Sull’argomento “Casinò di Campione d’Italia” ho potuto leggere diversi articoli su gioconews.it, e molti riguardavano questioni più che altro riconducibili alla politica nel senso che alcuni politici se ne sono interessati spesso e volentieri.
Probabilmente tutti conoscono il mio limitato interesse per le questioni politiche su materie diverse da quelle sulle quali scrivo volentieri. Mi sono interessato del trend dei ricavi per quanto possibile, dell’incidenza dei proventi slot sul totale, delle presenze e della tipologia del modus operandi mirato alla produzione, in specie per Saint Vincent e Campione stante lo speciale regime concordatario che è terminato il 31 dicembre 2024 per il primo e che prosegue per il secondo.
Sicuramente la mia preparazione scolastica mi permette alcune osservazioni in materia di bilanci che, unitamente alla mia lunga esperienza lavorativa in materie contabili e tecniche mi consente una certa professionalità tale da poter esprimere, ritengo con cognizione di causa in materia, le mie personali osservazioni in tema di produzione e controllo di questa.
L’aver seguito per tanti anni l’evolversi della questione fiscale dei croupier dei casinò italiani temporaneamente conclusa, in quanto potrebbe essere rivista, con l’art. 3, lett. i, Dl n.314/97, mi ha consentito l’ avvicinamento a un mondo fatto di leggi, decreti e consulenze di particolare interesse ragion per cui mi sono ritrovato ad esaminare il compito affidato ai controllori, comunali e/o regionali, in servizio nei Casinò di Sanremo, Venezia, Campione e Saint Vincent.
Tra la documentazione che ho dovuto consultare per farmi una idea della materia del contendere ho rinvenuto la L. n. 488 del 1986 di conversione dell’art.19 del Dl n. 318/86 dove si può verificare la natura giuridica delle entrate che derivano all’Ente pubblico (nel caso di specie i Comuni di Sanremo e Venezia).
Dal fatto che si legga la definizione di entrate di diritto pubblico, da ascriversi nei bilanci al titolo primo entrate tributarie, ne deriva la convinzione che mi ero fatta ed ora la ritrovo in bilico. Quanto ho potuto leggere nel sentenza del Consiglio di Stato e cioè che il controllore comunale nel Casinò di Campione non è indispensabile mi ha creato una certa indecisione in quello che a mio giudizio era il contrario.
Se non vado errato, e la memoria a ottantaquattro anni compiuti potrebbe essere come temo, l’argomento controllori comunali era stato oggetto di discussione in sede di consiglio comunale e di interessamento del partito Fratelli d’Italia di Como ma, purtroppo, non rammento di più in merito alle vicende cui ho fatto cenno.
Anche se le notizie su Campione, leggendo gioconews.it non mancano, questa in narrazione, come ho già evidenziato, mi ha colpito non poco. Potrebbe anche non essere compresa la sensazione che, alla mia età e dopo tanti anni trascorsi nell’ambiente da lavoratore e da osservatore che si avvale dell’esperienza, ma non mi stanco di affermare che trovarmi in una simile situazione era ben distante da ogni previsione.
Seguitando a leggere su Campione mi sono rammentato che nel periodo concordatario la gestione era impegnata a versare al Comune un importo fisso, non vorrei che, per mia ignoranza in diritto amministrativo, fosse la causa di quanto ho lamentato: l’inutilità dei controllori comunali al Casinò di Campione d’Italia.
Ma una piccola osservazione dettata dall’esperienza lavorativa che, permettendomi di affermare l’utilità della regolarità del gioco nel rapporto con la migliore clientela, suggerisce anche quella che deriva dal controllo, a posteriori e/o de visu poco importa, della consistenza del monte dal quale dovrà ricavarsi la percentuale sui proventi a beneficio del concedente.