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Gestione casinò, corsi e ricorsi storici di costi gestione e spese personale

23 luglio 2024 - 17:18

Costi di gestione e spese per il personale sotto la lente anche negli anni '90, nella relazione sul rilancio dei casinò attraverso un'appropriata gestione.

Scritto da Mauro Natta

Foto di Marek Studzinski su Unsplash

Ecco l'ultima puntata dello studio che negli anni '90 avevo realizzato sul rilancio dei casinò italiani.

Case da gioco: costi di gestione e spese per il personale. È l’accostamento che, prima di ogni altro, è meritevole di attenzione.
Certamente, per il tramite dell’istituzione di una casa da gioco, l’Ente pubblico ha inteso e intende creare le premesse per alcuni benefici socio-economici. Possiamo riassumere detto intento con lo scopo fiscale complessivo.

Proposte e disegni di legge presentati in Parlamento prevedono, in maggioranza, la concessione in appalto al privato della gestione della casa da gioco; il titolare della autorizzazione, trattandosi di deroghe a norme del codice penale, non può che rimanere l’ente pubblico.
Si prevede anche la proprietà dell’immobile destinato all’attività di gioco solo ed esclusivamente, di proprietà dello stesso titolare della autorizzazione, un motivo in più per procedere alla realizzazione di una nuova sede. (Il consiglio era più che altro per Venezia Ndr).
D’altra parte, e non potrebbe essere diversamente, è prevista una norma transitoria per l’adeguamento alla nuova situazione. Il tempo potrebbe essere di cinque anni o il termine della convenzione in atto al momento dell’approvazione della legge in discorso.
Le entrate tributarie per l’ente pubblico, nel caso di concessione al privato, sono rappresentate dalla percentuale sui proventi realizzati nella casa da gioco specificate negli accordi di cui al capitolato.

Nel capitolato d’appalto sono stabilite le condizioni ed i criteri di ripartizione debito conto tenuto dell’esigenza di assicurare al privato l’equilibrio di gestione.
È intuibile che a maggiori spese di gestione corrisponde una maggiore percentuale sugli introiti a favore del gestore, mentre riducendo le spese si ottiene l’effetto contrario (si tengano presenti le spese di manutenzione straordinaria).
Tra le spese di gestione quelle per il personale dipendente sono, senza dubbio, le più rilevanti. Non va dimenticato che le case da gioco sono “sponsorizzate” anche allo scopo di incrementare l’occupazione.
Stante il disposto della normativa Cee (368/75) di cui all’art. 16, L. 29/12/1990, n. 428, in ordine alle case da gioco a seconda si tratti di case tradizionali con anche le slot o di case con solo queste ultime, si evince che le future case da gioco dovranno essere della prima tipologia. Ciò perché – e l’esperienza insegna e dimostra  - senza le slot diviene molto difficile prevedere una agevole gestione.

Nel ragionamento che immediatamente precede pare possa ricercarsi e trovarsi il motivo per non procedere ad un indiscriminato incremento di Case da gioco. Il risultato potrebbe dimostrarsi il contrario dell’intendimento: entrate inferiori alle spese e disoccupazione.

Ritornando al personale e, in specie, quello tecnico, si osserva:
“poiché v’è da ritenere ingiusto, nell’ambito di uno stesso ordinamento giuridico, che le mance concorrano alla composizione dell’imponibile Irpef e non anche a quello ai fini lavoristici e previdenziali, perché se di compenso si tratta tale non può essere ai soli fini fiscali, si deve affrontare una successiva questione”.
O trovarsi di fronte ad uno specifico costo del lavoro molto alto ed in questo caso v’è poco da sperare in quanto all’occupazione;
O prevedere un costo del lavoro ridotto  e in quantità rilevante e allora sarà più agevole premiare il discorso occupazionale, un beneficio per l’Ente pubblico con una operazione rivolta e mirata all’interesse generale.

Ma detto beneficio non si esaurirebbe nella maggiore occupazione perché ad un minor costo complessivo farà contro una minore percentuale per il gestore; ne consegue una più favorevole ripartizione a favore del concedente.
Di seguito l’esito di alcune consulenze richieste in merito alla nota questione che ha avuto un finale nel decreto ministeriale che cito in chiusura.
Detassando le mance percepite dagli impiegati tecnici si possono incrementare  le entrate tributarie. Si potrebbe prevedere che, sull’utile della gestione, l’unico prelievo fiscale diretto è rappresentato dalla percentuale sui proventi di gioco destinati ad entrare nella disponibilità finanziaria dell’Ente pubblico.
La intassabilità delle mance, togliendo la premessa logico-giuridica per la sindacalizzazione anche ai fini retributivi e previdenziali, fa pesare in minore quantità il costo del lavoro.
Si massimizza, in questo modo, l’utile per la gestione, si massimizzano le aspettative dei lavoratori (occupazione). Ecco perché la detassazione totale delle mance è la soluzione ideale per chi ha a cuore l’obiettivo pubblicistico di conseguire nuove entrate a favore dell’Ente pubblico per il tramite della casa da gioco.

NOTA: Desidero rammentare che la cosiddetta “questione fiscale” per i dipendenti tecnici delle case da gioco (croupier) si è conclusa nel 1997 col D. M. n.314, e precisamente con l’art.3.lett. i) Irpef al 75 percento del percepito e contributo pensionistico sullo stesso importo a carico del datore di lavoro).

Quanto ho provato a proporre era la detassazione delle mance e come conseguenza minor costo del lavoro per i contributi pensionistici, risparmio per contributi e Irpef da parte del dipendente che poteva tranquillamente essere impiegata in una pensione integrativa a quella derivante dalla retribuzione ordinaria. In ultima analisi non si poteva negare che, a fronte   minori costi per la gestione, corrisponde una più importante entrate tributarie per l’ente pubblico. Definitivamente riassumendo una sorta di partita di giro!


 

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