Ultimi giorni di campagna elettorale in Lazio e Lombardia in vista del voto in programma il 12 e 13 febbraio.
In vista di tale data, si moltiplicano gli interventi dei candidati, non solo per la carica di governatore ma anche per un posto nei rispettivi consigli regionali. Fra i temi dibattuti non possono mancare riferimenti alla legalità, e con esso al contrasto al gioco patologico o a quello illecito.
Nel Lazio a portare l'attenzione sulla materia sono i candidati di Sinistra Italiana, Valeria Bruccola e Piero Rosati, che si focalizzano sul pericolo di infiltrazioni mafiose nella Tuscia.
“La mafia nell’Alto Lazio? Una forte criticità. Con i finanziamenti del Pnrr il rischio di aumentare la presenza della mafia nel nostro territorio si fa maggiormente più concreta. È appurato che nelle aree in cui operano delle attività economiche il livello di corruzione delle amministrazioni pubbliche presenta alti rischi di vulnerabilità. Questo avviene in particolar modo dove si riscontrano fenomeni di lavoro nero, sfruttamento nell’agricoltura, gestione del ciclo dei rifiuti, urbanizzazioni incontrollate, gioco d’azzardo, ecc. È qui che si radicalizzano le organizzazioni criminali mafiose, I volumi d’affari legati a queste attività 'illecite' è di alcune decine di miliardi di euro. Con l’arrivo dei fondi del Pnrr dovremmo prestare molta attenzione e vigilare su ciò che può essere una avvisaglia per poi diventare inaspettatamente una realtà.
È anche per questo motivo che abbiamo accettato di partecipare alla competizione delle elezioni regionali del prossimo 12 e 13 febbraio nel Lazio”.
La candidata al consiglio regionale per Italia viva e il Terzo polo, Gabriella Sisti, sottolinea: “È fondamentale ridurre le diseguaglianze sociali e salariali attraverso politiche di inclusione, potenziare gli strumenti a disposizione della Regione per il contrasto ai fenomeni di usura, indebitamento e gioco d’azzardo”.
Restando nel Lazio, spicca l'appello lanciato ai candidati alle elezioni regionali dal vescovo Gianrico Ruzza, presidente della Commissione regionale per i problemi sociali e del lavoro della Conferenza episcopale, che li invita a “partire dall’emergenza educativa che richiede lo sforzo deciso per custodire gli adolescenti dai molteplici rischi di dipendenza, quali stupefacenti e gioco d’azzardo”.
Salendo in Lombardia, invece, una delle poche voci che si è levata a tal proposito è quella di Monica Forte, presidente della commissione regionale Antimafia della Lombardia ora candidata nelle fila del gruppo “Letizia Moratti Presidente”. Se da membro uscente del Consiglio lombardo se n'era occupata nell'ambito della modifica alla legge regionale Antimafia approvata a dicembre nel programma elettorale pubblicato sul suo sito web, dedica un focus specifico a “Sicurezza e legalità: usura e gioco d’azzardo”. Nel testo spiega che “è necessario innanzitutto mettere a regime un Tavolo di lavoro permanente sull’usura che realizzi anche campagne di comunicazione sugli strumenti a supporto alle vittime”, aggiungendo che “bisogna strutturare una rete di assistenza alle vittime per le pratiche successive all’ottenimento di ristoro”.
In particolare, per quanto riguarda il gioco, Forte rimarca che “esiste un legame sempre più stretto tra il gioco d’azzardo e l’usura” per contrastare il quale “è necessario che l’Istituzione regionale investa maggiormente nella prevenzione del gioco d’azzardo, sia con la finalità di incidere maggiormente sulla prevenzione e sul contrasto del fenomeno dell’usura, sia per recuperare molte potenziali vittime di ludopatia, incidendo così positivamente anche sul risparmio della spesa sanitaria”.
Pierfrancesco Majorino, sostenuto da Partito democratico e Movimento 5 stelle, è invece uno dei pochi candidati alla poltrona di governatore ad essersi espresso sul gioco, anche grazie ad un'intervista rilasciata a GiocoNews, e forte della sua esperienza in materia ai tempi del mandato da assessore comunale di Milano. “L’impegno al contrasto del gioco patologico e per la cura deve essere massimo e in questo ancora una volta penso che la Regione possa e debba avere un ruolo di coordinamento tra le diverse componenti coinvolte: il gioco patologico, infatti, ha implicazioni sociali, sanitarie ed economiche e chiama in causa attori diversi. È quanto abbiamo fatto negli anni della mia attività per il Comune di Milano. Abbiamo puntato su un percorso fatto di sensibilizzazione, di servizi molto concreti alle vittime e ai loro familiari e di coinvolgimento di tutta la Milano Possibile, come abbiamo sempre chiamato gli attori del 'sociale' milanese. Abbiamo creato e sviluppato una rete civica (prima Milano No slot, poi divenuta Rete Civica No slot Milano Città metropolitana), che nel tempo ha sviluppato questo approccio soprattutto culturale in modo laboratoriale e sempre più efficace. Abbiamo censito, invitato e coinvolto tutti gli operatori di qualità che a Milano nel tempo si sono con competenza occupati di questa materia, coordinando la loro azione come assessorato al Welfare, creando un modello pubblico preso ad esempio a livello nazionale”.