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Gioco pubblico: Melius est deficere quam abundare

17 marzo 2025 - 12:11

Nell'approccio al gioco è meglio essere moderati, sotto tutti i punti di vista: sociale, politico ma anche e soprattutto mediatico.

(Foto: Flyckr.com)

(Foto: Flyckr.com)

Melius est abundare quam deficere, dicevano i latini. Ma nel caso del gioco pubblico verrebbe da dire il contrario. Su tutta la linea. Vale per l'approccio al gambling in generale, visto che, come ben sappiamo, quando si tratta di gioco con vincita in denaro è sempre bene non farsi prendere troppo la mano. Senza bisogno di introdurre necessariamente limiti orari o restrizioni particolari, quanto piuttosto applicando il semplice buon senso ed evitare ogni tipo di eccesso. Come in tutte le cose. Ma quando si tratta di gioco è sembre meglio non abbondare anche dal punto di vista legislativo, evitando cioè la stratificazione normativa alla quale assistiamo ormai da decenni, con norme che surclassano altre norme, soprattuto a livello regionale dove le amministrazioni locali continuano a legiferare svolgendo un ruolo di supplenti (non richiesti) rispetto al legislatore centrale. Creando gli effetti (spesso devastanti) che tutti conosciamo, dando cioè luogo all'annosa e ancora irrisolta Questione territoriale.
Ma se c'è un campo in cui è tanto più opportuno deficere invece di abundare è senz'altro quello della pubblicità del gioco. Ed è forse proprio questo il momento migliore per ricordarlo. Sì, perché come sanno bene i lettori di questo giornale, in queste settimane si sta discutendo (alacremente) sulla revisione del temibile decreto Dignità che aveva imposto un (presunto) blocco totale delle pubblicità dei giochi con vincita in denato attraverso un intervento di livello legislativo, con il governo che sembra aver trovato la giusta sintesi in Parlamento, allo scopo di finanziare lo sport. Al tempo stesso, tuttavia, anche l'Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) è al lavoro per una revisione delle proprie Linee guida che avevano interpretato lo stesso decreto Dignità, definendo il perimetro di intervento dell'autorità stessa a livello sanzionatorio, ma anche quello degli operatori da gioco, distinguendo tra informazione e promozione del gioco. Visto che anche queste linee guida risultano oggi desuete alla luce del più recente decreto legislativo sul gioco online, il quale ha riaperto una finestra sulla comunicazione del settore, imponendo addirittura ai concessionari di investire almeno un milione l'anno in campagne di gioco responsabile, ma senza mai citare il precedente decreto di divieto, evitando cioè di superarlo formalmente. Creando così un altro limbro da dover circoscrivere, normare e definire. Ma andando ad aprire nuovamente la porta a certe forme di sponsorizzazione, in favore di grandi media e del mondo dello sport. Ed è proprio alla luce di questo scenario ancora in fase di definizione e di continua evoluzione, che è bene ricorrere alla moderazione: invitando gli addetti ai lavori a deficere. Ricordando le esperienza passate che avevano tristemente portato all'introduzione di quello stesso divieto di pubblicità, che sarà pure figlio del populismo e di una evidente mala-politica, ma è pur sempre derivato dal perpetrarsi di un eccesso di pubblicità del gioco online e delle scommesse, in maniera selvaggia. Un'esperienza (negativa) della quale dovrebbero e dovranno fare tesoro tutti, dentro e fuori al settore, per evitare che, di fronte alle possibile future aperture da parte del legislatore o eventuali allentamenti delle maglie del Dignità, si finisca subito di scadere nell'eccesso, andando a riprodurre il bombardamento mediatico di un tempo, che sarebbe comunque fastidioso, al di là del tipo di messaggio che si vada a proporre sugli schermi tv o negli stadi. Del resto, di esempi di eccessi e di quel fastidioso abundare ne abbiamo visti vari e non solo in Italia: come per esempio è accaduto nel Regno Unito dove, in seguito a un leggero allentamento delle restrizioni da parte dell'Autorità che regola il comparto, si sono registrati in poche settimane ben 11mila passaggi televisivi da parte dei bookmaker, in barba agli sforzi compiuti finora – da industria e regolatori – in ottica di sostenibilità.
Mentre per quanto riguarda governo e parlamento, oltre all'invito alla moderazione, potremmo utilizzare un'altra locuzione latina: “Festìna lente”, come diceva l'Imperatore Augusto. Con l'invito ad agire senza indugi, ma con cautela, quando si tratta di regolamentare del gioco pubblico. Provando cioè a chiudere qunato prima la partita del riordino, ma evitando passi falsi, affidandosi quindi alle competenze e alle esperienze esistenti, che possono essere fornitre soltanto dalla concertazione con tutte le parti in causa.

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