Minenna (Adm): 'Gioco, troppe norme creano confusione fra legale e illegale'
Alla firma del protocollo d'intesa con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avellino, Minenna (Adm) evidenzia che la stratificazione di norme nel gioco 'avvantaggia' l'illegalità.
Scritto da Redazione
“È normale la stratificazione di norme – nazionali, regionali, comunali, pareri dei tribunali amministrativi – che caratterizza il settore del gioco? Il risultato finale è la confusione: non si capisce più qual è il limite del comparto legale e dell'illegale”.
A sottolinearlo è il direttore generale dell'Agenzia delle accise, dogane, monopoli, Marcello Minenna, in occasione della firma di un protocollo d’intesa con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avellino, oggi, venerdì 28 ottobre, a Roma.
“L'Antimafia poco tempo fa ha dichiarato che l'illegalità nel gioco ha profitti più elevati che in qualsiasi altro settore: questo perché ci sono elementi di promiscuità fra ciò che si 'può' fare e ciò che 'non si può' fare”, rimarca il Dg.
Minenna quindi afferma: “Quando nel 2020 abbiamo attenzionato il settore del gioco pubblico ed illegale e io sono diventato direttore generale dell'Agenzia delle accise, dogane, monopoli c'era un incredibile confusione nel settore: l'assimilazione con la ludopatia, non si erano chiariti i perimetri di riferimento dei diversi ambiti, quindi nessuno poteva parlare del gioco.
I dati lo dimostrano: l'aumento del gettito del gioco che abbiamo registrato dimostra che le procedure di vigilanza, le sale operative e di intelligence, l'incremento dei rapporti istituzionali, hanno riportato i flussi finanziari dall'illegalità alla legalità. In un anno sono aumentate del 16 percento le entrate per lo Stato: vuol dire che all'illegalità è stato sottratto qualcosa.
Gli obiettivi quindi sono: portare nel recinto i buoi e vigilare sul recinto”.
Nel suo intervento il direttore generale di Adm ricorda: “L'idea di attuare protocolli con altri enti mi è venuta in virtù dell'esperienza che ho avuto alla Consob, dove ho lavorato tanti anni: ricordo nel 1996 la sottoscrizione di un protocollo con la Procura di Milano e la Scuola superiore di magistratura.
Un conto è poter studiare le patologie, le questioni tecniche e determinati fenomeni nell'ordinario, un conto e doverli andare ad 'inseguire' in occasione di una delega specifica. È come dover preparare un esame in 24 ore: non consente di sedimentare le informazioni, fatto che è invece essenziale, soprattutto in ambiti che hanno elementi evolutivi, perché altrimenti c'è il rischio di non mettere a fuoco il fenomeno”.