Sono lontani i (tristi) tempi in cui la società di gestione del Casinò di Saint Vincent era in grave crisi economica e finanziaria, e la proprietà, la Regione Valle d'Aosta, si interrogava su quale fosse la strada da intraprendere per salvarla dal fallimento.
A fine dicembre 2024 si è infatti concluso (mancano ancora gli atti formali che spettano al tribunale) il periodo concordatario e si apre dunque una nuova fase, all'insegna della salute aziendale, ma anche di un grosso interrogativo: quale sarà la futura gestione del Casinò valdostano? Si proseguirà con quella pubblica o si andrà verso l'affidamento a un privato? Gli studi, affidati a Finaosta e a Ernst&Young, sono stati fatti e altri sono in itinere, ma l'ultima parola spetterà al futuro consiglio regionale che scaturità dalle imminenti elezioni.
Con Stefano Aggravi, oggi all'opposizione e capogruppo di Rassemblement Valdôtain ma dal 2018 al 2020, allora in quota Lega Salvini Vallée d'Aoste, assessore alle Finanze sotto la giunta regionale guidata da Nicoletta Spelgatti, facciamo il punto sulla situazione attuale. Partendo appunto dal concordato del Casinò, di cui Aggravi era stato il fautore e primo sostenitore.
Come ne saluta l'uscita?
“Senza dubbio positivamente con la certezza che il percorso, seppur difficile e con sacrifici, ha portato i suoi risultati. Quanti hanno sostenuto nel tempo che l’azienda non potesse 'salvarsi da sola' oggi hanno la dimostrazione del contrario. Il percorso concordatario ha consentito alla Casinò de la Vallée di uscire dallo stato di crisi che la attanagliava da anni. Sicuramente non senza sacrifici da parte del personale e di tanti che hanno e stanno ancora dando il loro contributo per i buoni risultati che sta conseguendo (persone a cui penso e che non smetterò mai di ringraziare). Chi però distingue la scelta del percorso concordatario con i risultati che la Casinò sta registrando mente oltre che a sé stesso anche alla stessa comunità di Saint-Vincent e all’intera Valle d'Aosta.”
Il fatto che il Casinò sia comunque stato soggetto a concordato è servito come ammonimento e/o lezione alla proprietà?
“Quanto successo dovrebbe permettere all’azionista nonché a tutti noi di capire che l’azienda Casinò, seppur diversa per tante cose da qualsiasi altra azienda privata o società partecipata pubblica, può, anzi deve, essere gestita secondo canoni di natura privatistica e secondo le giuste logiche del mercato dei casinò italiani e stranieri. Spesso qualcuno lo ha dimenticato (e su questo non voglio tornare), bene è oggi ragionare sul suo futuro a partire da questa semplice considerazione.”
La giunta regionale della Valle d'Aosta ha voluto studiare a fondo la possibilità di nuove forme di gestione. Che cosa ne pensa di questa volontà?
“Ho avuto modo di parlarne sia a Gioco Newsi che in Consiglio Valle e credo che in realtà gli approfondimenti non siano finiti. Mi spiego. Prima di 'sognare' un nuovo o nostalgico futuro per questa importante azienda della nostra Regione occorrerebbe meglio approfondire la perseguibilità di certe idee o proposte. Si parla tanto di 'privatizzazione' o percorso similare. Io resto dell’idea che sia necessario capire i termini di sostenibilità nel medio e lungo periodo del rapporto tra la business unit Casinò e Billia, ad esempio. Così come anche le modalità che si prospettano per la gestione della 'gara' ovvero della definizione della possibile concessione o coinvolgimento di soci privati. Ad oggi ho sentito tante risposte in Consiglio e letto tante dichiarazioni, ma di concreto ho potuto analizzare poco e questo mi preoccupa molto.”
Un casinò gestito da privati. Ideologicamente e tecnicamente come valuta questa possibilità?
“Nei giorni difficili del 2018 ho spesso detto che a mio giudizio più la politica resta lontana dalla Casinò e viceversa e meglio è. La Regione deve giocare il suo giusto ruolo di buon azionista (non soltanto a parole o nelle risposte alle mie interpellanze), ma è necessario capire bene cosa si intenda fare e soprattutto come lo si voglia fare. I rapporti tra proprietà, controllo e vigilanza come verranno gestiti? Come sarà individuato il potenziale partner privato? Si parla oggi di grandi investimenti (per circa 40 milioni di euro), ma che senso ha partire in tal senso senza avere chiaro il futuro che si vuole dare alla Casa da gioco? Lo ripeto, resto piuttosto preoccupato in vigile attesa.”