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Casinò: tempo di bilanci tra bandi, aperture e chiusure

14 dicembre 2021 - 08:58

I casinò italiani alle prese con le ultime prove di fine anno: su tutte, l'ormai imminente riapertura di quello di Campione d'Italia.

Scritto da Mauro Natta

Eppur si muove, per andare dove non si sa! Io me lo chiedo, e voi?
Probabilmente, e l’ho già anticipato, i numeri e le statistiche non mi interessano come in precedenza, passerà. Forse con l’età mi stufo in minor tempo e smetto di suggerire, sommessamente o meno, un rilancio basato sulla diversificazione dell’offerta e sulla ricerca di giochi nuovi che, invece, troviamo nella vicina Svizzera (a Campione i giochi francesi: chemin de fer).
Intendo dedicarmi al mondo dell’azzardo nazionale, in specie dopo le ultime notizie sui casinò di Sanremo, Venezia e Campione d’Italia.

Inizio con Sanremo. Sono stato molto sorpreso dal fatto che nella commissione esaminatrice per la posizione di direttore giochi lavorati, quindi come esperto di gioco, fosse presente il direttore generale (di provenienza amministrativa) del casinò di Saint Vincent (diretto concorrente).
Penso che il direttore pensionando fosse perfettamente in grado di adempiere al compito in modo egregio in quanto perfetto conoscitore delle doti tecniche e professionali indispensabili per soddisfare una clientela dallo stesso ben conosciuta.

Aggiungo che i due bandi, di fatto molto simili tra loro, non hanno avuto successo perché un incarico di questo livello come quadro aziendale, forse, non risultava appetibile per dei professionisti del settore; maggiore sarebbe stato l’interessamento, probabilmente, nel caso in cui il casinò avesse cercato un dirigente dedicato.

Chiedo scusa per la digressione ma, ogni tanto, ritorna l’ex dirigente sindacale ponendo mente alla fine rapporto di lavoro.
Ma aggiungo che se il direttore giochi dirigente non si rivela all’altezza si può sostituire a fine incarico (di solito 2 anni +1), mentre il direttore giochi quadro ha un contratto a tempo indeterminato e quindi potrà essere rimosso solamente per giusta causa o giustificato motivo (che nulla hanno a che vedere con il raggiungimento di specifici obiettivi), diversamente potrà solamente essere assegnato a mansioni equivalenti mantenendo intonsa la retribuzione.

Scusatemi ancora, non mi pare questo il modus operandi di procedere volendo realizzare il rilancio di una attività non facile in relazione alla politica produttiva che, per la sua realizzazione, non può fare a meno di una presenza qualificata e valida dal punto di vista professionale.
Mi pare quasi impossibile, in ogni caso, che a Sanremo non ci sia chi possa assumere l’incarico di direttore o che nessun professionista abbia aderito al bando; appare, così, rafforzata la tesi espressa in precedenza.

Relativamente al bando pubblicato per il casinò di Campione, solo per curiosità in quanto ex con quaranta anni di esperienza ma avendo superato gli ottanta, ho trovato strano, e non poco, vedere i nominativi dei partecipanti ma solo con le iniziali P. R. S.. ed alcune altre in seguito.
Forse non sono abbastanza pratico a smanettare sul telefonino o sul computer ma non mi sembra siano stati resi noti i nominativi con le iniziali G.H.I.J.K.L.M.N.O.., e non è cosa di poco momento.
Ad ogni buon conto, ammesso che non sia stato capace a trovarli tutti, personalmente non mi pare corretto rendere pubblici i nominativi dei partecipanti ad un concorso che, solitamente, sono individuati da una lettera a da un numero e contattati personalmente se del caso, magari evitando di mettere in “imbarazzo” quelli già in servizio presso altre aziende (… leggasi rapporto fiduciario) ; non è argomento che poco si presta ad essere abbinato al futuro delle case da gioco italiane.

Ho rivisto per caso un giocatore che mi ha raccontato dell’apertura di Ca’ Noghera (Venezia) al mattino. Gli ho chiesto se erano fruibili solo le slot, mi ha risposto che erano aperti i giochi da tavolo e il bar dove era possibile fare colazione con caffè, cappuccino e cornetto in una sala nuova di zecca. Se non avessi conosciuto la persona certamente non gli avrei creduto, ma è la verità.

Quello che non riesco a comprendere è l’apertura di Ca’ Vendramin, sede storica che rammento molto ben frequentata nel 2001 quando ero consulente del professor Gianni Corradini, ridotta a tre giorni al mese. La fonte di informazione è sempre la stessa.
Non credo proprio che la resa dei tavoli al mattino possa minimamente paragonarsi a quella dello stesso numero di tavoli aperti alla sera, soprattutto nei weekend, e magari a Ca’ Vendramin Calergi.

Ma ciò che, per il mio passato di amministrativo (contabilità e bilancio), non sono riuscito a capire come si possa considerare, e qui l’espressione è la mia personale “meno male”, la constatazione di vedere un passivo inferiore a quello previsto.

A rigor di logica: il manager che prevede perdite superiori a quelle registrate sbaglia tanto quanto quello che prevede entrate superiori a quelle registrate.
Un tempo, quando ero ancora in servizio attivo, con il termine che, forse, può non piacere, “mestierante” si indicava chi, cominciando dalla gavetta, passando per tutti o quasi i giochi presenti nei casinò italiani, era per propri meriti e professionalità, arrivato ai più alti incarichi.

In un primo esempio si trattava di persone che se facevano una osservazione ad un impiegato in merito al modo di lavorare, erano perfettamente in grado di dimostrarlo in quanto potevano sedersi e far vedere il modo giusto.

Ma vorrei porne un secondo: essere sempre all’altezza di discutere, con cognizione di causa e valide motivazioni, in ordine ad un cambiamento proposto sull’organizzazione del lavoro e, logicamente, della produzione.
Un combinato di conoscenze tecniche, di comprovata esperienza, la sola se si proviene dalla gavetta, di un curriculum che evidenzia una carriera legata a successi, contraddistingueva il “mestierante” e lo fa ancora se ce ne sono!

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