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UK: si dimette la premier Truss, la riforma del gioco slitta ancora

20 ottobre 2022 - 16:03

La premier del Regno Unito, Liz Truss, annuncia le proprie dimissioni da leader del Partito conservatore e - dopo le elezioni - anche da Primo ministro. Stop a tutte le riforme, compresa quella del gioco.

Scritto da Redazione

Foto © Liz Truss - Pagina Facebook ufficiale

"Riconosco, data la situazione, di non poter attuare il mandato su cui sono stato eletto dal Partito conservatore.
Ho quindi parlato con Sua Maestà il Re per informarlo che mi dimetto da Leader del Partito Conservatore.
Questa mattina ho incontrato il presidente del Comitato 1922 Sir Graham Brady.
Abbiamo concordato che ci saranno elezioni per la leadership da completare la prossima settimana.
Ciò consentirà di rimanere sulla strada per realizzare i nostri piani fiscali e mantenere la stabilità economica e la sicurezza nazionale del nostro Paese. Rimarrò Primo ministro fino a quando non sarà scelto un successore".

Queste le parole con cui la premier del Regno Unito, Liz Truss, ha annunciato le proprie dimissioni da leader del Partito conservatore, nella mattinata di oggi, 20 ottobre. 

Tali dimissioni arrivano ad appena 45 giorni dall'incarico - fatto che le fa stabilire il poco invidiale record di Primo ministro inglese dal mandato più breve di sempre - dopo la bufera finanziaria scatenata dal suo piano per eliminare una tassa sulle imprese (che assicura gettito per circa 18 miliardi di sterline) e ridurre l'aliquota più alta dell'imposta sul reddito (quella del 45 percento sui redditi oltre le 150mila sterline), che alla fine di settembre ha fatto crollare la sterlina al minimo storico del valore di 1,035 dollari e anche i titoli di stato inglesi, spingendo la Banca d’Inghilterra a valutare un acquisto massiccio di valuta.

Una debacle che ha spinto Truss a fare dietrofront e quindi a sostituire il Cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng, l'equivalente del nostro ministro dell’Economia, con il "moderato" Jeremy Hunt.

Scelte che però non sono bastate a fermare la crisi.

Tale stop ovviamente si ripercuote anche sul mondo del gioco britannico, che attendeva, già ai tempi dell'ex premier  Boris Johnson, la riforma sulle leggi del gioco d’azzardo, con  il Gambling act.
Ai primi di settembre, Michael Dugher, Ceo del Betting gaming council, l'associazione di settore per le scommesse e il gioco, che rappresenta i negozi di scommesse, le attività di gioco online e i casinò nel Regno Unito, in un articolo pubblicato sulla rivista parlamentare The House appena poche ore prima dell'elezione a premier di Liz Truss, aveva invitato il nuovo Esecutivo a "mettere insieme rapidamente un pacchetto di riforme al gioco d'azzardo, genuinamente radicali e trasformative", senza "perdere tempo ad impantanarsi in infinite procedure legali o intraprendere politiche che distruggono i posti di lavoro, minacciare lo sport e le trasmissioni, o calpestare il legittimo diritto delle persone di spendere i propri sudati guadagni per cose che amano fare come scommettere".


In quell'occassione Dugher ne approfittò per ricordare che il settore del gioco "supporta 119.000 posti di lavoro, contribuisce con 7,7 miliardi di sterline all'economia e genera ogni anno 4,5 miliardi di sterline per il Tesoro, cose importanti da considerare dato lo stato precario dell'economia britannica. E nel frattempo i tassi di gioco d'azzardo problematico sono diminuiti e rimangono tra i più bassi d'Europa, allo 0,2 percento secondo l'autorità di regolamentazione indipendente.
Ciò non significa che non ci sia spazio per grandi cambiamenti e il Bgc si impegna a fornire quel cambiamento. Per quanto riguarda gli standard, abbiamo ripetutamente chiesto un difensore civico per migliorare il ricorso ai clienti. 
Per quanto riguarda la pubblicità, i messaggi di gioco d'azzardo più sicuri ora costituiscono almeno il 20 percento di tutte le pubblicità dei nostri membri e abbiamo lanciato un nuovo codice di settore per garantire che la pubblicità a pagamento sulle piattaforme di social media possa essere indirizzata solo a persone di età superiore ai 25 anni, a meno che le piattaforme non possano dimostrare l'accuratezza dell'età, con conseguente nelle impressioni sui social media in calo di 100 milioni. 
Inoltre, i nostri membri hanno volontariamente abbandonato spot televisivi durante le pause delle partite di calcio in diretta prima dello spartiacque, portando a un calo del 97 percento dei giovani che vedevano quegli annunci. Stiamo anche lavorando con gli organismi sportivi per vedere come possiamo fare di più per aumentare ulteriormente gli standard. Abbiamo intrapreso una dura azione sui programmi Vip che hanno visto la chiusura di circa il 70 percento. 
Abbiamo impegnato decine di milioni in più per la ricerca, l'istruzione e il trattamento del gioco problematico e abbiamo implementato un divieto di utilizzo della carta di credito per i prodotti di scommesse (sebbene sia ancora possibile giocare con una carta di credito alla lotteria nazionale). Soprattutto, vogliamo vedere controlli di spesa rafforzati ('controlli di accessibilità'). In effetti, molti operatori lo stanno già facendo. Ma questi devono essere attentamente mirati ai più vulnerabili finanziariamente e a coloro che mostrano segni di quelli che chiamiamo 'indicatori di danno', di gioco problematico, non alla stragrande maggioranza degli scommettitori che giocano in modo sicuro e responsabile”.

Ora la palla quindi passerà al futuro premier.

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