Ma il comparto, prosegue il presidente dell'Associazione concessionari giochi pubblici, sa che "una volta superata la prova pandemia dovrà confrontarsi di nuovo con temi radicali e strutturali come quello della cosiddetta 'questione territoriale' che riguarda molte regioni italiane ed i relativi distanziometri che per i parametri urbanistici che presentano (numero di metri di interdizione, tipologie di luoghi sensibili) anziché razionalizzare e ridurre l’offerta di gioco di Stato di fatto ne impediscono l’esistenza sulla sostanziale totalità dei territori, chiedendo anche alle realtà preesistenti di fare le valige. Ciò riguarda la Regione Lazio, ma anche la Regione Piemonte, come si vede dal dibattito di questi giorni ma anche l’Emilia Romagna o ancora la Provincia di Bolzano".
Sono però anche tante le regioni, dieci che "in questi anni, preso atto del riflesso concretamente espulsivo dei parametri urbanistici sono tornate sui loro passi o hanno concepito distanziometri 'sostenibili', attenzione, puntando tutto sull’effettivo contrasto al disturbo da gioco d‘azzardo, nella consapevolezza maturata che un proibizionismo, anche involontario, anche meramente di fatto, anche solo marginalizzante determina effetti collaterali non voluti".
Quali sono gli effetti indiretti non voluti?
Cardia li enumera uno per uno: "C’è il tema della perdita di livelli occupazionale dai territori, della chiusura delle imprese, della perdita di gettito e di assicurare alle città anche nelle periferie il decoro che meritano senza concentrazioni per proibizionismo di fatto o marginalizzazione che sia (oggi è impensabile aggiungere disoccupazione, chiusure di imprese, perdita di gettito al dramma della pandemia).
C’è il tema della perdita del presidio della legalità dai territori (altrettanto impensabile aggiungere motivi di espansione dell’illegalità a quelli offerti dal disagio provocato dalla pandemia).
C’è il tema del proibizionismo e della marginalizzazione che non rispondono allo scopo di tutelare le persone sotto il profilo sanitario".
A fronte di tutto questo "non solo a livello nazionale ma anche a livello nazionale si registra grande consapevolezza ma serve l’ultimo sforzo per rendere efficace quell’Intesa Stato/Regioni portata a termine con une enorme lavoro delle istituzioni coinvolte. Serve chiudere con il Riordino".
Ma oggi "la Regione Piemonte, come la Regione Lazio anche seguendo l’esempio virtuoso di altre regioni possono intanto rimandare l’entrata in vigore dell’espulsione della sostanziale totalità realtà esistenti dalla sostanziale totalità dei territori per valutare gli aspetti urbanistici, come gli effetti indesiderati e concentrare ogni misura sull’effettivo contrasto al disturbo da gioco d’azzardo così come sul decoro di tutti i territori, periferie comprese", conclude la sua presentazione introduttiva Cardia che, in chiusura, sottolinea con favore le parole del sottosegretario all'Economia Claudio Durigon, sia per quanto riguarda i lavori in corso sulle riaperture, che per le misure che dovrebbero essere previste nel prossimo decreto Sostegni 2.