Tar: 'Sì a chiusura sala scommesse, non provato effetto espulsivo'
Il Tar Emilia Romagna boccia ricorso di un concessionario contro la chiusura di una sala scommesse vicina ad una chiesa.
Scritto da Redazione
“La dimostrazione della descritta marginalizzazione, non prova invece l'effetto espulsivo delle attività di gioco lecito, posto che risultano comunque disponibili delle aree, seppur esigue e/o marginali rispetto al centro, idonee a ospitarle; ciò non consente, quindi, la formulazione di un giudizio d'irragionevolezza e non proporzionalità del dettato normativo di cui trattasi, rispetto agli scopi perseguiti in contemperamento degli opposti diritti in gioco, quello alla salute e quello alla libertà d'impresa, tale da sostenere la non manifesta infondatezza della questione di costituzionalità”.
Ad affermarlo sono i giudici del Tar Emilia Romagna, in una sentenza con cui respingono il ricorso di un concessionario contro la nota con la quale l'Unione Comuni del Sorbara, Struttura Unica per le Attività produttive, richiamate proprie precedenti delibere e determine, nonché la legge regionale n. 5/2013, ha comunicato la chiusura di una sala scommesse ubicata nel Comune di Castelfranco Emilia, in quanto situata ad una distanza inferiore a 500 metri da una chiesa, “fatta salva la possibilità di delocalizzarla entro il termine di 6 mesi a far data dal ricevimento della comunicazione”.
In definitiva, secondo il Collegio, l'effetto espulsivo avanzato dal ricorrente “non viene nemmeno avvallato dalla perizia di parte che si limita ad individuare aree ritenute zone 'non fattibili' perché poco o per nulla abitate (rurali /produttive), esclusivamente residenziali (ove gli immobili commerciali sono assenti o estremamente scarsi) o fisicamente incompatibili con l’attività oggetto di studio”.