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Online e fisico, due facce della stessa industria

29 agosto 2024 - 09:49

Maurizio Ughi, presidente di Obiettivo 2016, disegna lo scenario del gioco pubblico: iGaming e terrestre sono la stessa cosa anche se le norme, per ora, viaggiano su due rette parallele.

© Pxhere

“Il riordino del gioco online è stata più una 'novazione' che un’innovazione. E credo che quando si procederà con il retail, il gioco fisico e quello online potrebbero tornare a essere una cosa sola perché l’uno è la vetrina dell’altro e, viceversa. Inoltre il terrestre dà credibilità all’iGaming.”

 

Maurizio Ughi, presidente di Obiettivo 2016 e manager dalla vastissima esperienza e competenza nel settore del betting e del gioco pubblico, analizza con Gioco News lo stato dell’arte del riordino del gaming online e del settore in generale abbracciando a 360 gradi la riforma dell’industry italiana.

Abbiamo spesso parlato del rapporto tra gioco fisico e online e della sua idea di rapporto tra i due mondi: che fine fa questo scenario con la disconnessione tra i due riordini?

“Esatto, il provvedimento ha definito ormai che esistono due mondi, online e fisico, quando si parlava del riordino si parlava di innovazione ma quello che sta accadendo la chiamerei più 'novazione'.

Non vi è nulla di innovativo; è stata scritta una norma che ha regolato tutto quello che era nato sul mercato e che non era inquadrato in una cornice ben precisa come i Punti vendita e ricarica o il proliferare delle skin.

Stiamo definendo un gioco online classico, punto e basta.

Ma questo non significa che non si arrivi ad un riordino moderno e più funzionale del mercato dei giochi.

Pensiamo al concetto dei Ctd che era un sistema molto più snello. E in effetti lo è: le società hanno un paniere di giochi e lo vendi a terra limitando alcuni giochi come nel caso dei casino games. È già così, in effetti, nei corner o nelle scommesse virtuali in agenzia che sono selezionate rispetto a quelle offerte sui siti di gioco. Credo che la mia idea di settore alla fine si possa recuperare.”

 

Ma prima di capire come, per Maurizio Ughi c’è uno scoglio molto grande da superare.

Come verrà risolto l’accordo Stato-Regioni? Le ipotesi sono due: un’azione forte del governo centrale che si impone facendo valere i suoi poteri oppure lasciare agli enti territoriali la decisione su come gestire le concessioni. Lasciando qualcosa nelle casse locali in base a quanti negozi vengono fatti mettere sul territorio. Se non si rilasciano autorizzazioni e concessioni non si partecipa ai fondi provenienti dal gioco.

C’è però un’altra questione da risolvere che è quella delle distanze dai luoghi sensibili perché alcune non hanno proprio senso e rischiano di paralizzare il territorio e il mercato. Se la misura deve rimanere va argomentata con logica e con una declaratoria definitiva. Ci sono tanti casi ed esempi da citare ma se si decide che il gioco fa male allora non si dovrebbero costruire scuole nei pressi di una sala da gioco già esistente. Così come io non posso sapere che può esistere un luogo di culto al secondo piano di un condominio. Al di là dell’utilità della misura la situazione va chiarita definitivamente.”

 

Torniamo allo scenario che si potrebbe verificare.

 “Quando si arriverà al riordino del retail, sempre se prima si trovi l’accordo nella Conferenza Stato-Regioni, chi partecipa alla gara potrebbe avere l’opportunità di estendere la concessione ottenendo anche quella online. La domanda solita è: perché tenere le concessioni staccate quando c’è l’opportunità di metterle insieme? Ormai è chiaro che l’online è la vetrina del fisico e il fisico ne garantisce la credibilità. I due mondi non possono essere separati. Abbiamo visto come l’iGaming si sia dovuto servire della raccolta a terra grazie ai Punti vendita e ricarica. Con il decreto Dignità in vigore non potevano trovare tutti i player nell’etere, era logico”.

Tanti i vantaggi, anche in termini di controllo sul giocato.

Un altro esempio dei vantaggi che vi possono essere è il conto gioco: se ho 1.000 euro sul conto perché non poterli giocare su un negozio sul territorio? Sarebbe un vantaggio per tutti, per i giocatori, per le sale, riduzioni di costi, meno circolazione di contante e magari uno ‘zero virgola’ in più per la filiera. Provvedimenti che andavano già varati ma se verrà aggiustato in seguito potrebbe andare bene lo stesso. Tuttavia, se aumenti i controlli non puoi aumentare i costi delle licenze”.

 

Per chiudere una considerazione da un milione di dollari: i Pvr regolati come si incastrano nell’epocale problematica delle distanze?

Prima o poi qualcuno si sveglierà. Tutto si incentra sul ruolo delle Regioni dopo la legge Bastianini del 2012 e i poteri che hanno assunto. Tuttavia, bastava realizzare i decreti attuativi della legge Balduzzi ma alla fine gli enti locali li hanno realizzati da soli e si sono generati poteri che dovevano essere gestiti a livello centrale. Ovviamente i Pvr potrebbero rientrare nella logica delle distanze e aumenterebbe ancora di più la confusione. L’accordo con le Regioni è quindi fondamentale per procedere ad un riordino finalmente funzionale per il settore dei giochi e delle scommesse”.

 

 

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