Nonostante il clima rovente che sta caratterizzando questa parte centrale dell'estate italiana, la settimana di ferragosto potrà servire a stemperare un minimo gli ambienti istituzionali e i vari tavoli di confronto aperti dall'esecutivo, dove pure l'atmosfera si era andata surriscaldando, prima della pausa estiva. Ci riferiamo in particolare a quello avviato tra governo ed enti locali sul Riordino del gioco pubblico, che da Palazzo Chigi (e non solo) si pensava di poter chiudere – o comunque di potersi portare avanti nella definizione di una prima ipotesi di soluzione – già entro la fine di luglio, salvo poi dover rimandare tutto alla ripresa dei lavori.
Per una rentrée che si preannuncia più complessa del solito (e, forse, pure del previsto) con i tanti temi caldi che riguardano (anche) i giochi. Si, perché oltre al tema generale del Riordino del gioco pubblico, i cui tempi sono fissati e scanditi dalla legge di Delega fiscale (in virtù dei quali il count-down è già stato avviato, dovendo chiudere tutto entro 24 mesi dalla sua emanazione), per il Ministero dell'Economia e sue derivazioni (ovvero, l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) ci sono varie questioni specifiche da gestire ed affrontare: dalla definizione della procedure che porterà all'emanazione del bando di gara per le concessioni online che si dovrebbe concludere entro ottobre - una volta acquisito il parere del Consiglio di Stato e quello dell'Europa – all'avvio di quella per l'altra gara di estremo valore e interesse, vale a dire la concessione del gioco del Lotto, la cui base d'asta è fissata per ben un miliardo di euro. Tutto questo mentre sembra già scritta la proroga delle concessioni terrestri di apparecchi da intrattenimento, scommesse sportive e bingo, sempre in attesa del riordino. Ma anche qui ci sarà da valutare e definire i tempi e le modalità di proroga (che potrebbero essere definiti in Legge di Bilancio), per un'altra materia da studiare in autunno.
Quello che sembra certo, tuttavia, come abbiamo già avuto modo di scrivere, è che il governo di Giorgia Meloni sembra puntare dritto al raggiungimento di tutti gli obiettivi che si era prefissato, tra i quali la legge di delega fiscale (nel suo complesso, s'intende) rappresenta uno dei principali target. Ragione per cui, questa volta, c'è da essere fiduciosi sul fatto che il Riordino del gioco pubblico si potrà davvero realizzare, a differenza di quanto accaduto nei precedenti governi, rimbalzando da una legislatura all'altra, maggioranza dopo maggioranza. Detto questo, però, va comunque precisato che per l'esecutivo non si tratta certo di una battaglia campale e che la riforma del gioco non verrà fatta a qualunque costo: ricercando cioè i giusti equilibri che potranno scaturire solo da un'attenta analisi tra costi e benfici. Ed è proprio quello che si sta cercando di fare in Conferenza Stato-Regioni, dove non mancano certo gli attriti, come in tutti i tavoli di confronto, ma è altrettanto vero che il clima è ben diverso rispetto a quello del passato, se non altro per via della larga maggioranza di amministrazioni regionali che coincidono con quella di governo. Anche se a infiammare il tavolo, negli ultimi mesi, è stata l'approvazione dell'Autonomia differenziata che è finita col ricreare un clima di parziale ostilità, tra Regioni favorevoli e altre fortemente contrarie, al di là dei rispettivi “colori” politici. Sì, perché il rischio è di creare ulteriori disuguaglianze tra territori, nonché di incrementare quelle già esistenti e pure particolarmente significative. Al punto che si stanno già raccogliendo firme per il referendum abrogativo: anche se il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, traccia le prossime tappe spiegando che tra fine settembre e inizio ottobre ci sarà l’avvio dei negoziati con quattro Regioni ed “entro l’anno i primi livelli essenziali delle prestazioni” previsti dal provvedimento governativo. Per un altro fronte che richiederà particolare impegno al Mef alla ripresa dei lavori dopo la pausa agostana.
Nel frattampo, però, vale la pena notare come il clima attorno al comparto del gioco pubblico sia sostanzialmente cambiato, con la politica che sembra andare un po' più a fondo della materia rispetto a quanto fatto in precedenza, cercando di affrontare il tema nella sua complessità e vastità. Come sembra emergere anche dall'audizione del Ministro dello Sport, Andrea Abodi, in Commisisone Cultura, che nel rispolverare la sua antica (e sempreverde) proposta di destinare una parte dei proventi delle scommesse sportive al mondo dello sport, sembra proporre una nuova e diversa visione dello scenario, forse più in linea con una destinazione di scopo rispetto a un mero automento della tassazione, come è stato proposto più volte, rendendosi probabilmente conto che non ci sono più i margini per un percorso di questo tipo. Ed è forse dall'unione di tutti questi puntini (riordino gioco online, riordino terrestre, autonomia differenziata e finanziamento sport) che si potrà arrivare alla stesura di una riforma globale del gioco pubblico degna di tale nome, che tenga conto cioè di tutti gli aspetti che riguardano il comparto e le sue ricadute, in un'ottica di piena sostenibilità. Com'è assolutamente auspicabile, e sicuramente possibile.