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Strategie contro la denatalità, la Fondazione Lottomatica fa il punto

21 maggio 2024 - 12:57

Il report 'Famiglia, asili, servizi e tempi. L’agenda Fast per contrastare la denatalità in Italia', condotto da Percorsi di secondo welfare per Fondazione Lottomatica, si concentra sulle strategie da mettere in campo per fermare l'inverno demografico del Paese.

Scritto da Redazione

“Emergenza demografica, denatalità e conciliazione vita-lavoro in Italia”: sono al centro del primo rapporto stilato da Percorsi di secondo welfare per Fondazione Lottomatica, che si propone di fare luce su temi fondamentali per il futuro del Paese.

A curarlo sono Maurizio Ferrera, professore ordinario di Scienza politica presso l’Università degli Studi di Milano, Franca Maino, professoressa associata presso il Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università degli studi di Milano e Celestina Valeria De Tommaso, dottoranda in Studi politici presso il Nasp Graduate school dell’Università degli studi di Milano.

Lo scopo di questo Rapporto preparato per la Fondazione Lottomatica è proprio quello di presentare in modo sistematico dati, informazioni e diagnosi in merito agli ostacoli che condizionano e frenano oggi le scelte riproduttive delle coppie italiane.

Dal titolo “Famiglia, asili, servizi e tempi. L’agenda Fast per contrastare la detanalità in Italia” il report muove da un'importante considerazione: “Secondo i demografi, i Paesi Ocse - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sono entrati in quello che viene chiamato 'inverno demografico, ossia la fase in cui il rallentamento dei tassi di fertilità che ha innescato la transizione sembra aver raggiunto il proprio plateau negativo e l’ondata di 'degiovanimento' fa chiaramente sentire i propri effetti anche nelle fasce di età attive. In questo generale contesto, l’Italia si trova in condizioni di particolare criticità, molto vicina al Giappone. Da noi il degiovanimento è particolarmente intenso in termini numerici (sempre meno giovani) e si accompagna alla debole presenza dei giovani nella società e alla loro bassa partecipazione al mercato del lavoro. Il tasso di dipendenza degli anziani dagli occupati ha raggiunto il valore di 0,4. Grosso modo, ciascun occupato finanzia con il proprio reddito l’insieme dei trasferimenti e dei servizi di 0,4 anziani: si sobbarca, cioè, il 40 percento circa delle spese. Ci sono altri elementi da considerare (ad esempio i trasferimenti intergenerazionali, le imposte comunque versate dagli ultrasessantacinquenni e così via). Tuttavia, 40 percento è un valore elevato sul piano comparativo, quasi doppio rispetto ai soliti inarrivabili Stati nordici. E il tasso di dipendenza italiano potrebbe raggiungere il 100 percento già nel 2050: un occupato, un pensionato”.

Come fare per invertire la rotta? Per ottenere risultati durevoli, dicono gli studiosi, “la promozione della natalità non può limitarsi a misure creative e simboliche, ma deve poggiare su strategie ad ampio raggio” come “congedi familiari più lunghi, incentivi per i padri, il diritto a un posto negli asili nido per ogni bambino/a, imposte calibrate in modo da premiare le famiglie numerose”, come ha fatto, ad esempio, la Germania.

Ma in Italia, purtroppo, “vi è ancora una scarsa consapevolezza della sfida demografica, una insufficiente attenzione verso le analisi e le proposte degli esperti, una persistente inadeguatezza ed erraticità delle politiche pubbliche, di quell’insieme di regole e interventi dello Stato nella sfera del lavoro, delle relazioni familiari, del fisco e delle prestazioni sociali che impattano sulle scelte riproduttive”.

Una speranza potrebbe venire dall'attuazione del Pnrr – Piano nazionale di ripresa e resilienza, che include almeno due interventi importanti. “Il primo è il piano asili nido, che prevede la messa a disposizione di circa 250.000 posti per la fascia 0-6 anni. La seconda è la riforma delle politiche per la non-autosufficienza, che prevede l’espansione dei servizi domiciliari e residenziali per gli anziani fragili. Per produrre i risultati potenziali sull’occupazione femminile, la work-life balance e, da ultimo, la natalità, tutti questi interventi dovrebbero però essere strettamente connessi alle condizioni del mercato del lavoro, dando priorità alle aree in cui c’è maggiore carenza di servizi, che coincidono quasi sempre con le aree caratterizzate da livelli più bassi di occupazione femminile. Una più incisiva attuazione dell’approccio work-life balance avrebbe effetti positivi anche sulla crescita economica. Secondo un recente Rapporto del Parlamento europeo (Mapping the cost of non-Europe, 2022-2032), un incremento del 10 percento degli attuali investimenti nel settore dell’assistenza all’infanzia e agli anziani potrebbe produrre un incremento del Pil europeo fino a 50 miliardi annui. Altri 35 miliardi potrebbero derivare dalla maggiore occupazione femminile (Eprs 2023). Che cosa aspettiamo ad attivare questo circolo virtuoso nel nostro Paese?”.

Per attivare il circolo, si legge nel report, “occorre chiudere, definitivamente, le bocche carsiche e trasformare l’agenda donne/minori/ natalità in un fiume in piena”.

Per questa strategia viene riproposta l’agenda “Fast” per le donne italiane. “In inglese, il termine vuol dire “veloce”. Siccome non possiamo più sprecare tempo, i contenuti dell’agenda devono assumere carattere di urgenza, imporsi all’attenzione di Governo, Parlamento, parti sociali e tradursi rapidamente in misure concrete. Fast può essere letto anche come un acronimo. Le sue quattro lettere rimandano ad altrettante direttrici di marcia, a obiettivi da raggiungere. F come famiglia: trasferimenti e agevolazioni fiscali capaci di ridurre il costo dei figli senza disincentivare il lavoro delle madri. A come asili, soprattutto nidi. S come servizi, di modo che donne (e uomini) non debbano sacrificare la procreazione per i troppi carichi di cura. T come tempi: orari flessibili, lavoro 'agile', riorganizzazione dei 'tempi della città' e così via”.

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