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Goldrake, il robot che dava dipendenza

22 marzo 2025 - 10:26

Massimo Nicora, autore di un poderoso volume dedicato al primo robottone giapponese, racconta come sia diventato, nel bene e nel male, uno dei simboli di un’epoca.

Scritto da Daniele Duso
Massimo Nicora - Foto tratta dal profilo Facebook di Massimo Nicora.png

Alabarda spaziale, lame rotanti, pioggia di fuoco. Chi non ricorda le mille armi di Goldrake, il primo robottone giapponese ad essere approdato in Italia sotto forma di cartone animato? Goldrake aprì la strada tantissimi altri, divenendo simbolo di un’epoca. A riportarci negli anni a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta del secolo scorso è Massimo Nicora, esperto di comunicazione, che a Goldrake ha dedicato buona parte della sua vita, anche se di lavoro fa altro (comunicazione per aziende videoludiche) e si occupa pure di politica (è stato sindaco di Cazzago Brabbia, paese del varesotto, per ben due mandati). La chiacchierata con lui inizia proprio dall’origine di questa sua passione, condivisa con tantissimi altri della sua generazione.

“Questa mia passione ha una data di nascita precisa: 4 aprile del 78. Avevo cinque anni, e quando ho visto Goldrake per la prima volta, ricordo di essere rimasto folgorato. L'ho rivisto poi quando andavo al liceo, in replica su una rete privata. Poi ho avuto un ritorno di fiamma nei primi anni 2000, quando iniziando a navigare in internet ho incontrato i primi video online. Nel 2007 caso ha voluto che, lavorando per una società che si occupa di comunicazione aziendale, siamo finiti a collaborare con la D/Visual, azienda giapponese che stava editando i primi Dvd di Goldrake. Da lì si è accesa nuovamente la fiamma, e il mio background culturale universitario (sono laureato in filosofia teoretica) ha fatto il resto.”
Ha cominciato un lavoro di ricerca immenso che l’ha portata a scrivere centinaia di pagine. Come può un cartone animato dare così tanto materiale?
Ho dovuto fermarmi a poco più di 1000 pagine (al primo volume del 2017, di 600 pagine, ha fatto seguito un’edizione ampliata di “C’era una volta Goldrake”, in due volumi, uscita nel 2021), scartando anche molto materiale. Ho avviato un lavoro di ricerca che mi ha portato a incontrare i protagonisti dell’epoca, dai dirigenti ai responsabili dei palinsesti Rai, a chi realizzava le sigle, dai doppiatori agli operatori delle aziende del giocattolo degli anni a cavallo tra i 70 e gli 80 che avevano lavorato i prodotti di Goldrake. Ho aperto quindi anche qui uno squarcio su un mondo che si credeva un po' dimenticato."
Come è nato il fenomeno Goldrake, che poi è stato seguito da moltissimi altri robot giapponesi negli anni a venire?
“Goldrake era il primo robot. Non è stato il primo cartone animato che arrivava dal Giappone, perché prima già c'erano state anche delle coproduzioni europee e giapponesi come i Barbapapà, Vicki il vichingo, Kimba, il leone bianco. Ma la novità rappresentata dal robot, da questa fantascienza, era stata talmente tale, talmente devastante da far subito breccia nel cuore di milioni di bambini di allora.”
Immagino intenda solo bambini maschi?
“In realtà direi bambini e bambine. Perché la figura di un Actarus, ad esempio, piaceva molto al pubblico femminile. Quindi è stato un cartone animato che ha saputo catalizzare l'attenzione, sicuramente nella maggior parte di bambini maschi, ma ha avuto anche un suo appeal anche sul pubblico femminile. Addirittura nella seconda serie di Goldrake il ruolo della donna acquisisce una importanza ancor più grande. Cambiano i vestiti. Un esempio su tutte quello di Venusia, che nella seconda serie si presenta con i pantaloni, il bavero alzato del collo della giacca, trasformata in una guerriera.”
Ma come racconta nelle sue pagine anche per Goldrake il successo popolare è stato accompagnato da aspre critiche?
“All’inizio c'era anche qualche titubanza sul trasmettere un qualcosa di nuovo come Goldrake, ma il cartone arriva su Rai2, che era il canale della Tv pubblica un po' più sbarazzino, a differenza dell’istituzionale e ingessata Rai1. Solo che dopo una prima fase di novità, di curiosità e innamoramento, si apre la fase quella più critica. Uno degli attacchi più feroci arriva dal deputato Silverio Corvisieri, che era anche un membro della commissione di vigilanza Rai, che parlava del cartone animato come dell'orgia della violenza annientatrice, del suo rifiuto viscerale del diverso, lasciando intendere che fosse un cartone fascista, pur senza usare mai questo aggettivo. Poi arrivarono i ‘Crociati di Imola’, un gruppo di genitori di un circolo scolastico della cittadina romagnola che raccolsero oltre 600 firme e furono invitati anche da Enzo Tortora in Tv. Si scagliavano contro il proliferare dei cartoni animati presenti nei palinsesti televisivi dalla mattina alla sera, che stordivano i loro figli come polli da mangime. In Italia, ma anche in Francia, si parlò molto di quella che veniva definita droga televisiva. Situazioni che ciclicamente ritornano. Ora che mi occupo di videogiochi noto una sorta di parallelismo: coloro che li criticano, infatti, sono spesso personaggi un po’ alieni a questi mondi.”

Di recente Goldrake è entrato pure nel mondo dei videogame, anche se non con molto successo.

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