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'Agire subito per salvare l'ippica': l'appello di Salvatore Minopoli

05 settembre 2024 - 13:03

Salvatore Minopoli, allevatore, proprietario, allenatore e guidatore, invita il Governo a sanare la crisi dell'ippica e il debito di 40 milioni che mina il settore.

Scritto da Redazione

© Art Lasovsky / Unsplash

“Con immensa tristezza e con il cuore spezzato sono arrivato al punto di non ritorno come da tempo mi aspettavo e quindi di scrivere e denunciare per far riflettere a tutti il disastro e il fallimento del nostro amato mondo ippico.
Siamo arrivati al 2024, ho compiuto 70 anni proprio quest’anno, e percorrendo dagli inizi il mio percorso di vita e soprattutto di ippico, anzi vissuto per l’ippica, vale la pena dire tutto per provare fino alla fine di salvare la mia ippica italiana.”

Inizia così la lettera aperta scritta da Salvatore Minopoli, allevatore, proprietario, allenatore e guidatore, che ha fatto la storia del trotto italiano.

Un amore, il suo, iniziato all'età di 10 anni, quando iniziò ad andare all’ippodromo e decise, praticamente subito, di lavorare nel settore. Impegnandosi non solo in pista - e creando anche una sua “scuderia con tanti cavalli e tanti collaboratori” - ma anche fuori, cercando di portare le istanze degli operatori anche ai “piani alti” della politica.

Anni di sacrifici, di lotte fino ad avere danni economici e soprattutto di salute per andare contro un sistema marcio che ha fatto di tutto e di più contro uno che gridava alla legalità e alla trasparenza, frutto anche, anzi soprattutto di un insegnamento di vita”, ricorda Minopoli.

Con amarezza poi è arrivato il momento di fare un passo di lato, a causa di problematiche fisiche, ma il suo posto è stato preso dal figlio Mario, che ha seguito le orme del padre anche nelle sue lotte per la salvezza dell'ippica.
“Oggi con l’esperienza di vita che ho, con la responsabilità di padre e soprattutto di nonno, sento di dare un ultimo grido per provare fino alla fine di salvare questo mondo dove gira un numero da voi inimmaginabile di persone, e in primis lo dico al presidente del Consiglio Meloni, al ministro Lollobrigida e a tutti quelli che sono al loro fianco oggi, i responsabili di questo settore: non passate per quelli che hanno affondato e gettato in mezzo alla strada gente che ha avuto fiducia in voi per cambiare le cose, perché non avete ancora le responsabilità; anzi, agendo subito, perché bisogna agire subito, siete in tempo per diventare gli eroi dell’Italia, perché a differenza di chi racconta da sempre il peggio di questo mondo, non immaginate la bellezza, la cultura, l’amore, l’emozione, l’adrenalina, che si prova ad avere un cavallo atleta.

Fermate questo bagno di sangue: oggi c’è solo tristezza senza uno spiraglio di futuro, c’è un direttore generale che come mi è stato riferito è un persona seria e si sta impegnando al massimo, ma sono impegni vani, senza ripianare il debito di 40 milioni che è stato fatto prima di voi, senza mettere più soldi per i premi a traguardo con una distribuzione diversa e un abbattimento dei costi, e soprattutto senza creare nuove risorse.”

Per Minopoli si potrebbe portare nuova linfa al settore lanciando “una nuova scommessa (pensando anche di privatizzare, dando ad imprenditori seri che pensano a rilanciare l’ippica e non solo agli interessi personali, com’è oggi, non dando ritorno al settore) per l’ippica vuol dire portare risorse in un settore che dà migliaia di posti di lavoro per ridare dignità”.

E, nello stesso tempo, sono necessarie “regole, trasparenza e legalità, partendo da subito con l’imminenza delle aste, della vendita dei puledri, che non deve essere la solita presa in giro con le solite promesse che hanno allontanato soprattutto tanti investitori perbene”. Basti pensare, prosegue, che “ogni anno su una media di 2000 cavalli, un centinaio al massimo rientrano dagli investimenti, il restante sono tutti in passivo. Quindi ditemi voi se vale la pena o se c’è un motivo valido per cui nuova gente debba investire in questo settore. Ma soprattutto, come si fa a sopravvivere?”.


Minopoli quindi invita il Masaf a porre “le basi ad un percorso nuovo, di crescita infinita, dicendo la verità costruttiva e non le bugie per tirare avanti e far liberare i paddock agli allevatori, perché siamo al punto che i puledri devono portarli avanti loro fino al debutto, oppure devono comprarli i gestori degli ippodromi o voi ministeriali. Anche i giudici di gara possono visto che prendono una bella fetta del montepremi come seconda attività, perché, ripeto, la gente e stufa e gli sono operatori indebitati e fanno fatica a sopravvivere”.

 

 

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