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Webinar Fair, Lanfranconi (Kpmg): 'Limiti all’Ai e trasparenza tutelano l’utente'

19 novembre 2024 - 13:17

L’avvocato di Kpmg spiega come le ultime normative diano, a differenza del passato, la possibilità di utilizzare i marchi dei concessionari nelle comunicazioni.

Scritto da Dd

Tra i principi più importanti dell'AI Act, richiamati anche nel disegno di legge del governo italiano, vi è la trasparenza, perché "l'utente deve essere informato che immagini, contenuti, audio e video che assomigliano notevolmente alla realtà sono invece contenuti realizzati con l’ausilio di una intelligenza artificiale”. 

Così Marina Lanfranconi, principal intellectual property e media law di Kpmg, dando uno sguardo prettamente legale alle norme che limitano, e indirizzano, l’utilizzo dell'intelligenza artificiale nelle comunicazioni del gioco responsabile nell'ambito del webinar “AI Act e gioco responsabile: regolamentazione e innovazione per la tutela dei giocatori”, organizzato dalla Fondazione Fair oggi, 19 novembre, nell'ambito dell’European safer gambling week 2024.

Lanfranconi esordisce spiegando che la tutela del giocatore, utente, consumatore è anche il principio cardine dell'AI Act e del recente disegno di legge italiano. Proprio parlando del disegno di legge (approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 aprile 2024 ma non ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale perché è ancora in corso l'iter normativo) aggiunge che l'AI Act (presentato dalla Commissione Europea il 21 aprile 2021, con l'obiettivo di creare un quadro normativo armonizzato e proporzionato per l'intelligenza artificiale nell'Unione Europea, Ndr) “è un regolamento, quindi in realtà di per sé sarebbe direttamente applicabile a tutti gli ordinamenti degli stati membri, tuttavia il disegno di legge vuole adottare un quadro regolatorio di maggior tutela del consumatore italiano”.

È proprio questo focus sull’utente, aggiunge Lanfranconi, che “rende meno agevole il raccordo con le discipline che riguardano il software anche a livello di responsabilità”. 

Ricorda quindi che l’AI Act “è formato da 180 'considerando' che dovrebbero essere le motivazioni che vanno a spiegare qual è l'intento, la ragione dell'intento normativo che è proprio quello di dare dei principi anche etici e di preservare la sicurezza e l'utente e il consumatore e poi 113 articoli, appunto, con questo sistema basato sulla divisione in base a livello di rischio, poi ben 13 allegati tecnici. Il disegno di legge italiano invece non è corredato da un allegato tecnico, ma non contiene una distinzione basata sul rischio, ma un approccio che non è del tutto fondato sul principio del rischio." 

Il primo principio, quello della trasparenza, cardina tutto l'AI Act ed è trasposto anche nel disegno di legge, richiamando questo principio sia per quanto riguarda i sistemi ad alto rischio, sia come obbligo generale.” Si tratta, spiega, di un “obbligo di rendere noto in modo chiaro e distinto che il contenuto è originato da una intelligenza artificiale, mentre oggetti, luoghi, immagini potrebbero apparire autentici.”

L'utilità di questo principio, continua Lanfranconi, la si capisce pensando al tema dei deepfake, “un tema specificatamente richiamato anche dalla norma che chiede sia indicato che immagini, contenuti, audio e video che assomigliano notevolmente a persone, oggetti, luoghi, entità che esistono effettivamente nel mondo reale sia reso noto in modo chiaro e distinto che si tratta di contenuti realizzati con l’ausilio di una intelligenza artificiale”.

“Sempre in tema del gioco”, aggiunge l’avvocato di Kpmg, “è interessante andare a richiamare invece un'altra norma italiana che è il decreto riordino giochi dello scorso 3 aprile, una legislazione di recentissima adozione ma già pubblicata in Gazzetta Ufficiale, che, all'articolo 14, richiama espressamente i sistemi di intelligenza artificiale, vietando l’utilizzo di sistemi di Ai che adottino delle tecniche manipolative per indirizzare le scelte dell'utente oppure per indurlo ad adottare sempre all'utente dei comportamenti che diversamente non avrebbero adottato.”

Tutto questo si concilia con alcuni temi di gioco responsabile e “quindi possono essere adottati anche dei sistemi a rischio limitato, a rischio alto, sistematico, a rischio trascurabile ma tutti questi portano con sé delle conseguenze previste proprio nell'AI Act per la loro adozione.”

Parlando più specificamente del tema della pubblicità, sollecitata dal moderatore, Daniele Chieffi, che vede regolamento e disegno di legge un po’ in contrasto con le normative precedenti, aggiunge che “tutti sappiamo che vige un divieto di pubblicità del gioco”, mentre effettivamente con il decreto di riordino “c'è un'apertura per i concessionari del gioco, ai quali è data l’opportunità di comunicazione purché essa sia funzionale alla diffusione di un concetto di gioco sicuro e responsabile”. 

Ricorda che “l'Agicom ha emanato delle linee guida che consentono della comunicazione informativa, ma senza la diffusione del logo o del marchio del concessionario, solo con la citazione eventualmente del soggetto che poi sosteneva la campagna sociale. Ora si fa un passo enorme in più, perché le aziende avranno la possibilità di raccontare e ridefinire un poco quello che è lo storytelling del settore.” 

Parlando dell’articolo 15 del decreto Riordino ricorda quindi che “una parte prevede degli investimenti fino a un milione di Euro, quindi un 0,2 percento per concessionario, in campagne informative o iniziative che sono indirizzate alla comunicazione responsabile su dei temi annualmente stabiliti da una commissione governativa. Questo”, spiega, “è un vincolo di destinazione, ma soprattutto va interpretato, a mio avviso, almeno come un tipo di comunicazione a beneficio del comparto, volta anche a sostenere investimenti in termini di ricerche, di divulgazione, di formazione, e di iniziative come quella di oggi, che hanno l’intento proprio di prevenire.” 

Una seconda parte dell'articolo 15 introduce un’ulteriore tutela e protezione del giocatore la possibilità, per il concessionario, di effettuare delle campagne di promozione, comunicazione e diffusione di messaggi anche a fini sociali. Messaggi non meramente attinenti al tema del giocatore responsabile, ma che abbiano anche un fine sociale più ampio. Rispettando questi oneri la legge dà quindi la possibilità di indicare il logo o il marchio del prodotto, proprio perché c'è un'assunzione di responsabilità. In questa possibilità di usare il marchio”, chiosa, “sta esattamente la differenza con il passato, una novità a mio avviso molto interessante.

Ecco il webinar Fondazione Fair da rivedere integralmente!

 

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