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Cardia (Acadi): ‘Calo del gettito? L’avevamo detto, è un cortocircuito istituzionale’

04 dicembre 2024 - 19:13

L’intervento del presidente di Acadi Confcommercio, Geronimo Cardia, durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati, organizzata dall’Istituto Friedman, “Gioco fisico: contraddizioni fiscali e urgenza di riordino”.

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“I numeri dimostrano che siamo di fronte a quella tempesta perfetta di cui parliamo da tempo, essendo considerati poco credibili anche dalle istituzioni. Noi dobbiamo esaminare quanto era il gettito erariale nel 2018 e confrontarlo con quello di oggi e che notizie ci darà il 2024. Per la prima volta si registra un gettito erariale complessivo in calo. Questo è dovuto alle disposizioni di Regioni e Comuni applicate al settore di Awp e Videolotterie.” Questo l’attacco dell’intervento del presidente di Acadi Confcommercio, Geronimo Cardia, durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati, organizzata dall’Istituto Friedman, dal titolo “Gioco fisico: contraddizioni fiscali e urgenza di riordino”.

Cardia ha proseguito nell’analisi: “La riduzione degli apparecchi nel tempo ha determinato la diminuzione del gettito che prima non si avvertiva perché si prevedevano aumenti di tassazione per questa tipologia di gettito. Questo calare di offerta non ha coinciso con un proporzionato calo del gettito erariale portato da slot e VLT. Il problema è stato lo spostamento della domanda di gioco su piattaforme che non hanno la stessa fiscalità. Era prevedibile che tutto questo avrebbe potuto avere un impatto sul gettito. Oggi il gettito complessivo diminuisce e l’aumento di tassazione agli apparecchi non compensa lo spostamento di domanda di gioco su altre tipologie. Noi lo abbiamo chiamato cortocircuito istituzionale.

Tutto questo non sembra riguardare l’aspetto sanitario: “Se vediamo la spesa dei giocatori, possiamo misurare non solo i desideri dell’utenza, ma anche vedere se le limitazioni portate dagli enti locali negli anni si siano verificate. Anche qui vediamo dati complessivi: la spesa sugli apparecchi degli utenti è calata negli anni, mentre su altre tipologie è invece aumentata. Sotto il profilo sanitario, le misure di Regioni e Comuni hanno portato a un effetto di riduzione di spesa sull’utente? No perché la stessa è aumentata nel complesso. Il problema è che le abitudini dei soggetti vengono spostate a causa delle misure imposte. Se si gioca sul telefonino all’uscio di un luogo sensibile, non si è risolto il problema della ludopatia, ma si è solo contribuito allo spostamento della domanda di gioco.”

Il tutto si riflette sul tavolo tecnico: “In questa situazione non è possibile fare le gare poiché, con queste normative, nessuno parteciperebbe. Quindi lo Stato sta cercando di far ragionare le Regioni per trovare una soluzione. Gli operatori del gioco sono stufi delle proroghe, ma vogliono stabilità per poter investire in modo coerente. Il paradosso finale è che, nell’imporre la proroga, lo Stato sta imponendo un costo veramente eccessivo ed addirittura maggiorato rispetto alle concessioni precedenti, giustificando tutto ciò con l’aumento della pressione dell’inflazione. Il sistema di calcolo previsto per il settore comporta una tassazione sul numero di apparecchi che, in molti casi, sono in magazzino perché non si possono mettere a terra a causa delle normative locali.”

Come uscire dalla tempesta? “Mi viene in mente la Regione Campania per contrastare il disturbo da gioco, un sistema coordinato tra realtà pubbliche e private che mette a disposizione una rete di aiuto in fase di prevenzione e in fase di cura. Anche nel momento cruciale in cui deve essere intercettata la problematicità evidente. Un ruolo fondamentale lo gioca lo stesso operatore che conosce i limiti di intervento e azione in un paese democratico. Gli operatori possono avere un ruolo determinante e ben venga un percorso di riqualificazione dell’offerta che metta gli operatori al fianco dello Stato anche a contrasto del disturbo da gioco. Si potrebbe chiedere a De Luca come è riuscito a fare la rivoluzione in Campania. Altro elemento fondamentale è quello dell’osservatorio, che può essere fatto anche da un’associazione di categoria. Un osservatorio in cui sia presente un contraddittorio perché la storia ci dice che quelli realizzati nel Ministero della Salute avrà operato bene ma all’interno non ha avuto una voce di chi ogni giorno mette a terra il prodotto e li guarda negli occhi”. 
 
Il momento è cruciale: “Il tavolo tecnico ha elementi per decidere e c’è un allineamento importante tra Mef e Adm, abbiamo capito che insieme a loro ci sono il Ministero dell’Interno e della Salute e da altra parte Regioni e Comuni, in quel contesto il profilo della legalità è rappresentato. Tutti questi soggetti dovrebbero convergere nella direzione di dare una soluzione in quella che è la questione territoriale al centro del dibattito dal 2012 dalle prime norme di distanze e orari. La compartecipazione del gettito erariale in favore delle Regioni credo sia un buon asset per la cura di questo disturbo perché la tutela sanitaria è affidata agli enti locali”. 

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