Che il mondo sia entrato in una fase nuova, che potremmo definire di post pandemia, è ormai un dato di fatto. Nonostante questo, i cambiamenti a livello lavorativo e occupazionale sono stati piuttosto evidenti e hanno toccato anche il mondo del gaming, sia live che online. Tra gli aspetti fondamentali da analizzare c’è quello legato al gioco responsabile, strada ormai percorsa da quasi tutti gli operatori. Inoltre non possiamo nascondere che la digitalizzazione sta acquistando sempre maggiore importanza. Di questi temi e di come si sta evolvendo il lavoro nell'ambito del gaming ne parla a Gioco News Andrea Alemanno, Principal nella divisione di consulenza strategica IpsosS3, uno dei protagonisti dello speciale Gioco e lavoro pubblicato sulla rivista cartacea di maggio (consultabile online a questo link).
Dalla pandemia a oggi, considerando il mondo del gaming, quali sono stati principali cambiamenti avvenuti a livello occupazionale?
“La pandemia ha interrotto un fenomeno particolare: il gioco online guadagnava più in volumi che in clientela, la quale in larga misura continuava a preferire il gioco fisico, ampiamente disponibile sia nel canale specializzato, sia nel canale più generalista, quali tabaccherie ed il bar-tabacchi. La pandemia ha abilitato sempre più utenti al gioco online, anche se non si è registrata un’esplosione. È utile ricordare che il gambling è un vero e proprio settore industriale, con una sua filiera, una ampia concorrenza e degli organismi di controllo, come ha mirabilmente messo in luce l’analisi fatta da Luiss Business School sul comparto del gioco legale. In questi anni si assiste a una evoluzione del settore, che sta cercando la propria strada verso uno sviluppo di gioco più responsabile: è un processo complesso, perché le persone e gli operatori vanno tutelati dai rischi, ma al contempo anche nell’esercizio della propria libertà. Non dimentichiamo che il gambling rimane un gioco divertente, che consente emozioni – e qualche sogno – alla portata di tutti.”
Pertanto se prendiamo in considerazione sia il gioco online e quello dal vivo, quali sono stati gli effetti della pandemia nel mondo del lavoro?
“La pandemia, con le chiusure di esercizi e di spazi dedicati al gioco ha generato un grave problema per il settore e per gli individui e le famiglie che si sostengono grazie a questa industria. È diventato uno dei ‘settori dimenticati’ nella riflessione sulle riaperture; in un periodo così complesso, è sembrato forse che il gioco non necessiti di attenzione e spazio. Invece a molti giocatori è mancato. Ovviamente la chiusura degli esercizi ha generato non pochi problemi per i giocatori, e due fenomeni in parte connessi: l’incremento del gioco online, e l’aumento della proporzione di gioco illegale. Dico connessi perché si sono affacciati all’online giocatori meno esperti, e quindi più facilmente preda di comunicazioni ingannevoli e di promesse mirabolanti. Le riaperture hanno solo in parte riassorbito questi fenomeni, che sono ancora molto persistenti, anche perché è mancata la possibilità di una comunicazione efficace sia del ritorno alla normalità, sia del contrasto al gioco illegale. Mi soffermo sulla comunicazione perché i dati rilevati per l’Osservatorio del gioco legale attestano con chiarezza che ci sono tanti giocatori illegali ‘inconsapevoli': almeno un terzo. Una campagna di contrasto efficace deve prima di tutto informare. Detto questo è evidente che in futuro molte professionalità saranno indirizzate a sviluppare il gioco online, anche per la forte sovrapposizione che si ha oggi tra videogioco e metaverso. Non possiamo che attenderci uno sviluppo forte in questa direzione.”
Lo smart working è diventato senza dubbio parte integrante della società. Quali sono stati, dunque, i cambiamenti principali nella formazione dei professionisti?
“Attenzione al tema dello smart-working: è vero che ha riguardato molte persone durante la pandemia, ma oggi è molto concentrato in alcune realtà: i lavoratori italiani che fanno abitualmente smart working non superano il 15 percento, come riporta l’osservatorio Smart working del Politecnico di Milano, secondo il quale 'nel 2022, i lavoratori da remoto oggi sono circa 3,6 milioni, quasi 500 mila in meno rispetto al 2021'. È vero che questi si concentrano soprattutto nelle grandi imprese, ma non dobbiamo dimenticare che in Italia sono in maggioranza le imprese medio-piccole, e anche nel settore del gioco molte sono imprese piccole e familiari, per cui lo smart working ha avuto un ruolo, ma alla fine marginale.”
Considerando il periodo che stiamo vivendo, di riapertura dopo la pandemia, quali sono a suo avviso le professioni più richieste in questo momento nel comparto del gaming?
“Come dicevo, lo spostamento che sarà sempre più rilevante verso il gioco online e digitale, verso una nuova customer experience sempre più immersiva, non può che generare la richiesta di professionalità specifiche e digitali. Ma non dimentichiamo che la popolazione italiana non è giovane, e che esiste una forte richiesta di socialità: per cui il gioco fisico durerà ancora per molto tempo e si ridurrà molto lentamente. Per tanti anni le professionalità abituali avranno il loro spazio nel settore. Certamente si sarà invece uno spazio aggiuntivo per professionisti della Csr e della responsabilità, in grado di generare un customer journey sempre più virtuoso e meno rischioso.”
Alla luce di questo ha riscontrato dei cambiamenti strategici nelle aziende di questo settore?
“Da un po’ di anni le aziende del settore stanno cambiando, ci sono consolidamenti e una nuova voglia di dialogo tra concessionari, e tra il settore e i diversi stakeholder. È un cambiamento importante che sembra riprendere l’esperienza di una decina di anni fa, quando gli attori del sistema avevano degli spazi di confronto abituale. C’è da rilevare inoltre che le aziende italiane hanno una grande professionalità ed esperienza, che potrebbe portare il settore ad internazionalizzare sempre di più la propria offerta.”
Facciamo un paragone tra l’online e il gioco dal vivo. Quale di questi due mondi ha subìto, secondo lei un cambiamento maggiore, e per quale motivo?
“Come dicevo, entrambi sono cambiati. Di certo una maggiore sicurezza per il giocatore, intesa come certezza del gioco legale e capacità di giocare il giusto, senza perdere il controllo, sarà uno dei temi principali dei prossimi anni, sia online, sia offline. In ogni caso non eludo la sua domanda: i cambiamenti maggiori gli ha subiti il mondo online, anche per la necessità degli operatori seri di marcare la differenza col gioco illegale.”
Tra qualche anno secondo lei sarà possibile tornare al punto di partenza oppure è una situazione che ha subìto dei mutamenti irreversibili?
“Se il punto di partenza è il periodo pre-Covid, difficilmente torneremo a quel mondo. Perché il mondo è cambiato, siamo in una fase nuova, caratterizzata da tassi di interesse crescenti – che renderanno cruciale scegliere bene gli investimenti – ed inflazione alta, che richiederà molta attenzione nel pricing e alla customer centricity. Come ogni situazione nuova, ci saranno vincitori e vinti: riuscire ad interpretare i cambiamenti sarà cruciale. Non dimentichiamo poi che è un settore molto regolato, e quindi altamente dipendente da policy makers e regulators, che oggi sono molto diversi da quelli degli ultimi anni: quindi a maggior ragione, si evolverà e non si tornerà al punto di partenza.”
Per concludere, considerando sempre il gaming, quale potrebbe essere secondo lei il futuro nel mondo del lavoro e soprattutto quali potrebbero le nuove professioni?
“Ripeto quanto detto: la digitalizzazione sarà sempre più importante, e le professioni ad essa collegate. La visione strategica l’apertura di nuovi spazi, settori e giochi non va trascurata. E ricordo ancora quanto rendere il settore sempre più responsabile e sostenibile sarà importante: ci sarà molto spazio per sviluppare sempre più questa attitudine.”