“In materia di scommesse lo Stato non ha mai inventato nulla ma ha regolamentato. E noi come Snai (nati come Sindacato nazionale agenzie ippiche), era il 1994, avevamo realizzato il primo totalizzatore nazionale sulle scommesse ippiche, che aveva avuto il gradimento del legislatore e del regolatore, poi ceduto a Sogei. Da questa prova che poteva esistere un controllo al vertice c'è stata una escalation di tutti i giochi, puntando a canalizzare tutto quello che gravitava in Italia e a mettere in sicurezza i sistemi di accettazione.”
A raccontare la nascita delle scommesse sportive in Italia - nell'ambito di uno speciale sulle eccellenze pubblicato sul numero di novembre della rivista Gioco News (consultabile integralmente online a questo link) - è uno dei suoi padri (se non “il” padre), Maurizio Ughi, 76 anni lo scorso 13 febbraio e una vita trascorsa nel settore, conoscendone le alterne vicende. Comprese la crociata che nel 2018 ha portato al decreto Dignità e, due anni dopo, le prolungate chiusure dovute al Covid.
Secondo lei è stato sbagliato qualcosa in questo percorso a ostacoli?
“La crescita dello sport aveva portato all'inizio a un grande sdoganamento delle scommesse e dei giochi, il cliente che faceva la scommessa veniva visto in maniera positiva. Poi c'è stata una crescita troppo veloce che ha fatto sì che l'opinione pubblica non potesse assimilarla e che ha catturato l'attenzione del Parlamento. È dunque arrivato il decreto Balduzzi, che prevedeva decreti attuativi, mai realizzati dal Governo, e in questo contesto Regioni e Comuni hanno fatto quanto malauguratamente sappiamo. In molti si sono fatti uno spot pubblicitario proprio attaccando il gioco. Dunque, prima c'è stato uno sdoganamento, e poi una demonizzazione del settore.”
Si è così arrivati al decreto Dignità...
"Un provvedimento che ha fatto un grosso favore ai grandi marchi già noti, che hanno risparmiato i soldi della pubblicità. Il danno maggiore si è riscontrato per lo sport e chi voleva entrare nel mercato. Si tratta di una disposizione che dovrà essere rivista ora che stanno per arrivare i nuovi bandi, se si vogliono evitare contestazioni, dato che non ha risolto un problema che invece andava affrontato nell'unico modo possibile: il confronto con gli operatori del settore e con quelli che vivono la bottega negozio di scommesse dalla mattina alla sera”.
Quanto al futuro, cosa dobbiamo aspettarci da lei?
“Al momento vedo solo novazione e poca innovazione, mentre, soprattutto per quanto riguarda il gioco fisico, è necessario che il cliente abbia gli stessi servizi su misura che gli offre il canale online, che io definisco il maggiordomo delle scommesse, qualcosa nell'interesse del cliente che frequenta il punto vendita. Serve una capacità innovativa come nel settore delle auto per la protezione del guidatore, dalla cintura di sicurezza in poi! Io e mio figlio Luigi abbiamo realizzato e proseguiamo a realizzare sistemi evoluti per la soddisfazione e protezione del cliente.”