In rassegna stampa oggi troviamo una lunga intervista di Leggo a un 43enne di Bologna. Lorenzo (dell’uomo si sa solo il nome) si sarebbe rovinato col gioco online, poker in particolare. Caso da seguire, assolutamente, e da non sottovalutare. Il problema, però, è che candidamente il player dichiara di aver perso i soldi su un sito dot com, senza licenza rilasciata regolarmente dall’Agenzia delle dogane e dei Monopoli, e quindi illegale.
Stando vicini al bolognese, che va seguito ed è stato già aiutato dalla famiglia e da chi ha le competenze (molto pochi) per farlo, dobbiamo sottolineare questo passaggio: “All'inizio, vincevo qualche torneo online (Lorenzo ha sempre giocato su siti ".com" illegali in Italia ndr.) e questo mi dava una carica incredibile, ma con il tempo ho iniziato a giocare sempre più su tavoli con somme più alte. Mi sentivo parte di un’élite, di un gruppo esclusivo. La sensazione di dominare ai tavoli mi faceva credere che potessi davvero diventare un professionista. Ma, alla fine, è stato proprio questo che mi ha portato a sprofondare, perché più giocavo, più cercavo la vittoria che non arrivava mai”.
Sappiamo bene che sul poker online "dot it" non avrebbe mai incontrato questo problema o, quanto meno, avrebbe perso somme più contenute. I tornei online hanno un limite di buy-in massimo di 250 euro e le occasioni per spendere questa somma sono settimanali se non mensili.
Anche nel cash game le occasioni per giocare tavoli high stakes sono rare, mentre esistono anche dei limiti da impostare alla registrazione che impediscono di investire tantissime risorse nell’igaming.
Il Texas Hold’em, inoltre, è un gioco basato sulle abilità anche se la bad run può davvero danneggiare la vita di chi, come Lorenzo, insegue il risultato “che non arrivava mai”.
Situazione grave visto che Lorenzo crede “di aver perso circa 200.000 euro. E la cosa peggiore è che non sono mai andato in debito, ma ho fatto delle cose che mi vergogno di ammettere. Ho preso soldi da amici, ho venduto oro e anche la fede di mio padre, una delle cose più dolorose che potessi fare. Ho davvero toccato il fondo. Non solo ho perso soldi, ma ho perso anche me stesso. In un certo senso, il gioco mi ha tolto ogni forma di dignità”.
Il problema ludopatia esiste ed è concreto. E poi si innesca altro che non c’entra col poker: “Ho perso 21.000 euro in una sola notte giocando a blackjack, avevo lasciato il poker perché ci voleva troppo tempo ad ogni partita. Il BJ invece è molto più veloce. Ero nel pieno della dipendenza, ma non mi rendevo conto di quanto stavo distruggendo la mia vita. La mia compagna mi ha lasciato e mi ha messo con le spalle al muro. Mia madre, preoccupata, mi ha detto: 'O vai in comunità o ti caccio di casa’”, scrive Leggo.
L’esperienza in comunità (ne ha frequentate 5) pare sia servita anche se emerge una grande difficoltà, come in tutte le dipendenze, nel trovare un metodo che funzioni. Adesso comunque è “pulito da oltre tre anni. Ho un lavoro e un buon rapporto con mio figlio, che è la mia priorità. Ho imparato a non guardare indietro e a concentrarmi su quello che ho adesso. Mi piacerebbe parlare nelle scuole, perché vedo tanti ragazzi attorno alle slot, sui cellulari, a fare giochi d’azzardo online. Vorrei dirgli che la vita è una sola e che il gioco è una trappola. Non esistono soldi facili e, sebbene ci sia chi vince, la realtà è che per la maggior parte di noi il prezzo è altissimo”.
Parole da ascoltare, sempre. Ma l’esperienza sui siti illegali è altrettanto da sottolineare. Il gioco responsabile esiste e lo dimostra anche questo caso: sui siti legali perdere 200mila euro è sempre possibile ma nel poker ci vuole davvero tanto “impegno” e anche molto tempo.