skin

E se tornasse lo Shark Bay? Il primo torneo low-buyin giocato in un casinò europeo nel 2008

13 maggio 2021 - 17:05

Compaiono tanti squali in giro per i social, e se tornasse lo Shark Bay? Il primo torneo low-buyin giocato in un casinò europeo nel 2008.

Scritto da Cesare Antonini

Da diversi giorni, e in maniera più fitta nelle scorse ore, sono comparse diverse emoticon sui profili di molti poker players raffiguranti squali. Non ci sono maggiori info e, per questo, ci siamo messi alla ricerca di qualche connessione e subito c’è venuto in mente un format che, però, è fermo da tempo, lo Shark Bay che si è giocato per tantissimi anni al Perla Resort di Nova Gorica e che fece la storia del live italiano essendo l’apripista dei tornei low buy in e decisamente “low” visto che il primissimo buy in era di 330 euro in un momento in cui le entries costavano dai 550 euro ma soprattutto fino ai 2.200 euro e per scendere ai 1.100 o ai 660 euro. Per non parlare degli Ept giocati abitualmente a 5mila euro. Era il 2008 quando, un giorno di agosto, nacque questo evento che divenne poi di casa al Perla e che intraprese una strada che il poker, poi, avrebbe imboccato solo qualche anno dopo riducendo sensibilmente l’ABI del gioco dal vivo.
“Nasce un torneo fatto per riunire tutti quei rounders desiderosi di giocare un evento in cui i livelli, lo stack, i blind e l’organizzazione, permettano di mettere alla prova seriamente il tasso tecnico e il livello di tutti senza per questo dover investire cifre consistenti”, raccontavano i primissimi organizzatori.
L’evento prese il nome di Shark Bay, la baia degli squali, appunto, “con un buy-in popolare (una delle prime volte che si sentì questo termine, Ndr) da 300+30, impreziosito da livelli di 40 minuti, uno stack di partenza di 15.000 fiches, una struttura ricalcante quella dei Main-event da 1000 euro (altro richiamo a quello che dicevamo prima, Ndr) e una location tra le più prestigiose in Europa.

E i primi riscontri furono ottimi, da come scrivevano gli organizzatori nei pezzi dell’epoca: “Il gradimento ottenuto da questo torneo è certamente dovuto a tutto questo insieme di fattori; la filosofia di base è quella di ridare dignità a un torneo con un buy-in “popolare” ( sempre bistrattato dalle altre organizzazioni che lo piazzano in giorni feriali quando la gente normale lavora…), con stack esigui (5000/ 7000 chips), livelli corti (20/30 minuti) e blind assassini che rendono quei tornei delle vere e proprie lotterie”.
Concetti che in quegli anni iniziavano a farsi strada: “Inoltre viene tenuto in considerazione il carattere “sportivo” e aggregativo di questa disciplina offrendo situazioni e servizi che non solo permettano ai rounder di passare un indimenticabile week-end e di stringere nuove amicizie ma che consentano anche di venire accompagnati da amici o compagne, sicuri di regalare loro una piacevolissima mini vacanza”.

Il percorso delle strutture, poi, fece un’inversione a “U” fino ad arrivare a tornei oggi con buy in accessibili e strutture giocabilissime.
Furono tanti i vincitori di un format che ad un certo momento finì di offrire poker dopo essersi anche tramutato nel Re Mida Deep Challenge altro ottimo format. A portare a casa ottimi premi in quegli anni e a sedere ai tavoli dello Shark Bay furono Matteo Sbrana, Federico Petruzzelli, Juri Nanoniello, Roberto Renna, Mauro Ghisoni, Roberto Pompei, Daniele Guidetti, Massimo Pezzi, Nicola Cappellesso ai primi eventi, Giorgio Calligaris, Fabio Mauro, Cristian Caliumi mentre uno degli ultimi “squali” fu Luigi Castelli con Roberto Roberti runner up sempre in grande spolvero per tanti anni in questo format. A dicembre 2014 vinse anche Alessandro Meoni, poi anche Mauro Sussan, Mauro Bressan, Michele Limongi, Alex Longobardi e tanti altri ancora.
Che significato avranno questi squali? Forse qualche notizia potrebbe arrivare a breve.

Articoli correlati