"L'Ebitda del primo semestre della società di gestione del Saint Vincent Resort & Casino ha un valore positivo di 1,5 mlioni di euro e contiamo che a fine anno raggiunga una cifra oscillante tra i 4 e 5 milioni di euro. Confermo inoltre che quella del 2017 è di circa 2 milioni di euro, un risultato che non dipende solo dai tagli al costo del lavoro operati grazie all'accordo siglato con le Ooss il 10 luglio dello scorso anno, visto che la maggior parte delle disposizioni previste nello stesso sono diventate effettive solo dal 1° gennaio 2018, per un risparmio che ammonterà a circa 5,5 milioni di euro". Lo afferma l'amministratore unico del Casinò di Saint Vincent, Giulio Di Matteo, nell'audizione in commissione, comunicata oggi 25 luglio in Consiglio Valle e che ha fatto seguito a quella delle organizzazioni sindacali.
"Nel 2017 la società ha avuto maggiori ricavi per 1,2 milioni di euro. Quanto alle previsioni del piano, in termini di incassi, di discostiamo di una percentuale tra il 3,8 e il 4 percento, il che significa in termini assoluti 2 milioni di euro", aggiunge Di Matteo, che sottolinea come "l'aggiornamemento del piano approvato lo scorso anno non vada visto come uno stravolgimento totale, ma si tratta di un'operazione di manutenzione che deve registrare fatti imprevisti o imprevedibili occorsi in questi mesi".
Quanto all'esposizione bancaria, l'Au ricorda come il bilancio 2016 (allora non era ancora stati nominato) si fosse chiuso con una perdita di 46 milioni di euro: "Ovvio che una società che ha un rating così di sicuro non trova direttori bancari che la aspettano a braccia aperte" e che fin dal primo momento della sua attività "le banche avevano iniziato a rappresentare l'esigenza di avere una maggiore vicinanza da parte del socio, sollecitado anche un accordo con le Ooss, ciscostanza poi avverata a luglio del 2017".
Di Matteo evidenzia: "Attualmente abbiamo fidi per 11,3 milioni di euro e non più 30. Questo vuol dire che le banche hanno cominciato a rappresentare che c'era una necessità di consolidamento. La banca che ha aperto una situazione di effetto domino non positivo per noi è stata Carige, che per vicende proprie e per notizia di stampa ci ha chiesto un primo rientro, parliamo di 3 milioni di euro. Questo effetto domino si è propagato su due istituti di credito".
Inoltre, "La nostra non è una società qualsiasi ma si presenta con un braccio legato dietro alla schiena, quello del patrimonio. Il nostro disciplinare introduce una mano morta in capo alla Regione che per disciplinare ha l'esclusiva disponbilità degli immobili. La società non può concedere un'ipoteca su nessun immobile".
Nonostante le difficoltà, Di Matteo sottolinea come l'accordo di luglio abbia non solo scongiurato i 264 licenziamenti, ma "segua una linea che riduce il rapporto tra ricavi e costo di lavoro, prima era pari a 74, ora 52, e ci sono misure strutturali per far sì che in cinque anni si raggiunge l'obiettivo di portarlo al 50 percento.
Quando parliamo di finanza, non ci siamo messi in un angolo ma con le banche abbiamo dialogato e negoziato, anche in maniera seria e robusta, per mantenere vivo il percorso previsto dal piano. Non avere ottenuto i 15 milioni in aggiunta ai 17 che avevamo, e avere avuto la riduzione di 11,3 milioni di euro di linea di credito, non ha certo fatto sì che ci siamo messi a piangerci addosso o che ci siamo fermati. La dimostrazione è che il 18 aprile abbiamo consegnato a Inps fideiussione da 10,3 milioni di euro. Banca che ha rilasciato questa fideoiussione non prende a cuor leggero qualsiasi tipo di finanziamento".
In riferimento alla terza tranche di finanziamenti, 6 milione di euro, che il socio dovrebbe concedere ai sensi del piano approvato, entro il 31 luglio, Di Matteo ammette: "è sicuramente un elemento importante per dare un respiro di natura finanziaria al prosieguo del piano di ristrutturazione. Se non arrivano il 31 luglio stiamo operando per cercare di attutire gli effetti che sono sicuramente negativi perché la situazione finanziaria del Casinò è tesa".
L'amministratore ricorda inoltre come per quanto l'online live "in un primo momento, in assenza di una nostra concessione (che peraltro le altre tre case da gico hanno) si era pensato di appoggiarci a un intermediario, ma serviva un finanziamento da 500mila euro e non l'abbiamo poptuto fare. Poi è subentrata la possibilità di chiedere una comcessione, e abbiamo cauzionato la domanda con 100mila euro: essa dovrebbe esserci rilasciata a ottobre", e le azioni messe in campo su poker, slot e area alberghiera, "che sta registrando un'inversione di tendenza".
Nel dibattito che segue l'esposizione di Di Matteo interviene anche Albert Chatrian (Alpe), assessore alle Finanze durante la giunta Marquis che aveva promosso il piano di ristrutturazione: "NOn si vanifichi il lavoro fatto dal socio e dall'azienda. I numeri non mentono, ci sono delle responsabilità. Noi abbiamo una responsabilità politica di non vanificare il lavoro fatto tra mille difficoltà. L'obiettivo unico di questo piano e della legge a sostegno era l'equilibrio economico e finanziario, nel più breve tempo e con le minori risorse possibili, e di far camminirare con le sue gambe l'azienda. Questo resta l'obiettivo, avremo modo nelle sedi opportune di valutare, tenendo presente il punto di caduta: non vanificare il lavoro fatto in questo anno e mezzo".
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