Abodi (ministro Sport): 'Diritto scommesse sacrosanto, ma lo affronteremo con più tranquillità'
Il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, dice la sua sul 'diritto di scommesse' chiesto dalla Figc e difende l'emendamento alla Manovra di bilancio sul 'salva-calcio'.
Nuove dichiarazioni del ministro per lo Sport e per i giovani, Andrea Abodi, in merito al diritto di scommesse, vale a dire il diritto di trasmettere, distribuire e mettere a disposizione sia tramite personal computer, tablet e/o dispositivi di telefonia mobile che in centri scommesse la diretta degli eventi, come parte di prodotti, servizi o applicazioni leciti nel settore delle scommesse.
A margine di un evento di Sport e salute per la riqualificazione di Colle Oppio, a Roma, il ministro infatti sottolinea: "È un tema che dovremo affrontare con maggior tranquillità. Ne dovremo parlare di più e nel dettaglio, ma è un diritto sacrosanto".
Forse in risposta a quanto affermato poche ore prima dal presidente della Figc, Gabriele Gravina, dopo il consiglio federale: “Il diritto di scommessa è un diritto sacrosanto che è collegato ad una risoluzione dell'Unione europea sulla tutela del diritto d'autore. Lo stanno applicando in diverse altre nazioni, non capisco perché non debba essere applicato in Italia. Quindi la percentuale sulle scommesse, l'apertura delle sponsorizzazioni collegate al betting, il passaggio da tre a cinque anni per quanto riguarda la negoziazione dei diritti televisivi, l'introduzione nel mondo del calcio del tax credit, così come avviene nel mondo della cultura e del cinema”.
Il ministro dello Sport poi commenta anche l'inserimento nel testo del disegno di legge di Bilancio - con un emendamento del Governo - della cosiddetta norma “salva-calcio”, secondo cui le società sportive avrebbero 5 anni di tempo – 60 mesi – per il pagamento a rate di ritenute Irpef, addizionali regionali e comunali e Iva in scadenza a fine 2022, con lo Stato che quindi – relazione tecnica alla mano – rinuncerebbe a 890 milioni di entrate.
Una proposta caldeggiata dal senatore Claudio Lotito (presidente della Lazio), ritenuta “scandalosa” dal senatore Matteo Renzi (Italia viva) che accusa il Governo di “fare marchette” e di aver tolto i fondi per supportare il bonus Cultura per i 18enni rinunciando a “890 milioni per gli indebitati presidenti delle società di serie A”.
Abodi quindi risponde alle critiche mosse da Renzi e da altri esponenti politici e non solo: "Il principio che ha mosso le posizioni del Governo da tempo è sempre lo stesso: nessun sconto, nessun regalo. Nessuna norma ad hoc, se non quelle a disposizione del sistema imprese. Le società sportive pagheranno tutto e nelle forme consentite agli altri e dunque fino a 60 rate e con interessi. Scudo penale? Si tratta di trovare armonia nel rapporto tra l'agenzia delle entrate che concede una rateizzazione e, rispettando il piano di pagamenti, il rischio di essere perseguito. Il rischio decade con il pagamento ultima rata, se invece si salta una rata si perde il beneficio. Ricordo inoltre che interveniamo in un tempo breve per risolvere un problema nato nove mesi fa e affrontato rimandando".
Nessun commento, invece, sulla possibile sospensione del divieto di pubblicità al gioco sulle maglie delle squadre di calcio, chiesta sempre dalla Figc e ventilata dallo stesso Abodi qualche giorno fa.
E dire che agire su questo fronte, come esposto da alcuni operatori del gaming, avrebbe portato ben altre cifre nelle casse dei club di calcio, molto maggiori degli 890 milioni di euro di cui si discute in queste ore.