skin
Menu

Per il Texas Hold'em dal vivo scordiamoci la regolamentazione e c'è chi ha percorso la strada buona

28 marzo 2022 - 17:00

Il peccato originale della regolamentazione del poker live in Italia fu la norma stessa che lo doveva mettere in regola. 

Scritto da Cesare Antonini

 

Dalla diretta del Battle of Malta che promuove il torneo che si giocherà sull'isola dal prossimo 20 aprile fino al 26, abbiamo avuto il piacere di rinncontrare Isidoro Alampi, storica figura del poker live d'Italia e presidente della Figp, la Federazione Italiana Gioco Poker, appunto. E quello che emerge fa crescere un grande rimpianto: "Quella legge finanziaria che sembrava la svolta e che sembrava avesse dovuto regolare il settore del poker live, invece, fu la pietra tombale dello stesso", ha esordito così Alampi. 

E in effetti è andata proprio così. Un regolamento mai arrivato prima per ritardi e poi per imbarazzi per colpa del pessimo retaggio del poker dal vivo e poi per l'arrivo dell'era nera del settore del gioco con i detrattori dell'industria che spadroneggiavano contro giocatori e aziende. 

La situazione è quindi perduta? "I circoli per fortuna sopravvivono ma assumendosi rischi incredibili in alcune parti d'Italia - spiega Alampi - sono in tanti che ancora ci cercano per aprire una sala ma io sono spesso costretto a rovinare gli entusiasmi. In alcune parti del territorio nazionale la magistratura ha dato campo libero riconoscendo il fattore abilità e definendo alcune linee per gestire senza rischi. Ma, in generale, investire in questo settore e sperare in una stabilità e una sicurezza dei soldi stanziati è impossibile". 

Eppure qualcosa pare si fosse mosso qualche tempo fa: "Avevamo riaperto 4 anni fa una strada con il Coni e col presidente Malagò che c'aveva dato una grande apertura per l'Hold'em dal vivo. Poi, però tutti gli scenari sono cambiati e col Covid-19 si è fermato tutto". 

Ma la reale volontà di stare in osservazione e fare un lungo percorso non c'è forse mai stata. 

Quale dovrebbe essere il percorso ideale? "Parliamo e parleremo di Match Poker - spiega Alampi con la collaborazione di Mario Sfameni, altro pezzo da novanta del poker dal vivo - che ha invertito nettamente i processi partendo dal gioco e rendendolo praticamente perfetto per l'approvazione e poi ha iniziato ancor prima di metterlo sul mercato, il processo di approvazione presso la federazione internazionale". 

Insomma, la sensazione che nel Coni non c'è mai stata la volontà di considerare il poker come sport così come lo Stato non ha intenzione di scrivere quel benedetto regolamento o affrontarlo in un altro modo. 
Torneremo sull'argomento ma, dopo tanti anni, realizziamo quello che abbiamo sempre supposto e saputo: sul poker dal vivo Stato e federazioni di vario tipo hanno sempre bluffato avendo però sempre il coltello dalla parte del manico. Poi non venite a parlarci di protezione del giocatore e altri buoni (ma ipocriti) propositi che sentiamo dire da anni. 

 

 

Articoli correlati