Vavolo (Cgia Mestre): 'Pandemia, gioco fisico penalizzato anche a livello lavorativo'
Andrea Vavolo, ricercatore della Cgia Mestre, parla dei cambiamenti lavorativi avvenuti durante il periodo di pandemia di Covid-19, anche nel settore del gioco.
Seconda puntata dello speciale Gioco e lavoro pubblicato sulla rivista cartacea di maggio (consultabile online a questo link). Dopo Andrea Alemanno, principal nella divisione di consulenza strategica IpsosS3, è la volta di Andrea Vavolo, ricercatore della Cgia Mestre.
Dopo la pandemia il mondo ha ricominciato a camminare. Nonostante questo i cambiamenti a livello lavorativo e occupazione sono stati piuttosto evidenti a partire dai numeri, per non parlare delle abitudini e delle relazioni umane. Queste trasformazioni hanno toccato anche il settore del gioco, che è stato uno dei più colpiti dagli effetti dei lunghi mesi di lockdown imposti dai provvedimento di contenimento del Covid 19.
Tuttavia, ora che ci siamo lasciati alle spalle questi anni difficili, qual è la situazione attuale? Siamo tornati al punto di partenza o i cambiamenti che si sono verificati possono dirsi irreversibili? Difficile dare una risposta in questo momento anche se possiamo analizzare alcuni numeri.
Secondo i dati riportati dall’Istat, nel 2019 le aziende individuate dal codice Ateco 92, riguardanti lotterie, scommesse, case da gioco erano in totale 8.271 con 40.003 addetti ai lavori di cui 30.467 dipendenti, un fatturato di 13 miliardi 929 milioni e 445mila euro e investimenti per 243 milioni e 835 euro. Nel 2020, ovvero durante il periodo di piena pandemia, il calo occupazionale è stato più che evidente e le imprese si sono ridotte di circa 200 unità scendendo fino a 8.076, con il numero di addetti ai lavori che è diminuito a 37.852, di cui 28.754 dipendenti, e un fatturato di 11 miliardi 139 milioni 953 mila euro.
Il dato più preoccupante, però, è stato quello legato agli investimenti che sono scesi di quasi la metà, fino a 130,769 milioni. Ora la situazione reale del 2021 è ancora abbastanza sconosciuta anche perché l’Istat pubblicherà questi dati nel novembre del 2023. Tuttavia, rimane la percezione che qualcosa sia cambiato e che anche il mondo del gaming abbia avuto delle trasformazioni da considerare irreversibili. Di questi argomenti parla a Gioco News Andrea Vavolo, ricercatore della Cgia di Mestre.
Negli anni di pandemia il mondo del lavoro ha subito senza dubbio dei grossi cambiamenti. In base alla sua percezione quali sono stati quelli più evidenti nel comparto legato al gaming?
“I lunghi periodi di sospensione forzosa dell’attività hanno determinato uno spostamento dal gioco fisico al gioco a distanza.”
Considerando anche il cambiamento nel modo di lavorare, e mi riferisco soprattutto allo smart working che ha toccato il settore del gioco, ci sono state delle professioni che sono nate in questo periodo?
“Non ho elementi in questo momento per parlare della nascita di nuove professioni, sicuramente vi è stato un cambiamento nelle abitudini nel mondo del lavoro. Soprattutto per quello che riguarda le relazioni. A livello generale e non soltanto nel mondo del gaming vi è stato un veloce e generalizzato apprendimento almeno delle conoscenze informatiche di base. Questo ha portato a rapportarsi sempre più online e a ridurre gli spostamenti, riducendo gli eventi in presenza a quelli di maggior importanza.”
Le aziende, invece, che direzione hanno preso a livello strategico in questi ultimi anni?
“A livello di sensazione presumo che la tendenza sia stata quella di andare verso una differenziazione dell’attività in modo da assicurare la sopravvivenza dell’azienda, aumentare la qualità e approfondire le possibilità di utilizzare le nuove tecnologie.”
Per quanto riguarda le professioni già esistenti, invece, quali sono stati i cambiamenti più evidenti che lei ha percepito?
“Si è andati verso una maggiore incidenza degli ambiti professionali che riguardano il web e nuove modalità di proporre i propri prodotti e servizi.”
Se prendiamo in considerazione sia il gioco online che quello dal vivo, a lungo termine quali sono stati, secondo lei, gli effetti della pandemia dal punto di vista lavorativo?
“Stiamo conducendo uno studio per l'associazione As.tro per rispondere a questa domanda, a livello di sensazione pensiamo che i livelli occupazionali del gioco fisico ne abbiano sofferto.”
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