Ippica, Russo (Forza Italia): 'Mettere in corsa le eccellenze'
La ricetta del deputato Paolo Russo (Fi) per rilanciare l'ippica italiana e ridarle vigore, uno spunto anche per il 'nuovo' Mipaaf che ora sarà guidato da Stefano Patuanelli.
“Il Governo deve smettere di essere un organizzatore di corse con i soldi dei cittadini, ancor di più in un periodo in cui le risorse pubbliche scarseggiano; l’intera filiera dovrebbe essere protagonista di un progetto industriale moderno dove il mercato, l’utile d’impresa, devono sposarsi con il valore della genealogia ippica e soprattutto con la storia del cavallo”.
In questo modo, secondo Paolo Russo, deputato di Forza Italia, il Governo dovrebbe intervenire per rilanciare il settore ippico. Fornendo alcuni spunti che potrebbero tornare utili al nuovo ministro scelto dal premier Mario Draghi: Stefano Patuanelli.
“Pensare che l’Esecutivo gestisca addirittura laboratori in proprio o, peggio, che costituisca albi per arbitri e giudici di gara, distribuendo risorse, peraltro con criteri anacronistici, mi sembra insopportabile ed illogico.
La libera iniziativa d’impresa sicuramente renderebbe gli spettacoli più avvincenti, le corse più appetibili facendo ritornare ai fasti antichi l’ippica del nostro Paese”.
“Credo che la filosofia dei codici Ateco sia stata fallimentare, frammentaria ed ingiusta. Bastava mettere in campo un sostegno universale basandosi forfettariamente sul volume di attività mese su mese del precedente anno.
Invece ci si è infilati in un ginepraio di codicilli e complicazioni burocratiche che hanno dissuaso imprese agricole, allevamenti, aziende di corsa addirittura dal richiedere i pochi spiccioli e piegato attività di servizio negli ippodromi, per non parlare degli ippodromi stessi...”.
“Il sistema ippico italiano sta attraversando una profonda crisi, che si è accentuata negli ultimi anni, legata al crollo della raccolta delle scommesse ippiche, passate dai 1.011milioni del 2012 ai 505 milioni del 2019 con un decremento del 50 percento.
Il calo della raccolta delle scommesse ippiche è stato, in parte, mitigato dall’avvio, nel 2012, di una rivoluzione che alcuni di noi sostenemmo per adeguare l’offerta delle scommesse al mutato quadro di sistema: le scommesse cioè a quota fissa di cui al Dpr n. 169/1998 e al decreto del ministero dell’Economia e delle finanze del 25 ottobre 2004, la cui raccolta, data la maggiore attrattività di tale modalità di gioco, è cresciuta costantemente nel corso degli anni, nonostante il numero delle corse presenti nel Programma ufficiale redatto dal ministero delle Politiche agricole e forestali si sia ridotto nel periodo 2016-2019 di circa il 40 percento.
L’equiparazione della tassazione delle scommesse ippiche a quota fissa a quelle sportive e virtuali è il presupposto per invertire la tendenza e spingere i concessionari a promuovere il prodotto, sollevando di conseguenza il Mipaaf dall’onere dei costi sopportati per trasmettere le corse estere sulla rete di vendita, con un risparmio di 4 milioni di euro.
L’obiettivo è quello di ridare una prospettiva di autogestione dell’intera filiera senza gravare sul Mipaaf e sulla tassazione generale”.
“Le ripeto, credo che la guida debba passare nelle mani di chi fa di questa pratica secolare ragione professionale e d’impresa: penso agli allevatori, ai proprietari, ai titolari degli ippodromi, ai driver. Insomma una rivoluzione che valorizzi le nostre eccellenze e le metta in 'corsa' nei confronti delle grandi nazioni ippiche del mondo”.
Il ruolo degli ippodromi va ripensato?
“Assolutamente sì, devono essere i luoghi dell’italianità, del bello, della tutela ambientale, del bon vivre, dello sport per grandi e piccini. Ma non bisogna perdere la centralità dello spettacolo ippico, trotto, galoppo od ostacoli che siano. Vorrei che San Siro o Agnano possano tornare a offrirci quegli spettacoli di pubblico che il Longchamp di Parigi o l’Ascot nel Regno Unito assicurano tra storia, tradizione, imprese, scommesse ed evento mondano”.
“Confesso che non sono entusiasta della 'conizzazione' dell’ippica nazionale. Preferirei un modello di filiera e con una governance autonoma col controllo affidato allo Stato”.
“Le scommesse ippiche non hanno nulla a che vedere con le scommesse virtuali o con le varie diavolerie dei giochi. Nulla di più distante dalla ludopatia dei giochi ripetitivi ed ossessivi con ritornelli e musiche induttive. La scommessa ippica è conoscenza della genealogia del cavallo, delle caratteristiche della pista, delle valutazioni meteo climatiche, dello spirito del fantino, è l’insieme di una mescolanza irripetibile e non misurabile (per fortuna) con nessun algoritmo se non con la propria sensazione, esperienza, col proprio fiuto.
Questa è la principale ragione che mi ha spinto a contestare la tassazione di svantaggio per le scommesse ippiche.
Per questo la scommessa ippica deve essere considerata, anche sul piano culturale e sociale, diversamente dalla scommessa tout court e da quella sportiva.
La scommessa a quota fissa sulle corse dei cavalli con la tassazione equiparata agli altri prodotti potrà crescere sul mercato ridando notorietà a tutto il settore, poi bisognerà pensare ad una scommessa popolare come era la storica Tris. Credo che questo che propongo sia un passo necessario ed importante per tutta la filiera ippica, che da anni richiede riforme per il suo rilancio”.
“Garantendo esenzioni sulle tassazioni e sulle imposte, mutuando, ove possibile, i fitti in investimenti per migliorare la qualità di questi veri e propri polmoni di verde e di ossigeno delle nostre città. Meno tasse e più investimenti per servizi al cittadino pensando anche ad aperture fuori dall’orario delle gare coinvolgendo la città, le scuole e l’associazionismo di territorio.
Visite guidate, amore per il cavallo, ippoterapia, giornate all’aperto, centro di ricerche veterinarie, ristorazione e luogo del pensiero accanto a quel fremito che solo una corsa sa dare tra una partenza, una dirittura d’arrivo e quel traguardo che illumina insieme gli spettatori, il fantino e sua maestà il cavallo unico e irripetibile protagonista di questa sana passione”.