Il tema è dibattuto da tempo ma non è ancora stato affrontato “concretamente”, nonostante le reiterate proposte presentate dagli operatori dell'industria del gioco, e anche da alcune parti politiche. Ma, in questa fine estate, nella calma apparente tipica di questo periodo dell'anno, è balzato di nuovo sotto i riflettori grazie all'incontro tenutosi ieri, 25 agosto, fra il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, e il direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, Marcello Minenna.
Stiamo parlando delle “modalità tramite le quali realizzare la compartecipazione del Governo locale al gettito erariale in materia di accise e di giochi”, uno dei temi al centro del confronto di poche ore fa, insieme con i presidi di vigilanza territoriale nelle materie di competenza dell’Agenzia e le conseguenti necessità logistiche.
Un argomento non di poco conto, che è
uno dei baluardi del progetto di riforma della regolamentazione del gioco pubblico lanciato dallo stesso Minenna alla fine di maggio, nell'ambito dell'open hearing organizzato da Adm sulla riforma del retail, che ha visto la partecipazione di vari stakeholder del settore, chiamati a presentare le proprie osservazioni e proposte in merito.
Anche sulle ipotesi di "razionalizzare le reti di vendita sotto il profilo numerico, qualitativo e della diffusività sul territorio” e di “resettare le leggi regionali”, affidando all'Agenzia “una delega a scrivere un testo unico dei giochi”, partendo dal “dialogo con tutti gli attori coinvolti”, come affermato proprio da Minenna nel corso dell'open hearing.
Un'idea condivisa da gran parte delle associazioni di settore partecipanti all'appuntamento di maggio, a cominciare dalla triade composta da
Acadi, Egp e SgI, per le quali la "compartecipazione regionale e comunale al gettito erariale è
obiettivo primario e condivisibile, escludendo quindi "ulteriori incrementi dei prelievi a carico dei concessionari o dei giocatori",
da As.tro, per la quale di pari passo serve “una
fiscalità sostenibile e prevedibile, ovvero che consenta di poter pianificare gli investimenti senza essere ostaggio di continui correttivi dettati da opportunistiche esigenze di cassa (come è accaduto con tutti i governi che si sono succeduti), e da Sapar, per cui la compartecipazione al gettito può essere “derivante anche dalle sanzioni amministrative riscosse dallo Stato”.
L'ipotesi lanciata da Minenna viene sposata anche da Gn Media, editrice della piattaforma GiocoNews, che nelle
osservazioni inviate ad Adm dopo l'open hearing suggerisce, “ricalcando lo spunto della compartecipazione degli Enti locali ai proventi del gioco,
l'introduzione di meccanismi come quello delle cosiddette 'Good causes', utilizzate in altri Paesi europei (come Spagna, Finlandia o altri) e non (Regno Unito), che in Italia si tradurrebbero nell'adozione di una legge di scopo. Come del resto già parzialmente utilizzata per esempio nel gioco del Lotto con la destinazione ai beni culturali, o con le altre esperienze pregresse della destinazione dei proventi delle scommesse dedicati al Coni o all'ippica. Ciò consentirebbe la creazione di un circuito virtuoso e il superamento della cosiddetta 'Questione territoriale' che sta compromettendo il gioco legale”, senza dimenticare la necessità di “un'adeguata attività di comunicazione, come avvenuto in Regno Unito, con la riforma del settore, ormai tanti anni fa, e in altre esperienze di successo”.
Passando al fronte di chi è interessato “concretamente” dalla compartecipazione al gettito erariale derivante dal gioco, vale a dire
Regioni e Comuni, - al centro dello speciale pubblicato sul numero della rivista GiocoNews di luglio e agosto, consultabile nella sua interezza a questo
link – emergono
posizioni contrastanti.
Se per l'assessore alla Salute e welfare della Regione Umbria, Luca Coletto, tali somme “nel caso delle Regioni dovrebbero essere utilizzate per coprire totalmente le spese di cura e riabilitazione dei soggetti affetti da ludopatia, mentre i Comuni dovrebbero reinvestire quelle risorse per finanziare progetti finalizzati alla sicurezza e controllo del territorio. Diversamente non sarebbe etico", per l'omologo veneto, Manuela Lanzarin, sono "da escludere interventi autoritativi in materia, soprattutto se influenzati da una visione economicistica inadatta a cogliere la complessità dei temi inerenti il gioco con vincita in denaro nel nostro Paese”.
Per i Comuni,
la consigliera di Roma Capitale Sara Seccia (Movimento cinque stelle), vice presidente dell'Assemblea capitolina e referente comunale sul tema del Gap si dice fermamente contraria ad un gettito erariale proveniente dal gioco con vincita in denaro, seppur razionalizzato. “Credo fermamente – e coerentemente con il lavoro portato avanti – che le entrate per lo Stato e per gli Enti pubblici non debbano originarsi tramite l'azzardo. Lo trovo eticamente scorretto.
Si dice di voler combattere la patologia del Gap e poi si lucra su di esso, addirittura estendendo gli introiti agli Enti locali? Una contraddizione in termini".
Per Domenico Faggiani, responsabile del Tavolo sulle problematiche dell'Osservatorio sul gioco d'azzardo patologico per Anci, invece “Nel riordino è importante porre, come uno dei punti centrali, il contrasto alla dipendenza da gioco. Per questo occorre prevedere l’assegnazione di maggiori risorse agli Enti locali.
Da un lato incrementare il fondo nazionale Gap, con il quale vengono finanziati i piani regionali di prevenzione e cura della dipendenza da gioco. Dall’altro destinare risorse direttamente ai Comuni perché possano essere messi in condizione di svolgere il loro ruolo a tutela del cittadino, e quindi anche della sua salute, e di contrasto ad ogni forma di illegalità, compresa quella nel settore del gioco con vincita in denaro".
Comunque vada, la compartecipazione delle amministrazioni locali al gettito erariale derivante dai giochi è già prevista per i casinò, con gli esempi lampanti della Regione Valle d'Aosta e dei Comuni di San Remo e Venezia, e, in generale, per i giochi, in Regioni a statuto speciale come la Sardegna e la Sicilia.
E non è detto che la sua estensione a tutto il territorio nazionale possa portare a quello che auspica il settore, cioè alla modifica delle normative locali vigenti, vista la “convenienza” che Regioni e Comuni avrebbero a non bloccare le attività di gioco.