Il disegno di legge per la “Istituzione dell'Agenzia autonoma per la promozione, lo sviluppo e la tutela dell'ippica nazionale e disposizioni per la riforma del settore ippico” è stato ripresentato al Senato nella giornata di ieri, mercoledì 26 ottobre. Il Ddl, che vede tra i suoi firmatari i senatori di Fratelli d’Italia Patrizio Giacomo La Pietra e Lucio Malan, è l’analogo che, nella scorsa legislatura era arrivato all’esame della commissione Agricoltura del Senato, che aveva avviato anche una serie di audizioni con rappresentanti del settore, con l’iter bloccato solo dalla caduta del Governo Draghi.
“Si riparte da zero”, spiega La Pietra a Gioconews, “ma con un testo che nella scorsa legislatura aveva raccolto anche numerosi consensi. Rimane fermo il fine di dare autonomia al mondo dell’ippica e riportarla al centro dell’azione politica”.
“Al momento è tutto fermo, non sono ancora stati individuati i sottosegretari, non sono state istituite le commissioni, quindi è presto per fare qualsiasi previsione”, aggiunge La Pietra, “ma il Ddl è un punto di partenza, e siamo disponibilissimi anche a fare qualche modifica, se necessario”.
È indispensabile, per procedere, conoscere quali saranno i nuovi interlocutori, in primis il sottosegretario al Mipaaf, ruolo per il quale pare si sia fatto il nome del segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, mentre resta in quota anche la riconferma del forzista Francesco Battistoni.
“Ora vedremo”, aggiunge La Pietra, “il nostro Ddl è a disposizione del Governo, aspettiamo che si ristrutturi il tutto e poi capiremo come procedere. Anche perché nel frattempo è stato presentato nuovamente anche il Ddl Gadda, che su alcuni aspetti si sovrappone al nostro”.
Il disegno di legge La Pietra-Malan, lo ricordiamo, si basa sull’analisi dei dati, per delineare un quadro generale dell'ippica italiana. A partire dall’importante incremento della presenza di equidi più o meno in tutte le regioni italiane. Una crescita dovuta sia alle attività legate all’universo agricolo, sia alla grande 'riscoperta' del ruolo e della rilevanza del cavallo in ambiti come quelli dell’agriturismo, dell’ippoterapia e del turismo equestre in generale. In Italia, secondo i dati dell’Anagrafe degli equidi, si legge nel testo che “illustra una situazione nel frattempo rimasta inalterata” spiega La Pietra, ci sono oltre 450.000 equidi, la maggior parte dei quali sono cavalli. In forte aumento, analogamente, il numero di allevamenti di cavalli e altri equidi, con 2.884 imprese registrate nel 2018 rispetto alle 2.560 del 2008. Il Nord Ovest domina con 1.130 imprese, seguito dal Nord Est con 630, dal Centro con 619 e dal Mezzogiorno con 505.
Il cavallo in Italia è fonte di occupazione per una schiera che oscilla tra le 40.000 e le 50.000 persone, suddivise in realtà poliedriche ma con una linea ascendente soprattutto nelle attività legate all’agricoltura tra artieri, stallieri e addetti all’allevamento. Sono 35.000 le aziende agricole che allevano equidi, di cui 2.884 come attività prevalente. Numero consistente anche quello dei veterinari, che si occupano di zootecnia e cavalli di equitazione, che assommano a 1.200. Sono 125.000 i proprietari di cavalli, 480 i fantini e quasi 100.000 gli atleti tesserati alla Federazione italiana sport equestri (Fise), cui vanno aggiunti 28.800 atleti tesserati alla Federazione italiana turismo (Fitecrec-Ante). In più ci sono allenatori, istruttori, giudici di gara e i lavoratori dell’indotto (vestiario, accessori cavallo, mezzi di trasporto), con l'ippica che rileva anche una ‘questione sociale’, dato il coinvolgimento di una vastissima platea di soggetti e operatori (allevatori, proprietari, allenatori, driver/fantini, ecc.) con una forte rilevanza in termini economici e produttivi, con un significativo impatto sul Made in Italy.
A tutela di tutto questo comparto il Disegno di legge propone, nei sette articoli che lo compongono, l’istituzione di AgenIppica, che in collaborazione con gli attuali ministeri (Mipaaf, Mef ma anche ministero della Salute e le Federazioni sportive) organizzerà il riordino del settore e della disciplina delle scommesse ippiche, pensando anche alle coperture finanziarie, che potrebbero arrivare anche da scommesse, diritti televisivi oltre che da contributi ministeriali.