Tassa Salvasport, concessionari ricorrono al Tar Lazio: 'Determina Adm illegittima'
I concessionari fanno ricorso al Tar Lazio contro la determina di Adm che ha chiesto gli arretrati del prelievo dello 0,5 % sulla raccolta scommesse per il Fondo Salvasport. Le motivazioni.
Diversi concessionari terrestri e online hanno deciso di muoversi e di presentare ricorso al Tar Lazio per l’annullamento della determina con cui l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, agli inizi del 2023, ha chiesto agli operatori gli arretrati del prelievo dello 0,5 percento sulla raccolta delle scommesse previsto dal decreto Rilancio varato nel 2020 e in vigore sino al 31 dicembre 2021 per alimentare il cosiddetto “Fondo Salvasport”.
Come si ricorderà, infatti, il decreto aveva fissato un limite di versamento pari a 40 milioni di euro per il 2020 e 50 milioni per il 2021, ma la Ragioneria e Corte dei conti poi hanno dichiarato inesistente tale limite, sottolineando che il vincolo di destinazione vale per le cifre suddette, ma che quanto versato “in più” resta e va nelle casse dell'Erario.
L'impatto di tale richiesta per i concessionari più grandi potrebbe aggirarsi su cifre pari a svariati milioni; da qui la decisione di rivolgersi al tribunale amministrativo capitolino.
L'udienza collegiale per l’esame della domanda di sospensiva è in calendario al Tar Lazio nelle prossime settimane.
AVVOCATO TRAVIA: “ADM HA ESERCITATO UN POTERE CHE NON LE COMPETE” - L'avvocato Niccolò Travia, legale di quattro concessionari che hanno presentato il ricorso, ne precisa i contenuti. “La determina di gennaio 2023 rappresenta l'annullamento in autotutela di una determinazione precedente, del 2022, in cui Adm diceva che era stato raggiunto il limite dei 40 milioni di euro per il 2020 e di 50 milioni per il 2021 e che quindi non era dovuto un prelievo ulteriore. La determina del 2023 è arrivata nonostante fosse stato raggiunto il limite del Fondo Salvasport, informando i concessionari che il prelievo sarebbe dovuto proseguire comunque e che i fondi in eccesso sarebbero stati destinati all'Erario. Quindi, non è stato rispettato il principio dell'autotutela, in quanto occorre dimostrare che c'è l'illegittimità di un provvedimento precedente, e anche che c'è un interesse pubblico che giustifica l'annullamento (e che Adm non ha dimostrato); poi, non è stato fatto un bilanciamento fra interessi pubblici e privati. A questi tre elementi si aggiunge l'irragionevolezza del tempo che è passato e un altro tema: Adm ha esercitato un potere che non le compete, visto che soltanto il legislatore può imporre una prestazione patrimoniale a carico dei cittadini”.
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