Poker, calcio, Ucraina e solidarietà: Marcucci ospita i profughi in un hotel a Bergamo
Poker, calcio, Ucraina e solidarietà: il player e imprenditore Marcucci ospita i profughi in un hotel a Bergamo.
Poker, calcio, Italia, Ucraina e solidarietà. Questo è il bel corridoio umanitario che si è creato a Bergamo, all’albergo La Muratella di Cologno. Lì c’è Gianluca Marcucci, imprenditore romano e poker player che ogni tanto torna a calcare palcoscenici di gioco molto importanti come le ultime Wsop di Las Vegas. E dopo il Covid Hotel ora le sue strutture le mette a disposizione per quest’altra emergenza umanitaria.
Ma in mezzo c’è anche il calciatore dell’Atalanta, Ruslan Malinovskyi che ha da subito lavorato insieme alla moglie Roksana per favorire l’accoglienza dei suoi connazionali in fuga dalla guerra mossa dalla Russia di Putin col timore di finire sotto il suo tremendo regime.
“La nostra idea, il nostro sogno è quello di fornire un’accoglienza completa per tutti, specie per i ragazzi. Vorremmo togliere dalla loro testa la guerra per il periodo che sarà necessario e cercare di fargli vivere una vita più normale possibile”, ha spiegato Gianluca Marcucci.
Un progetto che è diventato sempre più forte col passare dei giorni: “All’inizio avevamo solo 5 camere a disposizione, era quello che potevamo offrire - spiega Marcucci - poi il fondo proprietario della struttura coinvolto da noi ha deciso di investire risorse importanti da qui fino a fine anno per 35 camere. Adesso riusciremo a fare quello che vogliamo fare e con maggiore tranquillità. Vogliamo farli sentire a casa, perché quello è il nostro lavoro, far sentire a casa i nostri ospiti”.
Non solo vitto e alloggio: “Pensiamo di far vivere bene i nostri ospiti non con il minimo indispensabile ma con iniziative, assistenza scolastica e sportiva - prosegue Marcucci - la struttura è anche molto bella, un parco di 40mila metri quadrati, i padiglioni e tanti altri plus. Seguiremo i protocolli stilati dall’Ats e anche a livello di sicurezza abbiamo capito che i profughi sono tutti vaccinati a parte i ragazzi che non avevano l’obbligo nel loro paese”.
Protagonista anche Malinovskyi. Fin dai primi giorni successivi all’invasione russa il calciatore dell’Atalanta e la moglie si sono attivati per gli aiuti al loro Paese. Hanno collaborato alla raccolta di fondi e materiale e hanno inviato grosse somme di denaro. Il giocatore ha cercato di capire come collaborare all’accoglienza e quando ha saputo che nel piano di ospitalità era incluso l’albergo di Cologno si è offerto di partecipare alle spese. Calcolate su un lungo periodo si sono però dimostrate difficili da affrontare anche per lui. Ma non si è arreso. Malinovskyi ha messo al lavoro il suo procuratore, che ha mosso i suoi contatti per trovare persone da aiutare e ha trovato quattro ragazzi dello Shakhtar, le loro madri e sorelle. È così che, grazie al canale creato dal procuratore, a Cologno sono arrivati quattro donne e otto fra ragazzi e ragazze.
I rifugiati vengono da Odessa, Mukachevo e Kharkiv. Parlano inglese solo due dei giovani calciatori e una delle mamme, che l’inglese lo insegnava. I compagni di squadra dei rifugiati a Bergamo sono sparsi fra Ungheria, Polonia e Croazia. Uno di loro era anche nella Nazionale Under 18, stavano preparando una partita, ora non c’è più niente.