Fagioli e scommesse illecite: la difesa punta sulla ludopatia ‘grazie’ al poker
L'inchiesta della Procura di Torino si allarga e intanto il calciatore bianconero con i suoi avvocati punta sulla ludopatia per alleviare la pena.
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La difesa di Nicolò Fagioli punta sulla ludopatia per “salvare” il calciatore della Juventus dalle importanti accuse su ingenti puntate su siti di scommesse illegali. E spuntano, secondo le testimonianze tutte da verificare raccolte dal Corriere della Sera, delle partite a poker giocate durante le giovanili.
Questa l’ultima informazione data in pasto ai media sul caso che, adesso, ha coinvolto anche Niccolo Zaniolo e Sandro Tonali, allontanati dalla Nazionale dopo il blitz della Polizia in quel di Coverciano dove i due si trovavano in ritiro per la doppia sfida delle qualificazioni a Euro 2024. Ma la lista degli indagati sembrerebbe più lunga con chat di gruppo tra calciatori più o meno famosi.
Lo juventino adesso rischia tre anni di squalifica perché in ballo c’è il comma 1 dell’articolo 24 che comporta “per i soggetti dell’ordinamento federale, per i dirigenti, per i soci e per i dirigenti delle società la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a tre anni e dell’ammenda non inferiore ad euro 25.000”. Il divieto assoluto di scommettere sul calcio è sacrosanto e inviolabile.
La difesa sembra puntare quindi sulla ludopatia come se fosse una specie di infermità mentale: Fagioli è malato da sempre di gioco, lasciano intendere, e per questo va assolto. Intanto andrebbe curato e in quanto malato in ogni caso fermato. Inoltre il poker cosa c’azzeccherebbe con la ludopatia? E quali partite avrebbe giocato? Delle sfide in camera con i compagni di ritiro che si giocano da sempre e che hanno mandato sempre su tutte le furie gli allenatori? Totti lo racconta nella sua biografia con Spalletti “vigilantes” alle porte dei calciatori per farli dormire la notte.
E il poker è un gioco d’abilità che può degenerare nella ludopatia, sia chiaro, ma se giocato in bankroll e conoscendo bene la “materia”, difficilmente può portare alla dipendenza. E neanche alla rovina.
Fagioli giocava high stakes su qualche sito dot com? In questo caso puntando a caso somme importanti l’elemento potrebbe essere probante per l’idea degli avvocati. E magari c’è dell’altro. Un ludopatico ha un profilo complesso e, in generale, s’è dimostrato che chi è malato ha una tendenza verso tutte le dipendenze.
E viene da pensare che avrebbe fatto molto meglio a puntare sul poker o sui casino online per sfogare le sue presunte dipendenze perché al centro rimangono sempre e comunque le scommesse.
Per questo la posizione del calciatore è grave. La scelta di autodenunciarsi potrebbe sì aiutarlo ma la pena sarà esemplare altrimenti si aprirebbe alla possibilità di scommettere, dichiararsi ludopatico e consegnarsi agli inquirenti per farla franca.
Poker o no il calcio italiano rimane gravemente colpito da questi casi che sembravano ormai superati grazie alle numerose campagne contro il match fixing. Purtroppo le piattaforme di betting c’entrano poco così come il calcio. Ma in questa epoca di giustizialismo, politically correct e gogne mediatiche il danno d’immagine per le scommesse e per la Serie A è ingente.
Ecco, una bella pena da far scontare ai tre calciatori finora coinvolti sarebbe proprio quella di ripulire il “muro” della reputation imbrattato dalle loro nefandezze. Purtroppo la frittata è fatta e la speranza è solo che la buca sia meno larga di quel che temiamo.