Grande attesa per il 3 maggio, quando ci sarà l'udienza in tribunale a Como per discutere il piano concordatario aggiornato presentato lo scorso 19 aprile dalla società di gestione del Casinò Campione d'Italia.
"Abbiamo avuto il pieno supporto dell'amministrazione ed è stato fatto un lavoro straordinario da parte dei professionisti. C'è poi stata una grandissima disponibilità da parte dei lavoratori, e a tutti rivolgo il mio ringraziamento", afferma l'amministratore unico Marco Ambrosini.
Ma, oltre ad attendere le decisioni dei giudici, sono tanti gli interrogativi sui contenuti del piano stesso, e che vertono principalmente su tre grandi temi.
IL CONTRIBUTO - Innanzitutto, il contributo che la società dovrà riconoscere alla proprietà. Come noto, lo stesso è sempre stato regolato da convenzione e la ratio è quella che afferisce al regio decreto del 1933 con cui si autorizzava la nascita del Casinò, secondo il quale esso deve contribuire a fornire risorse per la sopravvivenza della proprietà, ma compatibilmente con la sua capacità di reddito.
Dal luglio 2018 a oggi, ossia dopo il "primo" fallimento della società di gestione (che è tornata in bonis a seguito della sentenza della Cassazione che ha confermato l'annullamento da parte della Corte d'appello della prima sentenza di fallimento emessa dal tribunale di Como), in Comune, in stato di dissesto, c'è stata una drastica riduzione della forza lavoro e conseguentemente anche dei fabbisogni economici.
Le attuali necessità del Comune, in maniera si ritiene compatibile con le possibilità reddituali del Casinò, sono state identificate e approvate con un atto di indirizzo alla società di gestione, approvato dal consiglio comunale, quindi 500mila euro nel 2022, 1 milione nel 2023, 1,5 milioni nel 2024, 2 milioni nel 2025 e 2,5 milioni nel 2026.
GLI INVESTITORI - Ci sono o no investitori disponibili a dare il proprio sostegno, soprattutto economico, alla ripartenza del Casinò? E questo aspetto è previsto nel piano concordatario? A tale proposito c'è da sottolineare, qualora ce ne fosse bisogno, che come la maggior parte delle aziende, anche il Casinò Campione necessità di finanze esterne oltre che proprie, soprattutto nel periodo dell'avvio. Non è detto che il finanziatore sarà una banca, ma potrebbe anche essere un altro soggetto: questo sarà deciso dal socio, in accordo con la proprietà.
L'obiettivo e l'auspicio è dunque di sviluppare un rapporto positivo con un creditore, tenendo presente che nel caso specifico del Casinò Campione ci sono anche altri soggetti da tenere in considerazione, dai due commissari al tribunale. Tutto sarà dunque sottoposto anche al loro parere, visto tra l'altro che la loro funzione è anche quella di sovrintendere alla regolarità formale di questa operazione.
Il piano di concordato non deve fare cenno specifico a ciò, ma piuttosto illustrare l'operatività della società che trova la sua concretizzazione nei flussi finanziari che essa stessa genera.
Gli investimenti, inoltre, sono influenzati da numerosi elementi, tra cui anche la disponibilità finanziaria, e non sono dunque una questione liquidabile alla semplice dicotomia socio/non socio.
I TEMPI - Quanto ai tempi per la riapertura del Casinò, è ovvio che il desiderio di tutti sarebbe "domani", ma fissarli a breve o anche solo fissarli non è al momento possibile.
Innanzitutto, bisogna attendere quelli del tribunale. Dopo l'auspicata ammissione del concordato, seguirà un processo di omologa dalla durata al momento non pronosticabile. E pure a omologa esperita, si dovrà fare i conti per esempio con le norme anti Covid, tenendo presente che per ora tutte le location di gioco, casinò compresi, sono chiusi, e non è stata fatta nessuna data per la loro riapertura.