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Gioco e sale lan: se la politica grida contro sé stessa

09 maggio 2022 - 10:09

La politica che inveisce contro la malapolitica: nel polverone sollevato sul “langate”, occorre ricercare le origini del problema, racchiuse nelle azioni e ideologie anti-gioco.

Scritto da Alessio Crisantemi

Siamo alle solite. E' bastata un'operazione di controllo – neanche tanto imponente, a dirla tutta – da parte dell'Agenzia delle dogane e dei Monopoli, a far scattare una nuova emergenza, legata ancora una volta al mondo del gaming. Solo che stavolta il fronte è un po' più ampio rispetto a quello del gaming “tradizionale” o del gioco d'azzardo, andando a includere le altre forme di intrattenimento, toccando in qualche modo anche il mondo degli esports. E qui (apriti cielo!) è successo il finimondo: con tanto di sollevazione popolare, ampia copertura mediatica e (guarda caso) movimentazione politica, al punto da portare una serie di gruppi parlamentari a chiedere un intervento immediato al governo per risolvere una situazione definita, da più parti, come “paradossale”. E il governo ha pure risposto, altrettanto prontamente, promettendo un'attenzione sul tema e un'imminente regolamentazione del fenomeno esports. Peccato però che la faccenda in questione e, quindi, il problema da risolvere, non riguarda affatto gli sport elettronici, per i quali era già stato avviato un'iter (per quanto, comunque, discutibile e quindi perfettibile), che il sottosegretario all'Economia ha soltanto dovuto ricordare nella sua risposta a un'interrogazione sul tema: si tratta, invece, di una materia che il Legislatore dovrebbe già conoscere, e anche piuttosto bene, essendosene occupato più volte e pure di recente, relativa al comparto “Amusement”. Anzi, a ben vedere, se ne sta occupando proprio in questi giorni visto che – come riportato su queste pagine – il parlamento starebbe addirittura valutando alcune proposte di modifica alle nuove regole di omologazione, introdotte pochi mesi fa in seguito a una recente modifica normativa, che ha creato non poco scompiglio, dentro e fuori al settore. Anzi, a dire il vero, è proprio da questa normativa che si è generato il caso delle sale lan, visto che tutto questo è scaturito – come abbiamo raccontato passo dopo passo – dall'esposto di un operatore del settore che lementava, dimostrandola, la concorrenza illecita operata da alcuni locali pubblici che ospitavano prodotti da gioco in maniera non conforma alle normative. Di questo si tratta, dunque. E non certo di un attacco al mondo degli esports, come si è potuto leggere o ascoltare all'indomani dei sequestri. Solo che la politica, come nelle peggiori tradizioni italiane, è solita cavalcare l'onda emotiva, soprattutto se si parla di giovani e di mercati emergenti, chiedendo interventi immediati e risolutivi, salvo poi passare al prossimo caso di interesse mediatico o generale (si costerna si indigna e si impegna, poi getta la spugna con gran dignità, cantava De Andrè..), senza mai andare in profondita.

Anche se stavolta, va detto, alcuni esponenti di partito (o di Movimento) hanno voluto tentare di vederci chiaro, provando ad approfondire il caso delle sale lan per cercare di capire qualcosa in più. E chissà se potranno rendersi conto che tutto questo, in realtà, nasce proprio a causa di quella ideologià “anti-gioco” - e delle relative azioni che ne sono conseguite - promossa e perseguita da quegli stessi gruppi politici che oggi si indignano per la mancanza di leggi ad hoc a tutela delle attività. Sì, perché ciò che è emerso dalle carte relative all'operazione condotta dall'Agenzia delle Dogane è che non c'è stata alcuna campagna in atto contro l'attività di gioco competitivo o altro, ma un semplice contollo di alcuni locali pubblici per valutare l'esistenza delle autorizzazioni necessarie per offrire attività di gioco. Come avviene, normalmente, in tutti i locali italiani, a cadenza pressoché quotidiana. E come avviene altrettanto normalmente in seguito a ogni controllo, se vengono individuati dei giochi offerti al pubblico senza le adeguate autorizzazioni, vengono posti i sigilli ed eseguiti i sequestri. Proprio come accaduto non solo a Bergamo, ma anche a Roma e in diversi locali, in quello che è stato ribattezzato come “lan gate”. Ciò che hanno fatto i controllori dell'Agenzia, in effetti, è stato semplicemente adottare le norme vigenti in materia di gioco e di pubblici esercizi, seguendo cioè i dettami previsti dal Tulps, dal decreto Balduzzi e dai vari provvedimenti derivati. Tutti figli di una regolamentazione non solo incompleta, ma anche incoerente e spesso inefficace, perché figlia di quella ideologia di cui sopra, che ha portato il legislatore a intervenire più volte, negli anni, introducendo norme e sanzioni, in maniera raffazzonata e pure grossolana, con provvedimenti di urgenza e mai attraverso soluzioni ragionate o interventi di sistema. Proprio come si rischia di fare oggi, invocando interventi urgenti per evitare la chiusura di sale lan o la compromissione delle attività legate agli esports.
In realtà, vogliamo ribadirlo, il problema è molto più ampio e generale e non è neppure nuovo: almeno, per chi si occupa di gioco già prima dell'esplosione del (presunto) “lan gate”. E la soluzione non può che essere ricercata in un processo di riforma, che potrebbe prendere due direzioni: quella del Riordino generale dell'intero comparto del gioco pubblico, all'interno del quale rientra, da sempre, anche il comparto Amusement e, quindi, tutte le forme di intrattenimento, oppure, quella della separazione tra i due “mondi” del gioco, con o senza vincita in denaro, attribuendo la competenza del settore del puro intrattenimento ad altro ministero, per esempio il Mise. In entrambi i casi, però, non stiamo parlando di nulla di nuovo, bensì di due aspetti che vengono invocati ormai da anni dall'industria italiana del gaming. Senza però trovare mai ascolto (vero) nella politica: che oltre a promettere, sia pure più volte, una grande riforma del gioco, non l'ha mai realizzata. E chissà perché dovrebbe farlo ora, come alcuni si ostinano a raccontare, proprio quando la legislatura sta volgendo al termine, peraltro in un momento di grave crisi e preoccupazione di carattere mondiale.
Mettendo tuttavia da parte le vere mancanze (e colpe) della politica e provando a guardare alle vere possibilità di soluzione del caso, e non solo quello della sale lan, ma del gaming in senso più ampio e generale, la suggestione del momento e la grande opportunità che ha di fronte il settore, è quella di cavalcare l'onda, sfruttando la grande attenzione politica e mediatica scaturita dai sequestri delle sale lan, per provare a ottenere una regolamentazione che possa regolamentare in maniera efficacie tutte le forme di gioco, e una volta per tutte. Visto che l'esplosione del caso deriva dall'applicazione di norme troppo stringenti per le omologazioni dei giochi e da restrizioni forse eccessive, o comunque inadeguate, per i locali. E se la soluzione migliore sarà racchiusa in una riforma o in un riordino generale, oppure in un nuovo assetto del comparto Amusement, spetterà al legislatore stabilirlo: quello che è certo, però, è che non potrà essere un provvedimento d'urgenza, come quello invocato da più parti in seguito ai sequestri, a risolvere i tanti (troppi) problemi legati al mondo del gioco, in qualunque forma. Anzi, al contrario, un'altra toppa su una coperta già decisamente logora e fin troppo rammendata, non potrà certo coprire le troppe storture di un sistema che la politica ha già saputo rovinare. Che si colga quindi quest'ultima opportunità per avviare una discussione seria e ragionata, con la Commissione di inchiesta già al lavoro sul tema che continua a rappresentare un'opportunità. Se non altro per studiare e approfondire i problemi, come mai fatto prima, dopo la precedente commissione del 2003 che aveva portato alla creazione del comparto del gioco pubblico, istituendo un sistema virtuoso e all'avanguardia che le successive legislature sono riuscite a deteriorare nel tempo. Fino al degrado di oggi. E' giunto dunque il momento di ricostruire.

 

Photo by Ekta.Varia from PxHere

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