ora mi ritrovo a lavorare in una scuola superiore, e noto che anche con i ragazzi si crea un po’ quel rapporto di squadra.”
Avendo molto a che fare con i ragazzi, cosa pensa dei videogame, uno dei passatempi per eccellenza delle nuove generazioni?
“Ricordo che da ragazza avevo anche io la Wii, ma non mi ha mai preso a tal punto da diventare una parte della mia routine quotidiana. Certo, c’era il momento in cui arrivava il gioco nuovo, e ricordo ad esempio con piacere le avventure di Zelda, che c’erano ai miei tempi. Penso che l’esperienza con i videogiochi sia più viva adesso di quando giocavo io, avendo in casa un dodicenne preso da Brawl Stars, ma anche a scuola, sentendo i discorsi dei miei alunni.”
Il videogame, in ambito sportivo, si coniuga negli esports. Ha esperienza in proposito, o che idea si è fatta di questo tipo di competizioni?
“Non conosco bene questa realtà, sarà per questo che un po’ mi spaventa. Sicuramente non è la stessa cosa del praticare sport fisicamente, e mi chiedo dove sia il giusto limite. Forse basterebbe chiamarli diversamente, quindi togliere il riferimento allo sport: perché anche come si definisce una cosa rende molto l’idea della cosa stessa, soprattutto quando si ha a che fare con i giovani.”
Oggi lei insegna ma mantiene ancora un ruolo importante nel mondo del basket: per questo parlando della Nazionale ha detto quel “chissà”?
“Sì, sono ancora attiva come team manager della Nazionale A, ora avremo la finestra per la qualificazione per l’Europeo 2025, che si terrà a Bologna. Diciamo che non ho ancora mollato del tutto il mondo sportivo, anzi, mi tengo ancora ancorata alla pallacanestro. E vedremo, appunto, se non da giocatrice ma in un ruolo diverso, riuscirò anche a togliermi la soddisfazione di vincere qualcosa pure con la Nazionale.”