Lotteria Italia: il successo dell'unico gioco pubblicizzabile, 96mila euro ai rivenditori
La Lotteria nazionale segna un nuovo record e fa arricchire anche i rivenditori: merito anche dell'esonero del divieto di pubblicità.
La Befana porta un bel regalo alle casse dello Stato, ma anche (e soprattutto) in quelle dei fortunati giocatori che si sono aggiudicati i premi – tutti milionari - dell'ultima edizione della Lotteria Italia, appena estratti dall'Agenzia delle Dogane e dei monopoli. Ma a ricevere un bel “regalo” per l'Epifania sono anche i rivenditori dei tagliandi della lotteria nazionale, ai quali vengono distribuiti premi per 96mila euro. Merito di un'edizione da record del gioco di Stato per eccellenza, che fa quindi contetti tutti, o quasi. Sì, perché a godere del successo della Lotteria Italia potrebbero (e dovrebbero) essere tutti, dentro e fuori al settore, trattandosi di gioco pubblico e, quindi, di entrate dirette derivanti dalla raccolta che vanno a beneficio della nazione, esattamente come avviene per tutti gli altri prodotti di gioco gestiti dallo Stato: quindi apparecchi da intrattenimento, scommesse, bingo, online e così via. Una cosa che sembra essere chiara a tutti, quando si parla appunto della lotteria, tenendo conto dei tanti proclami pubblici, con tanto di diretta televisiva sul principale canale Rai, ma che invece continua ad essere ignorata quando si parla degli altri giochi, che vengono al contrario ancora visti con diffidenza.
Tra i motivi del successo delle ultime edizioni della Lotteria Italia, peraltro, c'è anche un altro aspetto che, pur facendo il bene della lotteria nazionale, è finito con l'incrementare la disparità di trattamento nei confronti di questo gioco rispetto agli altri, non soltanto in termini di percezione globale e, quindi, del “sentire comune”, ma anche in termini di concorrenza. Vale a dire, il divieto di pubblicità, imposto dal famigerato decreto Dignità del 2018, che nel vietare ogni forma di pubblicità, promozione e comunicazione di tutti i giochi con vincita in denaro, ha previsto come unica eccezione quella della Lotteria Italia. La cui vendità dei tagliandi può quindi essere promossa ovunque. Oltre a poter essere trasmessa l'estrazione in diretta tv. Ed è così, dunque, che “Gli introiti per questa edizione della Lotteria Italia sono stati notevoli e, per la prima volta, i primi 5 premi saranno tutti milionari”, come esaltato dal direttore generale dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, nel corso della trasmissione Rai "I soliti Ignoti - Il ritorno", alla quale viene collegata la lotteria. Evidenziando lo straordinario risultato di quest’anno che ha visto il concorso dell'Epifania vendere circa 6 milioni e 400 mila biglietti e distribuire premi giornalieri per 710 mila euro. Per un risultato da primato visto che lo scorso anno nello stesso periodo erano stati venduti 4.546.717 tagliandi: che si traduce in una crescita del +39,6 percento. E scusate se è poco.
Ma mentre tutti brindano al successo della Lotteria, per gli altri operatori del gioco non è concesso neppure poter annunciare l'inaugurazione di un nuovo locale e non solo una novità o servizio introdotti nella propria attività, ad eccezione naturalmente dei canali specializzati e di informazioni agli operatori professionali, per consentire l'aggiornamento almeno della rete di vendita. E se l'esclusione dal divieto di pubblicità appare legittima e, forse, inevitabile per la Lotteria Italia, per via delle sua tradizionali modalità di funzionamento, è pur vero che la disparità di trattamento appare un paradosso nel momento in cui le critiche che vengono sollevate rispetto alla promozione degli altri prodotti di gioco, che inviterebbero agli eccessi i consumatori, non vengono tenute in considerazione quando si tratta della Lotteria di Stato (come pure, del resto, non vengono considerati i tanti quiz televisivi che promettono vincite milionarie ai cittadini, nonostante l'elevato tasso di penetrazione in tutte le fasce di età grazie al mezzo di comunicazione); oltre al fatto che altri giochi che stanno subendo oggi dei restyling per renderli al passo con i tempi, come il Totocalcio – appena restaurato – o il SuperEnalotto, anche questo oggetto di recente aggiornamento, non possono comunque fare comunicazione e pubblicità verso il pubblico, non avendo mai ottenuto nessuna esenzione. E se nel primo caso la differenza di trattamento potrebbe essere attribuibile al livello di potenziale “additività” che può essere associato a ogni singolo gioco, che certo risulta minore per la Lotteria Italia rispetto a tanti altri giochi, se si pensa al Totocalcio o ad altri concorsi, anche questa giustificazione sembra decadere. Che non sia dunque arrivato il momento di rivedere il divieto di pubblicità, almeno prevedendo delle ulteriori esclusioni(come peraltro richiesto da più parti, specie nello sport) o delle restrizioni diverse da un divieto totale? Dopo i brindisi dell'Epifania (e della Lotteria), è forse giunto il tempo di pensarci.