"Il modello concessorio sta andando stretto al mercato. Il volume di raccolta è sempre in crescita, e ridurre gli operatori non servirà a comprimere il mercato."
La sottolineatura è dell'avvocato Stefano Sbordoni, fondatore dello studio Sbordoni & Partners ed esperto del mercato del gioco dall'alto della sua ventennale esperienza nel settore, il quale intervendo oggi, 18 febbraio, al panel "Nuove regole per un nuovo mercato. Come cambia l'industria del gaming tra riordino e bandi", realizzato da Gioconews nell'ambito di Enada Primavera 2025, non ha esistato a evidenziare quelle che, a suo parere, sono le principali falle del riordino del gioco pubblico tutt'ora in fase di assestamento.
"Le attese o le previsioni sono complesse da fare ma percepiamo delle avvisaglie", spiega Sbordoni. "Ci sono problemi e ricorsi sui Punti vendita ricariche e sulle concessioni, e stiamo aspettando gli esiti. Ci sono varie ipotesi, tra le quali il rigetto dell’impugnativa nell'attesa dell nuovo albo che sarà completamente operativo".
"Ma le tematiche sono davvero tante", continua l'avvocato, "e diciamo che nasce una riflessione diversa: come può essere produttivo un Pvr nella nuova configurazione? La sentenza del 7 maggio da l’impressione che tutto rimarrà cosi per il bando vista la scadenza del 30’maggio che è molto ravvicinato."
"Si pensa ad una regolamentazione del gioco ideata per il player, tuttavia io rimango sempre un fan di un soggetto istituzionale che sia regolatore ma anche indirizzatore del mercato, sempre nell’interesse generale."
E sottolinea come il problema sia anche legato a "un settore che si riconosce ma si disconosce un giorno si e l’altro pure".
Sottolinea quindi che "l’authority dovrebbe solo porre i paletti, mentre la multiculturalità dovrebbe essere una conseguenza del mercato e non una cosa imposta dall’alto".
Spiega ancora che "il concessionario fa quello che dice l'Agenzia dogane e monopoli, ma poi se la politica attacca il settore il concedente fatica ad essere un reale regolatore del mercato".
E chiosa, Sbordoni, evidenziando che sarebbe necessario avere "un’authority e soprattutto un’omogeneizzazione dei sistemi tecnologici, perché è qui il vero prpblema, ed è da qui che nascono tutte le criticità."