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Pecile (ex cestista): 'Amo il basket in tutte le sue forme, anche l'etalbasket è passione'

22 giugno 2024 - 01:17

Andrea Pecile, ex cestista e ora dirigente sportivo, racconta l’importanza della sua esperienza nello sport e spiega l’affinità che vede con gli esport.

Scritto da Daniele Duso

Quel pomeriggio del 3 luglio 2005, ad Almeria, l’Italia del basket stava perdendo. Si giocava la finale del torneo di pallacanestro maschile ai XV Giochi del Mediterraneo, ospitati dalla Spagna. Negli ultimi secondi della partita, con la Grecia in vantaggio per 86 a 84, la palla a spicchi arriva a Andrea Pecile, che corre in avanti per un ultimo, disperato, attacco. Dopo un rapido scambio con i compagni Pecile si trova libero, una frazione di secondo, un attimo, che gli basta per far partire il tiro, e scrivere la storia. Tre punti! E medaglia d'oro per l’Italia.

Andrea, quel tiro da tre ha quasi vent’anni, cosa significa ancora oggi per te?

“Quel tiro da tre è sicuramente uno dei momenti più felici della mia carriera. Trovarsi nella situazione di giocare per l’Italia, in un momento in cui sei sotto di due e segni il canestro che vale la medaglia d’oro… Per me è stato stupendo farmi trovar pronto e segnare quel tiro. Lo racconto molto spesso quando, a maggior ragione ora che sono anche mentore Fiba, e posso portare la mia testimonianza ai ragazzini e ai settori giovanili.”

Cosa ha rappresentato per te lo sport, senza il basket pensi che saresti la persona che sei? 

“Il basket è sempre stato un grandissimo divertimento, ho ricordi bellissimi anche di fantastiche amicizie. Per me è un’ossessione costante, un divertimento, mai stato un sacrificio. E il basket mi ha insegnato tante cose: a controllare la competizione, sia nelle vittorie che nelle sconfitte. Sicuramente non sarei la persona che sono senza il basket, ma direi in generale senza lo sport.” 

Sei tra i principali sostenitori per l'esperienza dell’etalbasket, la Nazionale esport della Federazione italiana pallacanestro. Cosa pensi di questa iniziativa, può servire per avvicinare i giovani allo sport tradizionale, oppure è un'attività a sé stante che deve svilupparsi in modo indipendente? 

“Sono così innamorato dal basket che per me anche etalbasket, come anche basket giovanile, femminile, basket in carrozzina, sono tutti modi di appassionarsi al gioco e di conoscere e scoprire un gioco che ti può dare tantissimo, come possono fare anche solo due tiri spensierati con gli amici. Quindi anche nell’etalbasket io lo vedo sempre un’esperienza inclusiva, che coinvolge tutti gli aspetti della pallacanestro reale.”

Pensi che l’esperienza della Fip (Federazione italiana pallacanestro) con il basket virtuale possa avere un futuro e che magari possa far da scuola per altre federazioni sportive?

“Mi auguro che altre federazioni prendano spunto da quanto fatto dalla Fip. Credo siano tutte occasioni di crescita, occasioni in cui ci si modernizza. Personalmente sono sempre stato molto curioso sulle tecnologie che avevo a disposizione, e vuoi per intuizione, vuoi un po’ per pazzia, credo negli esport e penso che quello che stiamo percorrendo sia il percorso giusto. Mi sembra veramente molto lodevole che una federazione come la Fip sia scesa in pista per prima per promuovere gli esport.”

Da appassionato di videogiochi quali sono i tuoi titoli preferiti?

“Oltre a Nba 2K direi subito Fortnite e God of War. Ma rimangono nella leggenda quelli che ho platinato, come Batman, che ho amato alla follia, e tutta la serie degli Uncharted. Poi farei un menzione speciale per la Nintendo: il mio gioco preferito in assoluto è Zelda, l’intera saga; mi ricordo che facevo le mappe a mano del primo Zelda, con il Nintendo a 8 bit, per ricordarmi dove andare.”

Dovessi raccontarci una chicca legata alla tua passione per i videogame, cosa sceglieresti? 

“Sicuramente il fatto che sono arrivato tra i primi 500 al mondo a Guitar Hero, ma anche l’esperienza con un Pes, mi pare il 2005-2006, il primo che consentiva di cambiare la faccia, dove ho creato Mark Lenders, il famoso personaggio di Holly e Benji, e con lui sono riuscito a fare più di 1200 gol vincendo il triplete in tutti i campionati principali oltre a tre Coppe del mondo con il Giappone.”

Il realismo nei videogame ha raggiunto quote impressionanti, a che livello è arrivato il basket nei videogiochi?

“La parte grafica oggi è davvero pazzesca. Per quanto riguarda il gioco, invece, la cosa che si sta più avvicinando al basket reale, per me, sono i comandi vocali, poi gli aiuti, i comandi del pick and roll, i contropiede… è veramente un’esperienza che si avvicina molto a quello che si fa sul parquet. Anche nel basket reale ci si allena tantissimo sulla comunicazione, sul come e quando dare i giusti comandi ai nostri compagni per fargli sapere che siamo pronti ad aiutare in difesa, a scalare o a recuperare. Ecco, questa è una parte nella quale il gioco, nel tempo, è migliorato e si sta sviluppando tantissimo in direzione dello sport reale.”

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