Digitale, Capecchi (Fondazione Lottomatica): 'Nuovi punti di vista per nuovi paradigmi'
La presentazione del libro 'Lo Stato digitale' di Luisa Torchia (Roma Tre) fa da spunto a un dibattito promosso da Fondazione Lottomatica sulle interazioni tra innovazione e diritto pubblico.
Il digitale in Italia e in Europa alla sfida della regolazione, nell’interesse delle imprese e dei cittadini. È questo il tema attorno al quale ha fatto perno il dibattito che si è svolto ieri in occasione della presentazione del libro dal titolo "Lo Stato digitale" (Il Mulino) scritto da Luisa Torchia, professoressa di Diritto amministrativo presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre.
Il volume è stato presentato nel corso di un evento promosso a Roma dalla Fondazione Lottomatica, presso il Centro studi americani. "È il primo dibattito del ciclo di incontri e presentazioni di libri promosso da Fondazione Lottomatica sui temi dello sviluppo sostenibile e digitale e dell’attualità sociale ed economica italiana e internazionale”, afferma il presidente di Fondazione Lottomatica Riccardo Capecchi, che poi spiega: “Vogliamo approfondire le tematiche che riguardano le persone e fornire una nuova chiave di lettura sui nuovi paradigmi, questa iniziativa rappresenta il primo passaggio per provare a interrogarci sulle cose che ci possono cambiare la vita".
L'autrice nel saggio fa il punto della situazione sulle interazioni esistenti tra innovazione da un lato e diritto pubblico dall’altro: "Nel mio libro racconto come il fenomeno delle nuove tecnologie incrocia il diritto, in particolare il diritto pubblico, costituzionale ed amministrativo, e perché le regole che ci sono non sono più sufficienti e bisogna farne di nuove disegnate proprio su questo fenomeno che è un fenomeno nuovo. Regole che devono essere anche condivise con l'Unione Europea e gli altri stati perché questo è un fenomeno che non ha confini nazionali e nessuno Stato può regolarlo da solo".
Il costituzionalista e componente del board di Fondazione Lottomatica Alfonso Celotto sottolinea che "la digitalizzazione è un processo molto più lungo di quello che pensavamo, da un lato sta investendo lo Stato, le amministrazioni, la giustizia. L'altro grande dilemma è chi regola il digitale, cioè se gli Stati sono capaci di riuscire a regolare, a normare il digitale o il digitale si autoregola. Servono quindi regole e garanzie, molto spesso siamo prigionieri di queste grandi piattaforme che molto spesso diventano difficili da regolare proprio per la velocità dei fenomeni".
Il prefetto Bruno Frattasi, nuovo direttore dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ricorda che "lo stato della sicurezza oggi va correlato agli attacchi a cui siamo sottoposti, in questo momento, ci sono attacchi che mettono in grave o media difficoltà le nostre amministrazioni, ma anche le società pubbliche, come le società pubbliche di trasporto urbano che per alcune ore hanno registrato disservizi online, servizi di grandi società pubbliche che non sono stati disponibili, si tratta di attacchi che comportano un danno reputazionale, un danno di immagine che resta nella memoria del cittadino, dell'utente e non può essere banalizzato. La sicurezza oggi è affidata anche alla capacità di difendersi da questi attacchi che comportano un danno nei sistemi informativi di questi giganti".
Nel libro per ciascun tema sono ricostruiti non soltanto gli sviluppi della disciplina, ma anche i problemi giuridici e istituzionali connessi, il dibattito scientifico, gli orientamenti giurisprudenziali, con ampi riferimenti anche ad esperienze di altri Paesi. "La digitalizzazione è una delle priorità del nostro paese", il commento di Agostino Santoni, vice presidente di Confindustria per il Digitale. "Attraverso il digitale si può rendere il Paese più inclusivo e più competitivo, e può essere uno straordinario driver per l'utilizzo dei fondi del Pnrr".
Secondo il direttore generale di Assonime Stefano Firpo, “ci troviamo in una fase in cui su questo fronte l’Europa si sta dando molto da fare: l’Ue sta provando a utilizzare le regole per creare competitività”. Si tratta di un esperimento ambizioso – conclude – “perché il gap da colmare è molto ampio”.
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