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Comune Venezia, sì del consiglio comunale a fusione inversa società casinò

10 novembre 2022 - 19:10

Il Comune di Venezia approva la fusione inversa delle società del casinò, ecco tutto il dibattito tra spiegazioni e polemiche.

"Il progetto di privatizzazione è miseramente fallito" e in passato "il Comune ha rischiato di saltare a causa del Casinò". Queste alcune delle premesse fatte dall'assessore al Bilancio e Partecipate del Comune di Venezia, Michele Zuin, nell'illustrare in consiglio comunale la delibera con cui si approva la fusione inversa tra le due società del Casinò di Venezia e, in sostanza, tramite la quale "la Cmv Spa viene incorporata nella Cdv Gioco. Questo consentirà di avere un miglioramento del capitale sociale e, dopo la fusione, di avere la possibilità di godere dei benefici fiscali oggi in capo alla Cmv Spa e pari a circa 17 milioni di euro".
Zuin spiega ancora: "L'Agenzia delle entrate ha voluto la forte determinazione del Comune per poi rispondere all'interpello che presenteremo così da sapere se questi benefici fiscali possano passare a Cdv Gioco Spa. Se ciò non sarà possibile ci sarà la revoca della fusione e cercheremo altri modi di usare questo beneficio fiscale".

La delibera è stata approvata con 20 voti favorevoli e nessuno contrario, tanto più che al momento del voto in consiglio comunale c'era, per la minoranza, il solo consigliere del Pd Alberto Fantuzzo (che si è astenuto dalla partecipazione al voto), avendo tutti gli altri lasciato l'aula dopo un forte e acceso contraddittorio con il sindaco Luigi Brugnaro sul punto precedente all'ordine del giorno, la ratifica delibera di Giunta n. 212 del 14 settembre 2022 ad oggetto “Bilancio di previsione per gli esercizi finanziari 2022-2024 – Variazione ai sensi dell’art. 175, comma 4, del D. Lgs. 267/2000”.
Ma, nonostante l'esigua presenza della minoranza, il dibattito che ha preceduto il voto è stato acceso ed è seguito alla puntuale illustrazione di Zuin sul complesso processo che ha portato infine l'attuale amministrazione comunale a risanare il Casinò, oltre che i conti del Comune, e ad abbandonare definitivamente, ma questo lo si era stabilito già al momento del primo mandato, nel 2015, il processo della giunta Orsoni di affidare a un terzo la gestione della Casa da gioco, dopo aver riconfigurato la struttura del gruppo Casinò.
"L'operazione condotta nel 2012 - evidenzia Zuin - ha comportato un indebitamento nei confrnti con le banche da 40 a 50 milioni di euro, senza portare a un qualche effettivo miglioramento della situazione finanziaria".

Si era poi arrivati al 2015, quando il commisssario prefettizio Vittorio Zappalorto, aveva rinviato la decisione sulla prosecuzione dell'iter di privatizzazione, dopo che la gara era andata deserta, lasciando alla futura amministrazione comunale il compito di decidere su una questione poiltica.
L'assessore ricorda dunque come la giunta Brugnaro, anziché puntare sulla privatizzazione, abbia investito sul rilancio delle due sedi, ottenendo risultati che sono stati messi a rischio dalla pandemia, ma che ora sono consolidati, mentre d'altro canto anche la Cmv Spa già dal 2016 ha avviato un processo di rinegoziazione con il sistema bancario, cedendo poi al Comune il Palazzo del Lido e ottenendo così un nettissimo calo del suo indebitamento.
Intervenuto subito dopo l'intervento di Zuin, Fantuzzo afferma: "Le decisioni assunte da organi collegiali trovano ragione nel tempo storico in cui vengono assunte, spesso a posteriori ci si può trovare a rivederle, modificarle, criticarle". E pur dicendosi d'accordo "se questa operazione che il consiglio approverà porterà un beneficio finanziario per le casse del comune", il consigliere ricorda: "Già in passato avevo sollevato dubbi sull'eticità di proventi da gioco d'azzardo, i danni che provoca il gioco non so se ripagano gli utili che esso può produrre a favore del Comune. Mi auguro che la giunta si ponga come obiettivo di disinvestire sulla casa da gioco e di investire sul sociale che deve sanare i danni del gioco d'azzardo".

Una presa di posizione che ha suscitato diverse prese di posizioni critiche da parte dei restanti consiglieri, tutti di maggioranza. Nicola Gervasutti evidenzia: "Se Venezia ha un casinò è per una ragione storica, è una città particolare che ha maggiori costi", mentre Alessio De Rossi ricorda "il regolamento comunale sul gioco voluto dalla giunta Brugnaro" e l'assessore Simone Venturini sottolinea come "il Pd ha ufficialmente chiesto di chiudere il casinò. Noi crediamo di dover fare altro, non solo al fine di tutelare i suoi dipendenti ma anche per finanziare i servizi che il Comune eroga".
A prendere la parola, anche il sindaco Brugnaro: "Fino a qualche anno fa il casinò ci costava l'ira di Dio, l'amministrazione lo stava svendendo non per piano politico, ma per incapacità. Il casinò autorizzato è l'unico luogo sano dove si può giocare, è stracontrollato a differenza di altre situazioni. Abbiamo fatto accordi con i sindacati che hanno reso quello di Venezia come il casinò più performante d'Italia, salvando 500 posti di lavoro e dando una speranza per il futuro".

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