Mariupol, la guerra 'cancella' il Museo dei videogiochi
Una delle più importanti collezioni di componenti informatici ucraine nei giorni scorsi è stata spazzata via dalle bombe russe.
Ospitava più di 500 componenti informatici il museo di distrutto dalle bombe russe durante i bombardamenti di Mariupol, nei giorni scorsi. La collezione del Mariupol Computer Museum, situato nell'omonima città sudorientale dell'Ucraina affacciata sul Mar d'Azov, spaziava da alcuni dei primi computer, risalenti agli anni Cinquanta del Novecento, alle più recenti macchine degli anni Duemila.
Centoventi computer e console complete dedicate ai videogiochi come Commodore 64, Amiga, ma anche le più vicine a noi Playstation. Pezzi rari, in alcuni casi unici, di macchine e calcolatori che offrivano ai visitatori uno sguardo sulla storia tecnologica dell'Unione Sovietica degli ultimi settant'anni.
Una collezione privata curata da Dmitry Cherepanov, fortunatamente scampato al bombardamento, realizzata nel corso degli ultimi tre lustri. È stato proprio Cherepanov a dare l'annuncio, tramite il suo profilo Facebook, con un post poi rilanciato via Twitter.
"Il museo dei computer non esiste più", scrive Cherepanov, "Tutto ciò che resta della mia collezione di ben 15 anni è solo un frammento di ricordi sulla pagina Facebook, sul sito web e negli archivi radio del museo. Ho perso il mio museo così come ho perso la mia casa, ma sopravviverò".
I bombardamenti russi su Mariupol hanno causato centinaia di morti al giorno, e la città è diventata uno dei simboli di questa guerra. Stando a quanto riportano le autorità ucraine i bombardamenti russi hanno distrutto almeno il 90percento degli edifici cittadini, causando almeno 20mila morti; oltre 140.000 sarebbero i civili costretti ad abbandonare la propria casa a causa dell'assedio mentre moltissimi altri sarebbero ancora bloccati all'interno della città che contava quasi mezzo milione di abitanti.