Pucci (As.tro): 'Riordino del gioco fisico non può aspettare, consentire accesso ai dati'
Al convegno sul riordino del gioco legale organizzato dall'Istituto Milton Friedman Institute, Pucci (As.tro) spinge l'acceleratore sulla necessità di una riforma che consenta anche di risolvere la questione territoriale.
Roma - “Alla fine avevamo ragione noi: la domanda di gioco, essendo anelastica, non cambia. Dicevamo da tempo che togliendo il fisico sarebbero emersi l'online e l'illegalità, e questo è avvenuto. È vittoria di Pirro, ed ora anche l'online si trova a subire l'attacco del terzo settore; quando avrà finito vedremo cosa attaccherà”.
Inizia così l'intervento di Massimiliano Pucci, presidente dell'associazione As.tro al convegno “Gioco legale, regole uniformi per garantire sicurezza, legalità e diritto”, organizzato dall'Istituto Milton Friedman Institute di concerto con Acadi – Confcommercio, Egp-Fipe, As.tro - Confindustria Sit, Sapar, oggi, 7 novembre, nella Sala della regina della Camera dei deputati.
“Vorrei portare avanti una riflessione anche con i parlamentari: il riordino è partito male, staccare i due segmenti non significa fare un 'riordino a cornice' come ci era stato descritto. Bisogna farne 'uno' per una questione di razionalità, perché all'interno del riordino l'online ha dei segmenti che si contaminano con il fisico.
Non dimentichiamo che la decrescita del gioco fisico ha avuto la pandemia come acceleratore. Quindi fare un riordino dissociato non farebbe altro che far transitare i giocatori rimasti sul fisico verso l'online”, puntualizza Pucci, che quindi lancia un appello a Governo e Parlamento: “Chiediamo di riportare il fisico verso l'online, il fisico ha bisogno immediato di una riforma e non può aspettare ancora: a livello territoriale siamo appesi a un filo, alcune regioni stanno aspettando di sapere cosa accadrà per cacciare le nostre aziende.
Serve un riordino che metta ordine; oramai è come con Godot, lo stiamo aspettando e non si vede.
Non dimentichiamo che la filiera del gioco fisico registra una perdita di 28 punti percentuali di raccolta sul territorio dal 2019 ad oggi, ha una tassazione con valori di quattro volte superiori alla media europea, versa ogni anno sette miliardi di euro all'Erario, occupa 100mila e passa persone, e la perdita di questi posti di lavoro creerebbe ulteriori problematiche al Governo.
Per questo è necessaria una riforma che tocchi e responsabilizzi le aziende che sono sul territorio.
Abbiamo bisogno di un'agibilità, il gioco fisico sta ancora combattendo con i distanziometri; spero che nel riordino si possa ragionare sulla motivazione del decoro legato ai distanzometri.
È importante e necessaria la risoluzione di una problematica di sistema: chiediamo da anni la partecipazione ai processi decisionali, anche alla luce della norma della Finanziaria che prevede l'accesso ai dati sul gioco solo per le associazioni del terzo settore che hanno la prevenzione del gioco patologico fra le proprie finalità.
Ciò vorrebbe dire che nei prossimi anni associazioni come la nostra non avrebbero più strumenti.
Chiedo a tutte le associazioni di agire in modo compatto per ovviare a questo. E credo che si debba continuare ad essere anti-proibizionisti, per il gioco, così come per l'alcol, per il tabacco”.
Pucci quindi torna sulla questione relativa all'accesso ai dati sul gioco: “Alle Asl non servono i dati delle aziende, io so quello che succede, è stato detto che è stato fatto un emendamento in Finanziaria su questo argomento. Noi non ci sogneremmo mai di mettere un manager nostro dentro ad un'Asl per spiegare come si cura la ludopatia, ma non va bene neppure il contrario.
A noi i dati servono, per consentirci di rispondere quando ci dicono che c'è un'emergenza gioco in una città, o che le persone spendono 15mila euro all'anno al gioco. Questa norma ha una storia, viene da Giovanni Endrizzi (ex parlamentare del Movimento cinque stelle, Ndr) per il quale l'industria del gioco non doveva poter disporre dei dati, altrimenti avrebbe modificato il software di gioco”.
Poi, in merito alle conseguenze di un eventuale “spacchettamento” del riordino, sottolinea: “Il riordino si chiama riordino perché 'ordina'. Non solo quali possano essere le implicazioni materiali, ma se il gioco online ha contaminazioni con il territorio e se il riordino deve passare dal territorio è ovvio che in un Paese 'normale' si si faccia tutto insieme.
È vero: il riordino del gioco fisico al momento è complicato, ma c'è il rischio che regolamentando un comparto per volta si abbandoni l'altro.
Non capisco perché si rinvii un riordino urgente e si anticipi un riordino che poteva aspettare: ci troveremmo un settore a doppia velocità che così continuerà a faticare”.
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