Alparone (Conferenza Regioni): 'Gioco, contemperare interessi del settore e dello Stato'
Il vice presidente di Regione Lombardia e coordinatore Affari finanziari della Conferenza delle Regioni, Marco Alparone, auspica nuovi standard qualitativi sostenibili per il gioco pubblico.
Il riordino del gioco fisico potrebbe fare dei passi in avanti “a breve”, stando a quanto anticipato da Mario Lollobrigida, direttore Giochi dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli.
In attesa che questo si concretizzi, magari con l'avvicinamento delle posizioni espresse dal ministero dell'Economia e delle finanze e dai rappresentanti delle Regioni e degli Enti locali al tavolo tecnico dedicato aperto ormai da qualche mese e in stallo da settimane, abbiamo interpellato su questo e altri temi Marco Alparone, vice presidente e assessore al Bilancio e finanza di Regione Lombardia, nonché coordinatore della commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni,audito lo scorso febbraio dalla commissione Finanze e tesoro del Senato proprio in merito al riordino.
La sua carriera è iniziata come farmacista, poi quella politica ha preso il sopravvento. Come è nata e come è maturata la sua scelta di “scendere in campo” e la passione per l'amministrazione?
“Per me l’impegno politico è stato un ideale proseguimento di quello spirito di servizio che contraddistingue i farmacisti. Io mi considero un uomo di servizio, forse proprio perché sono un farmacista. Una professione di ascolto, servizio e prossimità che ha tante affinità con quello del politico. Mi è sembrato normale portare questa predisposizione naturale nella cosa pubblica. Dopo dieci anni da sindaco pensavo di chiudere, pensavo che la mia dimensione fosse quella della comunità, del luogo dove ero cresciuto e dove vivevo. Al servizio, appunto, dei cittadini, delle persone che mi conoscono e mi incontrano per strada. Dopo una prima legislatura, l’anno scorso mi sono ricandidato in Regione, sospinto dai miei stessi concittadini, e da loro ho ricevuto un ampio consenso, trasversale, presentandomi con Fratelli d’Italia. Sono stato rieletto e a quel punto il presidente Fontana e il mio partito mi hanno dato grande fiducia affidandomi una delega importante, al Bilancio e Finanze della Regione, e, in più, il ruolo di vice presidente della Giunta.”
Lei si trova a rivestire due ruoli “strategici”: in Regione Lombardia è vice presidente e assessore al Bilancio; nella Conferenza delle Regioni è il coordinatore della commissione Affari finanziari. Come riesce a portare avanti questi compiti così delicati?
“Un’altra delega molto delicata è quella di coordinatore della commissione Affari finanziari, che mi consente anche di conoscere le istanze di Regioni meno ricche della Lombardia e di interloquire con il Governo in un’ottica di interessi non più regionali ma nazionali. Riusciamo sempre a fare una sintesi delle varie esigenze regionali, presentandoci allo Stato in modo unitario. Dobbiamo essere in grado di far convivere autonomia e solidarietà. Io ritengo che autonomia sia sinonimo di responsabilità, non di accaparramento di risorse. È nostro dovere allora spronare le Regioni più in difficoltà ad avviarsi verso standard di efficacia ed efficienza simili ai nostri.”
Quali sono i progetti che sta seguendo in questo momento come assessore al Bilancio di Regione Lombardia e quali quelli che ha in cantiere per i prossimi mesi?
“Innovazione, ricerca e sviluppo, capitale umano: sono queste tre le direttrici da seguire. Stiamo vivendo un periodo di grande cambiamento e, anche in seguito alla pandemia, cambiano gli strumenti con i quali i cittadini si rapportano alla Pubblica amministrazione. L’innovazione è fondamentale per modernizzare la Pubblica amministrazione, con la ricerca e sviluppo che sono strumenti per aumentare la competitività dell’ecosistema lombardo, e la digitalizzazione che in primis può semplificare la vita dei cittadini. Ma questi sono solo strumenti: tutto deve ruotare sul tema del capitale umano come nuova frontiera per difendere e consolidare l’eccellenza lombarda.”
Come coordinatore della commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni, lei si è occupato anche di contrasto al gioco patologico. Qual è la sua posizione in materia? Meglio investire su prevenzione e informazione dei cittadini, formazione degli operatori o distanziometri e limiti orari?
“Il tema è molto delicato, si tratta di contemperare gli interessi: pubblici (Erario); dei cittadini (salute); economici (operatori del settore); sicurezza (illegalità). Inoltre, il contesto è molto cambiato rispetto all’Intesa, tra Governo, Regioni ed Enti- locali concernente le caratteristiche dei punti di raccolta del gioco pubblico del 7 settembre 2017: il gioco online ha assunto un ruolo significativo. Si tratta, conseguentemente, di valutare nuovi parametri e nel caso aggiornare gli esistenti per regolare l’offerta del gioco rete fisica.
Credo che il nuovo Codice dei contratti pubblici possa aiutare all’innalzamento significativo degli standard qualitativi del settore e di sostenibilità finanziaria e sociale delle offerte (in termini di dotazione tecnologica, certificazione e requisiti per la partecipazione alle gare) con l’obiettivo di ottimizzare i livelli di tutela della salute e della pubblica sicurezza garantendo anche le entrate correlate alla raccolta del gioco.”
Quanto è importante, e a cosa servirebbe, la compartecipazione degli enti territoriali alle entrate dai giochi?
“La pratica dei giochi d’azzardo, e le conseguenti condizioni patologiche della ludopatia o 'disturbo da gioco d’azzardo' (come definito dal Dl 87/2018), hanno raggiunto un livello tale da indurre il legislatore nazionale e quello regionale ad emanare interventi normativi di natura preventiva, anche a contenuto finanziario, diretti a contrastare l’espansione di tale fenomeno. Alla base degli interventi finanziari, vi è anche la considerazione dei potenziali risparmi di spesa sanitaria conseguenti ad una riduzione dei soggetti affetti da tale patologia e quindi dei conseguenti minori costi sociali. È opportuno riconoscere il ruolo primario delle Regioni, nell’ambito delle proprie competenze di materia sanitaria e sociale, nell’intervento di prevenzione e cura delle conseguenze del gioco d’azzardo patologico.
In quest’ottica, stante il ruolo e le responsabilità delle Regioni e dalle Province autonome sul tema dei punti delle reti fisiche del gioco e in materia di tutela della salute, è stata chiesta la possibilità che si consideri una compartecipazione regionale alle entrate dal gioco (sia al canone di concessione dei punti delle reti fisiche del gioco che sul provento del gioco al netto delle vincite erogate e degli aggi). È una questione di responsabilità!”
Il tavolo tecnico aperto fra Mef e Conferenza delle Regioni sul riordino del gioco al momento è fermo, in attesa di una proposta delle Regioni che sia un po' più “mite” di quella presentata dal Gruppo tecnico sub area dipendenze. Secondo lei, è possibile arrivare a un punto di incontro fra tutela del settore legale, tutela della salute e legittime istanze delle Regioni?
“La proposta sarà della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, non degli assessori al Bilancio e cercherà di coniugare le sensibilità e priorità delle diverse commissioni che compongono la Conferenza.
L’obiettivo è di definire regole uniformi per tutto il territorio nazionale al fine di permettere le gare e selezionare le offerte non solo dal punto di vista economico ma anche qualitativo (dotazione tecnologica, certificazione, sostenibilità sociale, formazione del personale) anche con lo scopo di permettere i controlli da parte dell’Agenzia delle dogane e monopoli e della Pubblica sicurezza (ovvero di sanzionare i comportamenti non regolari).”
E in quali tempi possiamo aspettarci un accordo sul riordino?
“Si confida di chiudere il testo dello schema di decreto legislativo 'Gioco rete fisica' entro l’anno per permettere le gare nel 2025.”
Al consiglio regionale della Lombardia, nella passata consiliatura il Movimento cinque stelle aveva chiesto di modificare e aggiornare la legge vigente sul gioco varata nel 2013. Pensa anche lei che sia il caso di ritoccarla o meglio affidarsi a un riordino nazionale che “superi” le norme regionali?
“È necessario un riordino a livello nazionale per consentire le gare su tutto il territorio sulla base di impegni condivisi fra Stato, Regioni ed Enti locali, solo così si potranno coniugare tutti gli interessi.”
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