Non c'è ancora l'omologazione del concordato, che dovrebbe essere però prossima, ma il Casinò di Campione d'Italia e i suoi dipendenti hanno da un pezzo tirato un bel sospiro di sollievo: il piano aziendale è stato accettato dalla maggioranza dei creditori, e dunque il fallimento è scongiurato. Si può lavorare in pace, con l'obiettivo di rispettare le obbligazioni concordatarie, ma anche di portare a compimento tutti i progetti e le realizzazioni connesse alla riapertura della struttura, ormai il 26 gennaio dello scorso anno.
Se il Casinò sembra dunque veleggiare verso acque tranquille, con la dirigenza e i commissari giudiziali che assicurano che l'andamento è in linea con le previsioni del concordato, se non addirittura migliore, il Comune, ossia la sua proprietà, è ancora in una tempesta lacustre, con tanti interrogativi che dovranno necessariamente trovare risposta nei prossimi giorni, o forse settimane. Sicuramente, quello di maggiore entità è di natura amministrativa: dopo la bocciatura del ricorso presentato dall'ente contro il "no" della Corte dei conti al suo piano di risanamento pluriennale di bilancio, che cosa succederà? La prosecuzione del dissesto (il primo risale alla giunta Salmoiraghi, nel 2018) comporta la decadenza del sindaco Roberto Canesi, o lo scioglimento del consiglio comunale, sia dal punto di vista tecnico che dell'opportunità politica? Esistono dei vizi formali in questo "no" ribadito dalle sezioni riunite della CdC che potrebbero motivare un eventuale ricorso in Corte di Cassazione? Sono certamente delle ottime domande, ma prima di trovare una risposta bisognerà analizzare bene la sentenza della Corte dei Conti romana, visto che per ora è stato diffuso soltanto il dispositivo. Poi, anche la prefettura di Como dovrà fare le sue valutazioni e capire appunto quali sono gli scenari possibili. Un punto interrogativo bello grosso, che si aggiunge alle preoccupazioni quotidiane dei cittadini.
Numerose, ma le più notevoli sono quelle relative a chi dovrà (e potrà) pagare per le loro prestazioni sanitarie in Svizzera, in considerazione delle disposibilità del Comune e dell'iter avviato per la loro compartecipazione alle spese. E poi, tuttora in attesa di risoluzione è la vicenda delle targhe svizzere, che non possono più essere utilizzate a seguito dell'ingresso di Campione d'Italia nel territorio doganale dell'Unione europea. Per ora c'è una deroga per quelle che sono state immatricolate prima di questo ingresso, avvenuto il 1° gennaio del 2020, ma si attende la certezza (o meglio ancora, la formalizzazione nero su bianco) che potranno usarle, sia in Italia che all'estero, anche a partire dal 1° gennaio del prossimo anno e che dunque non dovranno stargarle e immatricolarle di nuovo in Italia. Questo in un contesto nel quale intanto le assicurazioni svizzere, in questo clima di incertezza, hanno iniziato a disdire i contratti, invitando a rivolgersi a partner o filiali italiani.
In questo doppio scenario, davvero in chiaroscuro, arriva il nuovo Parlamento, in realtà partito con qualche polemica di troppo tra gli alleati di maggioranza, e dunque con qualche frizione anche ora fhe Giorgia Meloni, premier in pectore, dovrà mettersi al lavoro per formare la squadra di Governo. Vista la peculiarità del territorio campionese, l'attenzione è più che mai puntata su Roma, e in particolare sul ministero dell'Interno e su quello dell'Economia e delle Finanze, nella quasi certezza che ancora una volta la politica nazionale dovrà occuparsi di questa particolarissima enclave, dove la parola "tranquillità" non sembra affatto di uso comune.