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Ippica, Pierini (Urtuma): 'Incentivare scommesse non tecniche'

01 febbraio 2025 - 10:14

Per Massimo Pierini per le scommesse ippiche non c'è futuro senza controllo aziendale di parte commerciale e rete di vendita. E senza i giovani.

Scritto da Fm
Massimo Pierini, presidente di Urtuma - Unione regionale trotto Umbria, Marche e Abruzzo

Massimo Pierini, presidente di Urtuma - Unione regionale trotto Umbria, Marche e Abruzzo

Quando si parla di rilancio dell'ippica non si può non parlare di riforma delle scommesse a essa collegate, essenziale anche per contribuire a garantirne la sostenibilità economico finanziaria. 

Il tema è stato al centro di un convegno organizzato all'ippodromo "La Ghirlandina" di Modena, alla fine dello scorso novembre, promosso dalle categorie del trotto e del galoppo italiano per discutere il futuro del settore, ritrovare un ruolo da protagonista nella gestione delle scommesse ippiche in Italia e recuperare la quota di mercato persa soprattutto negli ultimi 15 anni. Appuntamento dal quale poi è scaturita la presentazione di una proposta di riforma direttamente al sottosegretario del ministero dell'Agricoltura Patrizio La Pietra, sottoscritta da 24 soggetti, fra associazioni e società di corse, con l'obiettivo di “iniziare un percorso di collaborazione virtuoso in questo campo con il Masaf”.

C'è un dato da cui partire: il settore del gioco in Italia ha generato nel 2022 oltre 136 miliardi di euro, con le sole slot, Vlt e giochi di carte online che superano gli 87 miliardi di euro (dati Adm 2022), mentre le scommesse ippiche sono ormai ridotte ormai a meno dello 0,5 percento del mercato.

Quindi risulta necessario allineare le aliquote di prelievo, da noi superiori almeno del 10 percento a quelle che si attuano nelle altre parti del mondo.

Per salvaguardare le strutture pubbliche e private dei centri di allevamento, delle scuderie, dei centri di allenamento e degli ippodromi nei Comuni italiani, e con esse i posti di lavoro connessi.

Fra gli interventi più interessanti del convegno di novembre, intitolato "Riacquisire la gestione delle scommesse ippiche: unica speranza per il rilancio dell'ippica", c'è stato quello di Massimo Pierini, presidente di Urtuma - Unione regionale trotto Umbria, Marche e Abruzzo, gentleman driver ed esperto di betting, nonché uno degli artefici della proposta di riforma consegnata nelle mani di La Pietra.

Ed è proprio lui il protagonista di questa intervista, pubblicata sulla rivista Gioco News (consultabile integralmente online a questo link).

In occasione del convegno tenutosi a Modena alla fine di novembre lei ha fornito una serie di numeri sull'evoluzione della raccolta scommesse sull'ippica negli ultimi 15  anni. Potrebbe ricordarci i dati più salienti per illustrare la sua curva discendente?

“Possiamo dividerla in tre fasi: dal 2005 al 2011 abbiamo perso il 51 percento del nostro turnover sul mercato globale delle scommesse, che era in crescita; dal  2012 al 2019 la discesa è stata drastica, e dopo il Covid, negli anni 2021-2022-2023 si è registrato un incremento di fatturato con l'apertura del palinsesto complementare. Quindi, siamo passati dai 2.908 milioni di raccolta del 2006 ai 670 milioni nel 2023 ma sfortunatamente  le entrate per l'ippica sono ulteriormente diminuite, con un contributo margine per il settore sceso da 550 milioni a 44 milioni del 2023 ( nel 2019 le entrate erano 10 milioni circa in più), purtroppo. Mi sembra evidente che siano numeri devastanti rapportati a un mercato totale delle scommesse da 160 miliardi.”

Com'è si evoluto il mercato globale delle scommesse e cosa vuol dire per l'ippica?

“Siamo passati dalla vendita per punto fisico a un mercato globale misto punto fisico - online, con milioni di eventi e con una fascia oraria quasi h24, siamo passati da 28 miliardi del 2005 a 160 miliardi di previsione del 2024. L'offerta è talmente ampia che ricavare posizioni di mercato è difficile, anche se l'ippica avrebbe bisogno di poco per risalire la china.”

Nel suo intervento a Modena, lei ha detto che sarebbe importante attirare negli ippodromi la fascia di età compresa fra i 18 e i 40 anni, anche per le ricadute che questo comporterebbe per le scommesse ippiche. Secondo lei come è possibile realizzarlo? 

Il 70 percento di chi apre un conto online è compreso tra una fascia di età tra 18 anni a 45 anni, quindi sono quelli che possono dare una stabilità di turn over e di fatturato alla scommessa ippica. L'ippica, non dimentichiamolo, è uno sport di filiera, e per avvicinare i giovani al mondo delle corse dobbiamo per forza creare dei circuiti di filiera, anche amatoriali, e cercare di incentivare dei format di scommesse che siano non necessariamente tecniche. Tenendo conto del fatto che all'inizio di ogni percorso la maggiore difficoltà è la comprensione di un sistema.”

Quali sono i Paesi dai quali potremmo prendere ispirazione per risollevare l'ippica e garantirle l'autosufficienza?

“Soprattutto Francia e Svezia, Paesi che hanno regimi di tassazione e stili di vita simili ai nostri, e dove  la scommessa principe è la 'esotica'.

Con due euro in Francia si può partecipare a vincite di diverse categorie e si può accedere a un jackpot, il famoso eldorado  per lo scommettitore, che con il resto del costo di una tazzina di caffè può accedere a diverse categorie di vincite con lo stesso biglietto. Per dare un esempio pratico: la Francia con il suo Quintè ha un appeal per  una buona parte di scommettitori non tecnici ed ha un salvadanaio (jackpot) dipendente da un numero da 1 a 3.000. Un numero estratto casualmente, e bisogna segnalare che la rete di vendita è totalmente differente dalla nostra, comprende bar, ristoranti e simili. La stessa cosa accade in Svezia con le varie V. In Italia il mercato di questa tipologia di 'scommessa esotica' è stato totalmente perso e dai 3 milioni di euro giornalieri registrati nel del 2009 siamo passati a 60.000 euro. Copiando da altri settori si può sottolineare che le scommesse tecniche sono un argomento, quelle di sostegno economico sono altro: con l’evoluzione della vita cambiano abitudini e costumi, quindi in tema di scommesse ippiche dovrebbe essere una priorità di sviluppo modificare almeno la rete di raccolta ed estenderla verso altri lidi.”

Insomma, dal suo punto di vista, quali sono le riforme più urgenti - a parte quella delle scommesse - che la politica dovrebbe attuare per riportare l'ippica ai fasti di un tempo?

Le riforme più urgenti sono quelle che ogni sistema economico evoluto applica: essere più versatili e più capaci di leggere la storia e le evoluzioni economico-sociali del mondo che ci circonda. L'ippica è come un presidio di sindacati che protesta per una industria che ha già deciso di delocalizzare; presidiano, ma sfortunatamente lo stabilimento è già chiuso. La classificazione degli ippodromi è un’altra inutilità di facciata. Dovremmo capire che nelle province dove non è presente una filiera ippica non esiste fatturato - ad esempio nella provincia di Matera nel 2024 fino ad ottobre sono stati scommessi 2516 euro a quota fissa per punto fisico - eppure se si fanno dei conti demografici di spazio di crescita ce ne sarebbe.”

 

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