Giochi e riordino: l'esigenza diventa emergenza, ma ignorata
Tra questione territoriali, caso banche, 'lan gate', situazione amusement e rinnovo concessioni, il riordino del comparto diventa priorità assoluta: ma non per il governo.
Il comparto del gioco pubblico torna ad essere protagonista sui banchi del Parlamento. Ma non come dovrebbe. Sì perché, a differenza di quanto era stato promesso e indicato dal governo, quando era stato predisposto il testo del disegno di legge delega mirato al riordino del settore, da sottoporre al vaglio del Consiglio dei Ministri, per poi approdare alle camera per la duplice analisi procedurale, questo iter non è mai stato attivato: e oggi si torna ad affrontare la materia nella solita maniera. Cioè quella emergenziale (tipicamente italiana), inevitabilmente raffazzonata e difficilmente risolutiva, di fronte ai tanti (troppi) problemi ancora esistenti e irrisolti, che il governo continua a portarsi dietro da ormai diverse legislature. Promettendo, appunto, un riordino generale del comparto che continua a non arrivare. Il risultato è noto a tutti: ovvero, una situazione di confusione generale e totale inceretezza che non può certo portare nulla di buono, sotto ogni profilo. Non soltanto per gli addetti ai lavori, che si trovano a navigare a vista, in un mare sempre più agitato che non permette di scorgere alcun orizzonte. Con le concessioni ormai tutte in scadenza e già sottoposte a un regime di proroga (con quelle delle scommesse che stanno per vedere approvata l'ennesima) e con una serie di situazioni che non permettono di programmare il futuro. A partire dai problemi che continuano a esistere sui vari territori, tra leggi regionali ancora esistenti e altre con scadenze ormai in dirittura di arrivo, che minacciamo l'offerta di gioco legale. Cioè quella dello Stato. Proprio per questo, dicevamo, il problema non è soltanto degli addetti ai lavori, ma anche delle stesse istituzioni e degli enti locali, visto che la situazione in cui un pezzo di Stato rende illegale un settore governato dallo Stato stesso, oltre a rappresentare un paradosso poliltico costituisce anche un problema tecnico e amministrativo, che nessuno sa più come gestire. Motivo per cui il riordino del gioco pubblico diventa ancora più urgente e necessario: anche se il governo continua a non volersene rendere conto. O, comunque, a occuparsi di altro. Per carità, di cose da dover gestire, in questo momento, ce ne sono fin troppe, e pure di priorità assoluta: dalla guerra in Ucraina ai successivi rincari delle materie prime e dell'energia che si riflettono in aumenti per tutti i cittadini e per le imprese che l'esecutivo vorrebbe limitare, se non addirittura sterilizzare, proprio mentre si sta cercando di portare a casa tutte quelle riforme urgenti imposte dal Pnrr, per non rischiare di perdere i fondi provenienti dal Recovery Fund. Motivo per cui il riordino del gioco non può essere considerato prioritario. Comprensibilmente, pure. Solo che adesso la situazione del comparto è divenuta talmente complessa e delicata, che non può più essere ignorata. Anche perché, sommando tutti i problemi che necessitano di interventi legislativi di carattere anche urgente, sarebbe addirittura molto più facile attuare quell'attesa riforma generale attraverso la legge delega, piuttosto che intervenire in maniera frastagliata su più segmenti dello stesso settore, rischiando soltanto di andare ad alimentare ulteriormente il già altissimo livello di complessità.
Oltre ai problemi già citati con il territorio e con il rinnovo delle concessioni, ancora oggi impossibile, ci sono un'altra serie di questioni con carattere di urgenza che il parlamento di sta trovando a dover affrontare: dalla questione delle banche, sollevata nei giorni scorsi da alcuni parlamentari ottenendo un riscontro da parte del sottosegretario all'economia e una promessa di intervento, a quella del settore del puro intrattenimento che lamenta l'impossibilità di poter procedere con l'omologazione dei giochi prevista dalla normativa, mentre dentro e fuori dal settore si cerca di capire come poter regolamentare l'offerta di gioco diversa da quella tradizionale e spesso legata alle attività – sempre più diffuse – degli sport elettronici. Insomma, si tratta di un insieme di situazioni talmente vasto, complesso e ricco di sfaccettature, che diventa impensabile poterlo gestire attraverso una serie di ulteriori toppe legislative ricamate d'urgenza dalle Camera, tra un provvedimento e l'altro. Anche se sembra essere proprio questa, a quanto pare, la linea politica che si sta scegliendo di perseguire. Provando a rimandere il problema alla prossima legislatura. Ovvero, esattamente some è stato fatto dagli utlimi governi che si sono susseguiti dal 2016 a oggi: quando si iniziava a parlare di riordino, senza mai affrontarlo davvero.