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Fase 3: trattativa governo regioni sulla riapertura, le opzioni per i giochi

06 maggio 2020 - 09:15

Trattative avanzate tra governo ed enti locali per la riapertura delle attività a livello regionale con nuove possibilità anche per i giochi.

Scritto da Ac
Fase 3: trattativa governo regioni sulla riapertura, le opzioni per i giochi

 

Dopo le varie discussioni e malumori per le regole univoche su tutto il territorio nazionale stabilite dall’ultimo Dpcm sul varo della “Fase 2” a partire dal 4 maggio, le regioni tornare a fare pressing sul governo con l'obiettivo di provare a stilare un calendario anticipato per le riaperture dei negozi. Una possibilità non più così remota, come sembrava apparire fino a qualche giorno fa, tenendo conto che gli ultimi dati diffusi dalla Protezione Civile confermano la discesa della diffusione del virus (l'incremento dei contagiati in totale non è mai risultato così basso dal 10 marzo), spingendo il governo a valutare l'ipotesi di accelerare ulteriormente il percorso della ripresa, arrivando fino alla tanto attesa “fase 3”, che dovrebbe riguardare tutte le attività. Compresi i locali di gioco. Anche perché, a livello nazionale, si va verso la riapertura di altre attività: dai negozi di biciclette, a quelli di barche e di toelettatura di animali. A stabilirlo, infatti, è un decreto del Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli – di cui si attende tuttavia la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale - che andrebbe a modificare il Dpcm dello scorso 26 aprile. L'atto inserisce le tre attività sopra citate tra quelle che possono riaprire subito, andando quindi ad ampliare il raggio di azione del provvedimento e l’elenco dei codici Ateco per i quali è consentita la ripartenza, tra i quali, peraltro, sono stati anche aggiunti quelli del noleggio di autocarri e di altre macchine, di attrezzature e beni materiali e delle attività di conservazione e restauro di opere d'arte.

IPOTESI RIPARTENZA BAR – Ma non è tutto. Sì, perché già a partire dal 18 maggio, potrebbero riaprire una serie ulteriore di attività la cui ripartenza era stata prevista per l'inizio di giugno, in base al piano illustrato dal premier, come bar, ristoranti e parrucchieri. Con i primi che rappresentano, come ben noto, anche delle location dove vengono offerti prodotti di gioco. Un'apertura, quindi, che potrebbe interessare anche gli addetti ai lavori del gioco pubblico. Ma non è ancora chiaro se, in caso di apertura dei pubblici esercizi già a maggio, si potranno comunque offrire i giochi. Se verrà consentita l'apertura, infatti, il punto fermo su cui si baserà il governo sarà quello di procedere con la massima cautela e prudenza, evitando quindi ogni possibile assembramento oltre ad adottare tutti i criteri di sicurezza nei locali. Anche se verranno comunque valutati degli approcci differenziato a seconda della situazione in cui ogni Regione si troverà nel momento in cui andranno rivalutate le misure contenute nel Dpcm. Più basso sarà l'indice di rischio più sarà possibile aprire, coerentemente a quanto anticipato nei giorni scorsi dal Ministro per gli Affari Regionali Boccia. Con la possibilità, quindi, che in quale territorio si potrà anche tornare a giocare. Almeno nei bar. Con le sigle che rappresentano il comparto del gioco che hanno già evidenziato - in maniera unitaria - come nei locali di gioco sarebbe possibile riaprire in sicurezza alla pari di ogni altra attività.

CHI RIAPRE DA MAGGIO - Intanto, tuttavia, rimangono serrati tutti gli esercizi non compresi nel Dpcm (e nel decreto Mise) fino al 17 maggio, con le Regioni che ogni giorno forniranno i dati aggiornati sul contagio al governo. A confermare la trattavica con il governo e gli spiragli di aperture anticipate è anche il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, presidente tra l'altro anche della Conferenza delle Regioni: “Se tutto andrà come ci auguriamo - i tempi previsti per bar, ristoranti e parrucchieri potrebbero essere anticipati”, ha detto in una recente dichiarazione, parlando proprio dello spostamento possibile dal 1 giugno al 18 maggio. Ma in Emilia il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri (Lega), ha già deciso di giocare d'anticipo con i negozi non alimentari potranno essere aperti dall'11 maggio, una settimana prima della data attualmente prevista dal governo. Anche il presidente del Veneto Luca Zaia parla di anticipare alcune misure. “Stiamo lavorando con il governo sull'ipotesi di poter avere un anticipo sulle riaperture rispetto alla data del 18 maggio”, ha annunciato. Spiegando che potrebbe essere l'occasione di dare competenze in maniera differenziata alle Regioni sui propri territori. “Se siamo responsabili della salute dei cittadini – ha aggiunto - è altrettanto vero che il presidente di una Regione possa decidere se aprire”. Del resto c’è già chi si è mosso: come l'ormai celebre vicenda della Calabria dove è “consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all'aperto”. Anche se Ordinanza è stata impugnata dal ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia. Anche in Sardegna, comunque, dall'11 maggio, potranno riaprire anche parrucchieri e negozi di abbigliamento.

IL NODO GIOCHI – In questo spazio di trattativa, quindi, si potrebbero inserire anche i giochi. Che oltre a dover ripartire nei pubblici esercizi generalisti, dovranno riprendere anche negli ambienti specializzati, come le agenzie di scommesse, le sale slot e Vlt o le sale bingo. Se, per le prime, si può avere uno spiraglio maggiore legato alla ripartenza dei campionati di calcio e delle scommesse, per gli altri locali c'è ancora la possibilità di un lockdown almeno fino a giugno. Anche se le ripartenze differenziate di regione in regioni potrebbe offrire nuove opportunità. A interessarsi delle riaperture dei giochi, nel frattempo, sono anche le organizzazioni sindacali, con la Cisl che nella valutazione relativa alla riapertura delle case da gioco, si sta occupando anche della ripartenza dei giochi in generale. Un tema sul quale il governo si confronterà anche con l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, con la quale – come apprende GiocoNews.it da fonti istituzionali - è previsto un incontro già nelle prossime ore.

I NUOVI SUSSIDI E INCENTIVI – Intanto, le aziende del gioco e i lavoratori, come quelli di ogni altro settore, attendono di conoscere le nuove misure che verranno adottate nel prossimo “decreto aprile” che nel frattempo è diventato un decreto di maggio. L'esecutivo ha previsto un piano per far fronte alle profonde ferite dell'epidemia e dell'economia: dall'artigiano, al commerciante alla piccola impresa fino a 5 milioni di fatturato. Dopo un paio di giorni segnati da riunioni notturne e incontri con le parti sociali, emergono infatti i primi dettagli del nuovo testo del decreto per rilanciare l'economia che probabilmente sarà varato dal consiglio dei ministri di venerdì 8 maggio. La novità più importante è proprio il nuovo meccanismo di ristoro dalle perdite causate dalla crisi profonda che tratterà allo stesso modo artigiani, commercianti e microimprese fino a 5 milioni di fatturato: un' operazione che da sola vale 7 miliardi a fondo perduto. Tutti questi soggetti avranno contributi per tre mesi sugli affitti, sulle bollette e un contributo a fondo perduto del 20-25 per cento sulle perdite di fatturato. Anche per il mese di aprile, inoltre, artigiani e commerciati beneficeranno ancora dei 600 euro Inps in attesa di maggio quando entreranno nel nuovo sistema. Non ci sarà quindi il passaggio a mille euro, come si era ipotizzato, in relazione alla perdita di fatturato. Da maggio in poi invece nel bonus 600 euro (forse portati ad 800) rimarranno le altre partite Iva minori, gli stagionali e il resto del lavoro saltuario.

L'intervento diretto sulle imprese continua su una seconda fascia dai 5 milioni ai 50 milioni di fatturato. A fronte di perdite qui si interverrà con sconti fiscali per favorire la ricapitalizzazione delle aziende, è possibile un'azione sull'Ires o sull'Ace, il meccanismo fiscale per favorire la patrimonializzazione delle società. Al livello superiore ci saranno le aziende oltre i 50 milioni di fatturato. In questo caso sarà la Cassa depositi e prestiti ad intervenire temporaneamente sul capitale, immettendo risorse fresche. Le risorse della cassa integrazione saliranno da 13 a 14 miliardi: dunque il finanziamento è assicurato.

 

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