Enada workshop, Distante (Sapar): 'Gioco martoriato da ordinanze comunali'
All'Enada workshop, Distante (Sapar) sottolinea le difficoltà del gioco legale alla luce dei provvedimenti presi dai Comuni per limitarlo.
Scritto da Carlo Cammarella
Domenico Distante (Sapar)
Roma - "Noi non ci dobbiamo vergognare del lavoro che facciamo perché non rubiamo, facciamo quello che lo Stato ci ha detto di fare perché ha dato delle regole. Chi sbaglia - e qualcuno lo ha fatto - è giusto che paghi.
Ci troviamo ogni giorno a dover affrontare problematiche nazionali, con i Comuni italiani che ogni giorno emanano ordinanze diverse sul gioco."
A ribadirlo è Domenico Distante, presidente dell'associazione Sapar, nell'ambito dell'Enada workshop intitolato "Riforma del gioco pubblico, un’occasione da non perdere per la tutela ed il rilancio delle piccole e medie imprese”, organizzato insieme con l'Italian exhibition group oggi, 13 novembre, a Roma.
"Noi facciamo gioco fisico, siamo cresciuti con calcio balilla, jukebox, carambole e tutto il resto. Sui videopoker in precedenza il Governo è intervenuto e oggi abbiamo un controllo fisico degli apparecchi, fatto dalla filiera, siamo i primi al mondo. Sottolineo dunque che non ci dobbiamo vergognare di quello che facciamo perché siamo autorizzati dallo Stato. Ma quando poi cerchi di ottemperare a tutte le incombenze previste e ti trovi di fronte il Comune che prende decisioni in autonomia e fa utilizzare gli apparecchi un’ora al giorno diventa difficile", sottolinea Distante.
"Se il sindaco interviene solo sul gioco fisico e le Awp e vicino alla chiesa vendono Lotto e gratta e vinci e si può giocare online il problema non è risolto. Siamo sempre stati visti male perché gli apparecchi si vedono nei bar e vengono visti dai minori. Ma noi non abbiamo mai avuto l'interesse a favorire il gioco minorile.
Continueremo a credere in questo settore e nella linea del rispetto che abbiamo sposato anche se siamo stanchi di essere considerati brutti sporchi e cattivi."