In un certo senso continuo considerando un precedente articolo: “Comune Campione, Tar: esuberi conseguenza legittima del dissesto”.
Non è certamente mia intenzione criticare alcunché, ma l’aver letto che “come puntualmente rilevato dall’Ente civico, l’amministrazione in dissesto finanziario è tenuta a fare esecuzione alle previsioni dell’art. 259, comma 6, Tuel con la rideterminazione della dotazione organica...” mi ha indotto a quanto di seguito.
Ragion per cui, mi pare di comprendere, non esistono al momento i controllori comunali in servizio al casinò ed ecco la motivazione del mio precedente articolo. Non vedevo il perché non dovesse essere previsto da parte dell’ente proprietario il controllo inerente la regolarità del gioco e degli incassi alla luce di quanto ne potrebbe derivare.
Ritengo, lo ripeto da non esperto in materie giuridiche, che la natura di diritto pubblico per le entrate derivanti all’ente pubblico concedente potesse indurre alla obbligatorietà della detta funzione.
Ragion per cui, nel mio piccolo, ho tentato di illustrare come, ancorché temporaneamente, si potesse tamponare una mancanza che ritengo della massima rilevanza con riferimento alla politica produttiva, all’organizzazione del lavoro e al controllo della produzione nell’interesse di tutte le parti in causa.
Così come avevo scritto e ripeto la mia curiosità nel cercare di capire deriva, non ho dubbi in proposito, dalla lunga esperienza e da quanto mi è capitato vedere; tra tutte le conseguenze sulla frequentazione di qualità perché, e sfido a dimostrare il contrario, il giocatore in discorso è il primo ad accorgersi che qualcosa che avviene non dovrebbe avvenire e, ben difficilmente, lo si rivede.
Questa categoria di giocatori sono i primi a riconoscere nella professionalità piuttosto che nei servizi la motivazione a conforto della attrattiva e della successiva fidelizzazione ma sono anche i primi che abbandonano un casinò a favore di un altro e non sono, purtroppo, mai soli perché le voci corrono in un determinato ambiente.
Ho notato con piacere che il suggerimento di rivolgersi all’élite con il ritorno a giochi, sino a poco tempo orsono, da privè.
Mi pare impossibile o quasi che si possa pensare al privè in un casinò solo ed esclusivamente motivandolo per i minimi di giocata e la riservatezza nelle frequentazione. Il rischio di impresa consistente nella possibilità di perdere esiste in ogni caso e sperare, anche se non è peccato, che molti perdenti coprano le perdite non avrebbe senso, bene inteso a mio avviso, non è perseguibile e neppure del tutto assente.
Pare sia stato accolto specialmente quando tra i motivi di forza possiamo includere la disponibilità di un complesso alberghiero di lusso.
Il tutto, mi permetto di comprendere, nell’ottica della diversificazione non esclusivamente nell’offerta di gioco ma con manifestazioni ed avvenimenti di sicuro interesse e mirati non solo alla produttività.
Mi pareva, leggendo di queste notizie, di essere tornato indietro di 35 o 40 anni quando chi era di servizio alla notte del venerdì ben difficilmente arrivava a casa se non per il pranzo, alle volte nemmeno per questo.
Tra gare di chemin de fer ed altre manifestazioni promozionali e non i giocatori non mancavano nei fine settimana e ciò, più o meno, in tutte le case da gioco italiane. È sufficiente controllare il mercato dell’epoca, il commissario spesso faceva fatica ad annunciare l’ultimo sabot; oggi, invece, mi si presenta una situazione molto differente.
Non sono esperto di marketing ma nutro la piccola convinzione che, forse non come una volta ma in forma diversa, questo gioco tornerà ad essere apprezzato. A ben pensare il rischio di impresa consistente nella perdita della casa non esiste, non si può negare che un altro dovrebbe essere dovutamente considerato nel complessivo ricavo prima di considerarne l’utile. Tra quest’ultimo mi pare si potrebbe ammettere la pubblicità che non sarebbe tanto a carico della Casa quanto degli stessi giocatori interessati a farla.
Non si può negare, e parlo per esperienza diretta, che la filosofia dello scontro tra giocatori è molto più piena di quanto deriva dal combattimento contro la Casa nel punto banco che, pur godendo di regole simili, non concede la stessa soddisfazione anche se temporanea.