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Casinò Campione e St. Vincent, concordato unica vera strada percorribile?

07 febbraio 2024 - 11:22

Mentre in Valle d'Aosta si dibatte sulla 'necessità' di ricorrere al concordato per il Casinò St. Vincent, anche l'attestatore del piano di Campione aveva ritenuto 'fallaci' le motivazioni alla base della scelta di non aderire alla ristrutturazione del debito.

Scritto da Amr
Foto di Chandan Parihar su Unsplash

Foto di Chandan Parihar su Unsplash

In commissione Sviluppo economico del Consiglio Valle e a seguire sulle pagine dei giornali, c'è stato un grande scontro politico in Valle d’Aosta sul ricorso alla procedura del concordato preventivo in continuità per la Casino de la Vallèe Spa, società che gestisce il Saint Vincent Resort & Casino. Il consigliere di Alliance valdotaine Albert Chatrian ha infatti sostenuto che si poteva scegliere una procedura più “snella” come, ad esempio, la ristrutturazione del debito.
La ristrutturazione del debito, in generale, si ha quando il creditore concede condizioni finanziarie più favorevoli al debitore. Si tratta di una procedura che avvantaggia ovviamente chi si è indebitato, ma anche i creditori che hanno maggiori possibilità di ottenere rimborsi.
A Saint Vincent, come spiegato dal consigliere di Rassemblement valdotain Stefano Aggravi, addirittura ci si sta avviando al pagamento integrale dell’intero debito.
La ristrutturazione del debito consiste quindi, a livello pratico, in una relazione che viene redatta da esperti contabili in cui vengono stabilite le modalità di rientro del debito. Senza ricorrere alla più articolata e “costosa” (in termini di consulenti) procedura di concordato preventivo al fine di evitare il fallimento.

Nel caso di Campione d’Italia, che viene comunque larvatamente citato nella discussione in Valle, la posizione a favore di un percorso diverso dal concordato preventivo in continuità è stata non di un politico, ma addirittura dell’attestatore del piano concordatario, Stefano  D’Amora.
Queste le sue parole: "Purtroppo con il senno di poi si è verificato quanto fallaci siano state le motivazioni addotte dall'Organo straordinario di liquidazione  di non aderire all'accordo di ristrutturazione del debito e quanto danno probabilmente abbiano apportato all'ente".

Nel 2018 il Casinò di Campione si è trovato vicinissimo alla definizione di un accordo di ristrutturazione del debito che avrebbe evitato la chiusura pluriannuale della struttura. Ma, appunto, l’Osl , nominato pochi giorni prima, non decise in senso affermativo.
In questo caso il debito di 130 milioni di euro sarebbe stato inferiore di decine di milioni di euro non creandosi, in tal caso, l’ingente credito del personale licenziato, oggi facente parte della massa debitoria in posizione privilegiata.
Debito del personale che, a causa di una scorretta implementazione proprio del procedimento di licenziamento collettivo nella fase temporale di gestione dei curatori fallimentari (poi cessati), si è addirittura incrementato di 10 milioni di euro.

Come noto, con un’operazione aziendale dove, ad oggi, e rispetto al 2017, la riduzione di costo del personale quasi compensa la riduzione di fatturato e con una ritaratura del contributo al Comune a livello di piena sostenibilità  che si rivela così l’elemento decisivo a livello di performance economica, il Casinò di Campione ha iniziato positivamente il percorso di rimborso del debito.
Del resto nella fase precedente al piano, Campione aveva un Ebitda (inteso come margine al lordo di contributo al Comune e Isi, secondo il piano fornito ai creditori, di oltre 20 milioni di euro, mentre a Saint Vincent era di circa 1,5 milioni, come dichiarato, nel 2018, dall'allora amministratore unico Giulio Di Matteo.
Ai “nastri di partenza” del piano Campione aveva ed ha le carte in regola per farcela, probabilmente migliori di Saint Vincent. Certo, con il senno di poi, è evidente che per Campione il piano di ristrutturazione sarebbe stata una ottima soluzione. Discussione ancora aperta per Saint Vincent, dove comunque la scelta di percorrere una strada diversa non ha portato alle drammatiche conseguenze che ha invece avuto nell'enclave.


 

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